venerdì 21 giugno 2013

Stoker (2013). Recensione del film.



Sono convinto che ci si dovrebbe scomodare a recensire un film soltanto quando lo si ritiene un capolavoro e questo è senza dubbio il caso di "Stoker", thriller di straordinaria perfezione, per la regia del sudcoreano Park Chan-wook, la sceneggiatura di Wentworth Miller, l'intepretazione intensa e magistrale di Mia Wasikowska e di Matthew Goode e la partecipazione impeccabile di Nicole Kidman.

File:Stoker (2012) Park Chan-wook.png

L' incipit del film ci offre molti indizi sul mistero che si cela dietro alla famiglia Stoker (un cognome che non è certo scelto a caso, anche se qui non si tratta di vampiri), eppure sono tutti così mimetizzati nel paesaggio della splendida villa e della rigogliosa natura circostante, nei selvaggi boschi della contea di Middleband (il nome è inventato) nel Connecticut, che non gli diamo l'importanza che meritano, anche se alla fine ci torneranno in mente e ci chiederemo come abbiamo fatto a non capire.



Gli indizi ci sono, come dicevo, ma lo spettatore è fin dall'inizio catturato dal preziosismo con cui ogni minimo dettaglio di ogni singolo fotogramma è curato e accompagnato da una Bellezza (sì, in questo caso ci vuole la maiuscola) onnicomprensiva. I colori, i suoni, le parole sono calibrati al millimetro, con una pienezza e una intensità che coinvolge immediatamente a tal punto che ci sembra di essere dentro lo schermo, immersi nelle scene, e di sentirne i profumi e gli aromi, di toccarne la morbidezza, specie quella degli elegantissimi vestiti che la diciottenne India Stoker (Mia Wasikowska) indossa con una classe e una sensualità che la rendono irresistibilmente attraente e carismatica.




La cura maniacale che la protagonista dimostra per il suo aspetto e il suo vestiario di sete e velluti, insieme castigato ed erotico, non è qualcosa di superficiale, anzi, è l'esatto contrario, è quasi una dichiarazione di guerra al mondo intero.
Non sorride, India, e non fa nulla per sembrare simpatica, eppure ci conquista con ogni sguardo, con ogni gesto, con ogni parola.
Non ci meravigliamo se è così seria e strana, perché riteniamo che questo sia il naturale comportamento di una figlia che ha appena perduto l'amato padre, morto in un incidente stradale.



Fin dalla scena del funerale ci rendiamo conto, però, che c'è qualcosa che non va.
La vedova Eve (Nicole Kidman) appare fin dal primo momento come una donna emotivamente instabile, il cui rapporto col defunto marito era ormai inesistente, come del resto appare effimero e infantile anche il rapporto con la figlia India.
Madre e figlia sembrano quasi scambiarsi i ruoli: tanto Eve appare frivola e adolescenziale, quanto India appare profonda e matura, per quanto in modo inquietante.
Ma la stranezza maggiore è la comparsa di Charlie Stoker, fratello minore del defunto Richard, accolto con sorpresa e apprezzamento dalla cognata e con stupore e freddezza dalla nipote, la quale non era mai stata messa al corrente della sua esistenza.



Inizia da quel momento un misterioso menage a trois che però non ha nulla di scontato, perché il desiderio, che pure è evidente fin dal primo incontro, rimane in sospeso, aggiungendo mistero al mistero.
Ci sono tutti gli ingredienti del genere gotico: una situazione apparentemente normale che nasconde qualcosa di terribile, che però non riusciamo a identificare.
Mentre siamo conquistati dal fascino di tutti e tre i protagonisti e dalla loro personalità complessa, non ci accorgiamo quasi degli eventi che pure incominciano a verificarsi con una rapidità che scorre come acqua di un ruscello sulle rocce levigate e sembra non lasciare traccia.
Tutto pare essere leggero e vaporoso, come le gonne e le camicette di India, il cui gusto eccentrico la rende il bersaglio dell'interesse e della crudeltà dei compagni di scuola.



Che sia una fanciulla speciale è chiaro fin dall'inizio: lei stessa, come confessandosi con lo spettatore, dice di avere il dono di percepire e sentire tutto ciò che la circonda in maniera particolare, come se fosse moltiplicata fin quasi al limite della sopportabilità.
Questo è l'unico elemento paranormale della storia, anche se noi ci aspettiamo che questa dote nasconda qualcos'altro, o comunque sia solo l'inizio di un abisso inconfessabile.
La domanda che tiene avvinto lo spettatore fin dal primo istante è: chi tra questi personaggi è segretamente un mostro?
Il montaggio delle scene, con continui flash-back, ci confonde e ci stuzzica, e riesce in ogni momento a regalarci quella Bellezza piena che ci accompagna fino alla fine, anche oltre i titoli di coda.
Siamo dunque "distratti" dagli interrogativi sulla trama e dall'estetismo portato alle estreme capacità di ricercatezza.
Così distratti che quasi non ci rendiamo conto degli eventi e della loro gravità.
Tutto sembra idillico persino quando è evidente che non lo è.



Che fine ha fatto l'anziana governante, che, dopo una accesa discussione con Charlie, sparisce, senza che i membri della famiglia Stoker se ne preoccupino più di tanto?
Quale oscura verità vorrebbe confessare la prozia Gin, l'unica persona della famiglia che sembra davvero al corrente di ciò che non deve essere detto e neppure pensato, riguardo ad eventi tragici avvenuti molti anni prima?



