domenica 13 aprile 2014

Virginia D. Capitolo 19. La seconda Duchessa di Windsor.




Quel sabato fu la nostra prima serata insieme. 
Virginia era riuscita stupirmi con un look che non mi aspettavo. Si era cambiata d'abito a casa mia, ordinandomi di non guardare, perché voleva sorprendermi e devo dire che ci riuscì.
<<Non so come prenderai quello che sto per dirti, ma sappi che lo ritengo uno dei massimi complimenti per quanto riguarda l'eleganza. Stasera tu sei più elegante persino della Duchessa di Windsor>>
Lei rise e, da brava classicista, mi rispose citando l'incipit di un carme oraziano:
<<Hoc erat in votis! Era nelle mie intenzioni. Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa, nel mio aspetto, che, se accentuato, poteva ricordare Wallis Simpson. In meglio, però!>>
Anche io risi:
<<Decisamente, mia Duchessa. Devo rivolgermi a voi chiamandovi Vostra Grazia? O forse Wallis si faceva chiamare Altezza Reale?>>

<<Credo che la chiamassero Altezza Reale, anche se non fu mai ufficialmente ammessa nella Famiglia. Ma quello che conta è che lei ha ottenuto credo la più grande prova d'amore della storia: il suo uomo a rinunciato a un regno, anzi, a un impero, pur di sposarla. E' un caso unico. Se ci pensi, Edoardo VIII avrebbe potuto avere donne infinitamente più belle, più giovani, di sangue nobile e invece ha scelto lei, una donna non bella, non giovane, non nobile e divorziata due volte. Credo che lei dovrebbe essere un motivo di speranza per tutte le donne che non si sentono né belle, né giovani, e magari sono reduci da storie deludenti. Se sapranno essere eleganti come lo era Wallis, allora potrebbero conquistare il cuore di un re>>



Al riguardo avevo una mia teoria:
<<Se ci pensi, la scelta di Edoardo VIII è spiegabile dal punto di vista psicologico. Sua madre, la regina Mary, era una donna dalla personalità fortissima. I figli di madri del genere finiscono quasi sempre per innamorarsi di donne con lo stesso carattere dominante. Edoardo sposò Wallis e suo fratello Bertie, che poi divenne re, sposò Elizabeth Bowes-Lyon, la rivale di Wallis, l'unica che seppe tenerle testa. Fu Lizzie la vera nemica di Wallis>>
Lei annuì:
<<E' un'analisi interessante. A livello antropologico si potrebbe pensare che in fondo la moglie subentra alla madre nel prendersi cura dell'uomo>>
Io sorrisi:
<<E nel comandarlo a bacchetta!>>
Virginia rispose con un sorriso malizioso:
<<Naturalmente!>>



<<E per sottolineare questo fatto, stasera hai scelto di portare i pantaloni!>>
Lei scosse il capo:
<<Ho scelto i pantaloni a palazzo perché so che ti piacciono. Ogni minimo dettaglio è stato studiato sulla base dei tuoi gusti, che fortunatamente io trovo molto raffinati>>



Non starò a raccontarvi cosa successe quella sera. L'amore felice non è un argomento interessante. 
Ma state tranquilli, questa storia non sarà felice ancora per molto. Un racconto non ha senso se non c'è un'azione complicante. La felicità piena ci può essere soltanto una o al massimo due volte, e deve essere breve, altrimenti il lettore non solo si annoia, ma potrebbe diventare invidioso dei personaggi.
In qualità di narratore-personaggio, io, Luca Bosco, posso garantirvi una cosa: la mia vita ha ben poco di invidiabile, come del resto la maggior parte delle vite, se le persone avessero il coraggio di essere sincere con se stesse e non si prendessero troppo sul serio.
Si può essere sereni, ma la felicità è un'altra cosa. Accade di rado e dura poco.
Ma quella sera, ah quella sera... da sola basterebbe per giustificare tutto il resto!
Ogni cosa, fin nel minimo dettaglio, andò alla perfezione.
Avrei dovuto capire che era proprio quella perfezione il segno che avevamo raggiunto il vertice e da quel momento si poteva solo scendere.
Plaisir d'amour ne dure qu'un moment. Chagrin d'amour dure toute la vie
Però è stato meglio così. Bisogna avere dei bei ricordi.
Meminisse iuvabit, avrebbe detto Virginia, nella sua foga classicista, citando l'Eneide, che era stata l'occasione del nostro incontro e della nostra conoscenza.
Quella sera, però, più che Enea, io ero come Anchise da giovane, quando, unico tra i mortali, poté dividere il letto con la dea Venere.
E Virginia, quella sera, ai miei occhi era pari a una dea.



Tutto perfetto dunque, esattamente come era nei miei desideri.



Una sola cosa mi meravigliò e mi colse completamente alla sprovvista: Virginia, in pieno accordo col suo nome, ma in totale disaccordo con la storia della prima Duchessa di Windsor, era, incredibilmente, ancora vergine.
Com'era possibile?
Una ragazza così vistosamente bella, così piena di desiderio e di determinazione, come poteva essere rimasta vergine fino a 19 anni, in un'epoca come la nostra, in cui la verginità non solo ha perso ogni valore, ma addirittura viene considerata quasi il sinonimo del fallimento esistenziale?
Quella domanda, che non osavo rivolgerle, mi avrebbe perseguitato per molto, moltissimo tempo.
La morale di questo strano capitolo della mia vita è che niente è semplice come può sembrare e non esistono scorciatoie per la felicità.



Starring

Emmy Rossum - Virginia D.

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