domenica 3 febbraio 2013

Gli eredi di Gothian. Capitolo 24. Ellis e Marvin.



Ellis Eclionner arrivò a Caemlyn intorno alla mezzanotte, senza farsi annunciare, per questo fu molto sorpresa di trovare suo nipote Marvin Vorkidian ad attenderla nel parco tra le mura intermedie della città.



Quasi non lo riconobbe. Era vestito di nero e il suo sguardo era diventato duro e cupo.
<<Marvin, come facevi a sapere che io...>>
Lui troncò malamente la frase:
<<Ti avevo ordinato di rimanere a Gothian!>>
Il suo tono era talmente adirato e sdegnato che Ellis ne fu profondamente turbata e ferita:
<<Il potere ti ha dato alla testa. Mi ricordi come ero io negli anni peggiori>>
Marvin rimase impassibile:
<<C'è ancora la legge marziale in vigore. Ti potrei far processare per diserzione, ma per questa volta ti concederò la mia clemenza. Ora dì quel devi dire, e poi sarai esonerata da ogni carica nei miei regni. Potrai tornare da tuo figlio, ma dubito che ti riserverà un'accoglienza migliore della mia>>
Ellis era sconvolta dal cambiamento riscontrato in Marvin.
Allora aveva ragione Marigold! Sta veramente impazzendo...
Improvvisamente sentì una profonda compassione per lui.



<<Marvin, sei in pericolo. Sono venuta a conoscenza di una ampia cospirazione contro di te. Vogliono farti passare per pazzo. Il druido Bendeigind userà ogni suo potere per togliere lucidità alla tua mente>>
Lui osservò gli occhi commossi di Ellis e per la prima volta vide sua zia come una donna fragile e vulnerabile:
<<Ne sono al corrente. So bene quanto siate tutti delusi dalle mie scelte>>
Ellis vide in lui qualcosa che non aveva mai notato prima: la sua somiglianza con Masrek.
Assomiglia così tanto a suo padre. 
Aveva la sua stessa espressione malinconica e rassegnata, come se presagisse eventi luttuosi.
<<Io non sono delusa, sono preoccupata per te! Cosa ti sta succedendo?>>
Marvin dovette lottare contro un istintivo e assurdo desiderio di abbracciarla:
<<Se te lo rivelassi, metterei in pericolo la tua stessa vita>>
Lei scosse il capo:
<<La mia vita? Dopo la morte di tuo padre, la mia vita ha perso ogni valore. Ti prego, Marvin, non mandarmi via>>
A lui parve di aver rivissuto quella scena almeno un milione di volte.
<<Puoi ancora rifarti una vita, Ellis>>
La sua voce era remota, come se parlasse da distanza siderali.
<<In nome di quella parte di Masrek che ancora vive in te, consentimi di restare al tuo fianco, per vivere o morire, a seconda di quello che la sorte ha in serbo per noi>>
Marvin sentiva la catastrofe avvicinarsi verso di loro come una tempesta.Come poteva dirle che la sorte era mutevole per chi poteva vederla, e che implicava scelte assurde e incomprensibili dagli altri per essere evitata. Se fosse stato freddamente razionale avrebbe potuto e dovuto compiere delle scelte radicali. Ma nonostante l'espressione dura e severa del suo volto, sentiva il cuore esplodergli dentro.
<<Un giorno mi odierai per aver ceduto alle tue richieste. Ed io dovrò chiederti perdono per averlo fatto>>
Ellis ebbe per un attimo l'intuizione di ciò che Marvin aveva visto e sentì la stretta morsa gelida che ghermiva il suo cuore.




Era come il tocco di uno spettro, o forse quello della morte. La maledizione di Orazio le risuonò nella memoria: "Et inquietis adsidens praecordiis, pavore somnos auferam" : e pesando sui vostri cuori inquieti, nel terrore vi ruberò il sonno. La traduzione di quei versi si insinuò dalla mente fino al cuore.
Era dunque questo che Marvin aveva visto?
La traduzione del quinto epodo di Orazio pareva riassumere quella vaga intuizione in termini pieni di angoscia. "Vos turba vicatim hinc et hinc saxis petens contundet".
Nei villaggi da ogni parte la folla vi lapiderà... e avvoltoi e lupi sull'Esquilino lapideranno le vostre membra insepolte.
La profondità di quella consapevolezza le si dipinse sul viso, ed incontrò gli occhi gli Marvin.
<<Un giorno verrà la morte e avrà i tuoi occhi>>




Al sentire il richiamo luttuoso dei versi estremi che una lucida angoscia aveva dettato a Pavese nella parte finale della propria vita, Marvin si rese conto che lei aveva visto il rischio che correvano, lo aveva ponderato nel suo cuore, e lo aveva accettato. Una lacrima scese dal volto del giovane mentre le rispondeva con la prosecuzione della stessa poesia:
<<Questa morte che ci accompagna dal mattino a sera, insonne, sorda come un vecchio rimorso.... oh cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla>>

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