Anche quando il ritmo degli accadimenti diventa sempre più veloce, una parte di noi vorrebbe indugiare nel godimento della sensualità che traspira da ogni scena, specie da quella del pianoforte, trionfo del virtuosismo e della tensione erotica e orgasmica che cerca di esplodere in ogni istante.



Zio e nipote sembrano fatti l'uno per l'altra, tanto che la pulsione dell'incesto viene tesa come un arco che non si decide a scoccare la freccia.
Del resto, se fosse solo una questione di desideri incestuosi, il mistero sarebbe banale, mentre questo film è tutto, tranne che banale o scontato.
L'estrema raffinatezza di gusti dei tre protagonisti contrasta con la mediocrità della gente del borgo, dove India va a scuola e dove è costretta a subire pesanti apprezzamenti e tentativi di violenza.
Eppure la ragazza non ha alcuna caratteristica riconducibile al profilo scontato della vittima innocente.
Scopriamo che India non è solo un'adolescente con gusti troppo raffinati, ma ha anche una attitudine predatoria che, fino alla morte del padre, era stata sublimata nella pratica della caccia.



India sa usare il fucile con la stessa grazia impeccabile con cui suona il pianoforte.
Ricordando le lunghe battute di caccia con suo padre, ci informa che Richard Stoker non praticava quell'hobby per se stesso o per i trofei che adornano il suo studio di ricco architetto, ma lo faceva per lei, per sua figlia.
Non ci viene ovviamente spiegato il perché. Quello lo dovremmo capire da soli, e invece non ci riusciamo, pur avendo un'abbondanza di indizi che diventano prove di sconcertante evidenza.
La domanda essenziale continua però a non trovare una risposta soddisfacente: chi è il vero Malvagio?
A un certo crediamo di poter avere finalmente in mano la risposta, ma gli eventi prendono una piega imprevista.
Si arriva così al colpo di scena, uno di quelli che cambiano completamente la prospettiva, come ne Il sesto senso o in The others, ma qui l'orrore è tutto terreno, completamente mimetizzato dietro la Bellezza.
Il cerchio si stringe attorno alla famiglia Stoker, eppure continuiamo a non capire come possa sciogliersi il nodo che non solo metaforicamente si è venuto a creare.



Uno dei tre protagonisti è di troppo, ma fino all'ultimo non sappiamo quale.
E anche per questa abilità di preservare la risposta per novantanove minuti di puro godimento è proprio ciò che suggella con un finale grandiosamente sbalorditivo un film che si guadagna a pieno titolo l'epiteto di capolavoro.


Post Scriptum

La villa della famiglia Stoker, cioè il set principale del film e la sua location, si trova a Nashville, Tennessee, Usa, in Dunham Springs Road. Allego un link di Google Maps, da dove è possibile vedere tutta la tenuta.

 https://maps.google.it/maps?q=Nashville,+Tennessee,+USA&ie=UTF-8&hq=&hnear=0x8864ec3213eb903d:0x7d3fb9d0a1e9daa0,Nashville,+Tennessee,+Stati+Uniti&gl=it&ei=svbeUeq5DobeOc6SgdgN&ved=0CLABELYD


Merita un rilievo a margine l'attenzione feticistica del regista non solo per il vestiario della protagonista, ma anche, e soprattutto, per le scarpe.
Efficacissimo è il fotogramma che ci mostra India stesa nel suo letto e circondata dalle scarpe che ogni anno suo padre (almeno così sembra all'inizio) le regalava.



Al compimento del diciottesimo compleanno, però, non le vengono più regalate le comode ed eleganti scarpe da passeggio, ma delle raffinatissime e ultra-feticistiche scarpe a punta, pitonate, con il tacco alto.


E' quasi un rito di passaggio dall'adolescenza alla giovinezza, che rivela ad India il suo sempre crescente desiderio di autonomia. Ma è anche il segnale che ella attende da tempo, per compiere il suo destino.




Meravigliosa anche la colonna sonora, in particolare lo splendido remake  di "Summer wine" di Nancy Sinatra e Lee Hazelwood che merita veramente di essere ascoltato

http://www.youtube.com/watch?v=unI2lnHR6RI


(NANCY):
Strawberries cherries and an angel's kiss in spring
My summer wine is really made from all these things

(LEE):
I walked in town on silver spurs that jingled to
A song that I had only sang to just a few
She saw my silver spurs and said lets pass some time
And I will give to you summer wine
Ohh-oh-oh summer wine

(NANCY):
Strawberries cherries and an angel's kiss in spring
My summer wine is really made from all these things
Take off your silver spurs and help me pass the time
And I will give to you summer wine
Ohhh-oh summer wine

(LEE):
My eyes grew heavy and my lips they could not speak
I tried to get up but I couldn't find my feet
She reassured me with an unfamiliar line
And then she gave to me more summer wine
Ohh-oh-oh summer wine

(NANCY):
Strawberries cherries and an angel's kiss in spring
My summer wine is really made from all these things
Take off your silver spurs and help me pass the time
And I will give to you summer wine
Mmm-mm summer wine

(LEE):
When I woke up the sun was shining in my eyes
My silver spurs were gone my head felt twice its size
She took my silver spurs a dollar and a dime
And left me cravin' for more summer wine
Ohh-oh-oh summer wine

(NANCY):
Strawberries cherries and an angel's kiss in spring
My summer wine is really made from all these things
Take off those silver spurs and help me pass the time
And I will give to you my summer wine
Mmm-mm summer wine

(Nancy Sinatra, Lee Hazlewood)