domenica 6 ottobre 2013

Gli Arcani Supremi. Capitolo 27. La Luna.



L'ultimo oggetto presente nel primo baule era una carta dei Tarocchi, uno degli Arcani Maggiori, il diciottesimo, la Luna. Nell'immagine la luna aveva un volto di donna ed i suoi raggi illuminavano un paesaggio con due torri e due lupi ululanti, uno bianco e uno nero, e in mezzo, un enorme gambero rosso che emerge da un lago. Questi animali facevano da guardia ad un passaggio, un sentiero tra le due torri, che conduceva verso l'orizzonte.
Il significato era ambiguo.
L'unica cosa certa era che quella carta rappresentasse il Principio Creativo Femminile, presente in tutti gli esseri umani, anche nei maschi.
Perché questo Arcano Maggiore si trova proprio qui. C'è un legame tra esso e la scoperta che la vera madre di Vivien era Wallis, duchessa di Windsor?
Aveva sentito dire che quella carta rappresentava l'infanzia, la maternità, il sonno e il sogno, ma anche il viaggio lungo e tormentato o una difficile conquista della verità.





Quando Robert finalmente decise di andare a dormire, era notte inoltrata. Il suo sonno fu molto profondo e al risveglio non riuscì a ricordare alcun sogno. Erano le prime luci dell'alba di una giornata che sarebbe stata sicuramente piena di nuove scoperte, ma lui non sapeva se quelle scoperte gli sarebbero piaciute. Non era mai stato un amante delle novità. Le res novae richiedevano una capacità di adattamento che Robert non sentiva di avere. Molti lo avevano definito "un uomo d'altri tempi" e sotto molti aspetti avevano ragione. Il progresso portava con sé, assieme ai miglioramenti, anche dei peggioramenti, e a volte non era facile stabilire se nel complesso la situazione fosse migliorata o peggiorata.
Da uomo disincantato, scettico e a volte anche cinico, Robert Oakwood non era certo il tipo che si entusiasmasse facilmente per qualcosa.
Forse altri, di fronte alle esperienze che lui stava vivendo in quei giorni, avrebbero provato un senso di euforia, ma non Robert: lui rimaneva scettico e di fronte a tutte le mirabolanti prove che parevano suggerire che lui fosse predestinato a chissà quali eventi per la salvezza dell'umanità, manteneva un distacco venato di diffidenza, che implicava l'eterna domanda che ogni uomo dovrebbe porsi quando le cose sono troppo belle per essere vere: "Dov'è la fregatura?".






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