martedì 1 aprile 2014

Le bassezze dell'Alta Società. Capitolo 18. La situazione si complica.



A pranzo, la contessa Virginia Ozzani di Fossalta si presentò truccata e agghindata in un modo che la faceva assomigliare a Wallis Simpson in tarda età.
<<Prego, accomodatevi entrambi davanti a me. Ho bisogno di vedervi di fronte tutti e due. Ho fatto preparare un po' di tutto, così potrete servirvi in base ai vostri gusti. Io purtroppo dovrò limitarmi ad assaggiare qualcosa in qua e in là, perché la mia malattia non mi consente di spingermi oltre>>
Si sedettero e il pranzo ebbe inizio. Ogni tanto la contessa agitava una piccola campanella e la governante accorreva per servire qualcosa che era stato apprezzato dai commensali.
<<Un tempo questo tavolo faticava a contenere la mia grande famiglia. Ora sono io che fatico a riempirlo, invitando lontani parenti ed amici. Nessuno dei parenti porta più il nobile cognome degli Ozzani. I miei cugini sono i figli nati dai matrimoni delle sorelle di mio padre. Giulia li ha conosciuti e sa che non valgono la corda per impiccarli. Dei vecchi è rimasta in vita solo la signorina De Toschi, ed è incredibile, se consideriamo il suo stile di vita. L'obesità e il fumo non le hanno impedito di arrivare a 85 anni con un aspetto molto simile a quello che aveva da giovane. Temo che finirà per seppellirci tutti>>



Giulia sorrise, ma con freddezza:
<<La Grande Mademoiselle! Non ho mai capito se il suo comportamento fosse genuinamente ridicolo o se fosse solo una copertura per nascondere la sua propensione a dirigere la vita degli altri da dietro le quinte>>
Virginia rispose guardando negli occhi Roberto, che mostrava di conoscere, almeno negli aspetti essenziali, la persona che era oggetto delle loro osservazioni:
<<Diciamo che la cugina Carlotta ha saputo sfruttare a proprio vantaggio la sua naturale tendenza al ridicolo. Quando una persona intelligente non riesce in alcun modo a porre un freno alla propria goffaggine fisica, spesso la utilizza come un'arma per far abbassare le difese agli altri, in modo da carpirne i segreti e le confidenze e da usarli per i suoi fini e ottenere, tramite l'inganno, ciò che la mancanza di fascino le aveva negato>>
Roberto fu colpito dalla capacità della contessa Virginia di esprimere con poche ed efficaci parole dei concetti complessi:
<<E continua ad esercitare ancora questo ruolo di eminenza grigia?>>



<<Sì, certamente. E se dovesse vederti, cosa che prima o poi, inevitabilmente avverrà, puoi stare certo che diventeresti il baricentro delle sue trame, non fosse altro che per il fatto che sei un giovane uomo molto bello, elegante e di grande fascino. Come se fossi stato educato qui, alla Villa. Tu sei una persona che ha la raffinatezza innata, proprio come tua madre>>
Roberto sorrise:
<<La ringrazio. Detto da lei è un complimento che vale almeno il doppio>>
Giulia era in imbarazzo:
<<Virginia, gli aspetti aristocratici di mio figlio non dipendono solo dalle mie presunte doti innate. Immagino che vedendolo di persona tu abbia notato una certa somiglianza con i tratti della famiglia Ozzani>>
Virginia annuì, scambiando con l'amica un'occhiata consapevole:
<<Ma certo, è evidente! Nel momento in cui l'ho visto, tutti i miei dubbi sono caduti. La cugina Carlotta aveva ragione. Dopo la morte di Alessio, mi ha confidato il suo ruolo nell'organizzare il tuo matrimonio di copertura con Sergio Bruni. Non poteva scegliere un finto padre meno adatto per questo giovane, e credo che la scelta sia stata deliberata. Non solo perché Sergio era un amante di Carlotta, e quindi un burattino nelle sue mani, ma anche perché sarebbe stato più credibile per tutti, un giorno, in caso di necessità, far accettare al nostro Roberto il fatto che suo padre era un Ozzani>>
Giulia aveva un'espressione assente, come se qualcosa la preoccupasse.



<<Non so cosa ti abbia riferito la Grande Mademoiselle, o cosa sia emerso da eventuali altre confidenze, ma ti consiglio di lasciare a me il compito di raccontare a mio figlio come sono andate esattamente le cose, perché fino ad ora ho ritenuto opportuno tenerlo lontano dal pericolo che tali rivelazioni portano con sé>>
Roberto apparve meravigliato:
<<Pericolo? Ma poi non eravamo d'accordo sul fatto che Virginia avrebbe potuto raccontare la sua versione dei fatti>>
La contessa, che aveva capito perfettamente a cosa Giulia stesse alludendo, decise di stare al gioco:
<<Immagino che Giulia ritenga che il pericolo derivi dai miei cugini, che già credevano di avere l'eredità in tasca. Ma intendo in ogni caso nominarti mio erede universale, senza bisogno di ricorrere a cose sgradevoli come i test del Dna. Quanto alla versione dei fatti, io posso eventualmente correggere ciò che Giulia può aver male interpretato riguardo al mio ruolo, ma per il resto... beh... è lei la protagonista, per cui credo che l'onere di raccontare questa storia spetti a lei. Tanto il tempo non ci manca>>
Roberto, che era avvocato, colse per la prima volta un elemento di ambiguità, che complicava la situazione:
<<Sono onorato del fatto che lei intenda nominarmi suo erede. Comunque non ho nulla in contrario a sottopormi al test del Dna. Sono più che certo del fatto che mio padre sia Alessio Ozzani. Del resto, basta guardare il suo ritratto: è praticamente la mia fotocopia>> e indicò un quadro davanti a lui.




<<Oh, ma quello non era mio fratello Alessio>>
Roberto capì che il suo sospetto era fondato:
<<Ah sì? E chi era?>>
<<Mio zio. Da giovane. E' morto da tempo, ma credo che Giulia si ricordi di lui. Lo conobbe ad una mia festa di compleanno. Ti ricordi, Giulia, vero?>>
<<Ma certo che mi ricordo! Ci fece anche delle lezioni di equitazione, quell'anno. Un vero incubo!>>
Virginia sorrise:
<<Ah, la colpa fu mia! Tu non volevi, ma io ti obbligai>> e poi si rivolse a Roberto <<Mio zio era molto influente nella banca dove lavorava e... be', faceva pesare molto questo fatto, considerando che era lui che controllava il nostro credito. Per questo cercavamo di essere compiacenti con le sue assurde manie. Una di quelle era la sua fissa per l'equitazione. Ne era ossessionato>>
Roberto fissò intensamente il ritratto di Carlo Ozzani di Fossalta:
<<E questo prode cavaliere non ha avuto figli?>>
Virginia e Giulia si scambiarono un'altra occhiata, poi la contessa rispose:
<<No. Non si è mai sposato. Le sue uniche passioni erano il lavoro e i cavalli. Oltre, naturalmente, alla famiglia Ozzani...>>
<<Naturalmente>> concluse Roberto.

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