sabato 8 marzo 2014

Gli Slavi, la questione d'Oriente, la guerra di Crimea, le guerre mondiali, la guerra fredda e i conflitti successivi



La mappa qui sopra indica la composizione delle principali lingue e popolazioni slave. Come possiamo vedere tale ripartizione spesso non rispetta i confini nazionali ed è questo che fin dall'Ottocento ha creato quella che gli storici hanno chiamato la "Questione d'Oriente", la quale si è poi riproposta ciclicamente per oltre due secoli, per la contrapposizione tra l'Occidente europeo e gli Slavi, in particolare i Russi, che hanno sempre reclamato il diritto di controllo dell'Europa orientale.
A metà Ottocento vi fu la Guerra di Crimea, che bloccò il progetto dell'Impero Russo di estendersi fino al mediterraneo tramite la progettata conquista dell'ormai decadente Impero Ottomano, che era il "Grande Malato d'Europa".




La Russia fu sconfitta, ma tornò alla carica più volte durante le guerre balcaniche ai primi del Novecento.
La questione d'Oriente è stata all'origine della Prima Guerra Mondiale, esattamente un secolo fa, quando l'indipendentismo serbo, sostenuto dall'Impero Russo, fornì all'Impero Austro-Ungarico e all'Impero Tedesco il pretesto per attaccare le potenze avversarie.
La Russia uscì nuovamente sconfitta, ma risorse in breve tempo nella forma dell'Unione Sovietica, la quale, sotto Stalin, riuscì a vincere la Seconda Guerra Mondiale, estendendo di fatto la sua egemonia su tutta l'Europa Orientale, realizzando quindi le ambizioni dell'Impero zarista.





L'Urss però perse la Guerra Fredda e tra il 1989 e il 1991 perse prima il controllo sull'Europa Orientale e poi si disgregò, in modo tale che la Federazione Russa vide scomparire il suo primato sui territori che avevano fatto parte dell'Unione Sovietica, tra cui l'Ucraina.
Nello stesso 1991 iniziò anche la disgregazione dell'ex Jugoslavia.
Negli anni '90 la stessa Federazione Russa rischiò di disgregarsi, quando le repubbliche del Caucaso, in particolare la Cecenia e il Daghestan, cercarono di rendersi indipendenti.
L'ascesa al potere di Vladimir Putin, nel 1999, vide una progressiva riscossa della Russia, sia dal punto di vista economico che da quello geopolitico.
Putin ha ripristinato il controllo russo sulle repubbliche autonome del Caucaso ed ha creato una serie di alleanze con alcune repubbliche ex sovietiche, tra cui la Bielorussia, l'Armenia e il Kazakistan.
Inoltre ha stabilito alleanze solide con alcuni stati slavi ortodossi come la Serbia.
Nel 2009 la Russia ha garantito l'indipendenza "de facto" dell'Abcasia e dell'Ossezia del Sud dalla Georgia.
L'influenza sull'Ucraina è caduta nel momento in cui una insurrezione dal carattere non ancora chiaro ha provocato la destituzione del presidente filo-russo Yanukovich, in favore di un governo filo-occidentale.
La presenza di una componente russofona nell'est e nel sud dell'Ucraina ha dato origine all'attuale crisi geopolitica. Sulla base di un accordo con l'Ucraina, la flotta russa ha continuato a stazionare presso il porto di Sebastopoli, in Crimea, col permesso di mantenere un contingente militare che poteva estendersi fino a circa 20.000 unità.
Il nuovo governo ucraino, asceso al potere in modo illegittimo, ha mostrato un'aperta ostilità nei confronti della Russia, cercando l'appoggio dell'Unione Europea e degli Stati Uniti.
Il risultato di questa escalation è che, a un secolo esatto di distanza dalla Prima Guerra Mondiale, si è arrivati ad una gravissima tensione geopolitica dalle conseguenze imprevedibili.





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