martedì 22 aprile 2014

Virginia D. Capitolo 33. L'Anello del Fuoco.



<<Come faremo a trovare i Custodi del Fuoco Segreto?>> chiesi a Virginia.
Lei prese un piccolo portagioie che teneva sempre chiuso e ne trasse fuori un anello d'oro con incastonato un rubino:
<<Questo è il simbolo di coloro che vogliono essere trovati. Ho sentito dire che nel dipartimento di storia delle religioni esiste un Custode di rango segreto, un insospettabile professore e bibliotecario. Se andrai da lui con questo anello, ti prenderà sotto la sua protezione>>
Rimasi sorpreso per il fatto che parlasse solo di me e non di se stessa:
<<Tu non verrai con me?>>
Virginia scosse il capo, con gli occhi lucidi:
<<Lui mi rifiuterebbe. Si accorgerebbe che appartengo alla famiglia D. , la rivale eterna dei Custodi e sospetterebbe di me. Quando questo anello mi fu dato dalla mia madre adottiva, lei mi consigliò di donarlo a colui che amavo, nel momento in cui si fosse trovato in difficoltà per causa mia>>



Poi mi prese la mano destra e mi infilò l'anello al dito:
<<Prendi questo anello, perché le tue fatiche saranno gravi ed in tutte sempre ti sosterrà, proteggendoti dalla stanchezza. Questo è infatti Narya, l'Anello del Fuoco, e chissà che con esso tu non riesca a riaccendere i cuori al valore di un tempo, in un mondo che si raggela>>
Riconobbi la citazione dal romanzo di Tolkien, di cui lei era appassionata, e mi chiesi se veramente questo anello fosse così simile a quello che Cirdan il Timoniere, re degli elfi dei Porti Grigi, aveva donato a Gandalf, quando si accingeva a sfidare le forze del male.
Le volli rispondere con una citazione che fosse nello stesso spirito:
<<Io ti dono me stesso e il mio fuoco, che arde per te e risplende come la luce di Earendil, la nostra stella più amata. Possa essere per te una luce in luoghi oscuri, quando ogni altra luce si spegne>>



Appoggiai la mia fronte sulla sua, secondo l'antichissimo rituale che lei stessa mi aveva descritto.
Si chiamava: "condivisione". Molte delle mie energie mentali confluirono in lei e la fecero stare meglio.
In quel momento i suoi occhi si accesero di desiderio.
Poi furono carezze e furono sorrisi...
Dopo, mi resi conto che in cambio, nella condivisione, lei mi aveva trasferito qualcosa, una specie di conoscenza innata, di capacità di riconoscere situazioni che non avevo mai vissuto.
Non so se sia vero che i vent'anni sono l'età più bella. Non mi è stato concesso di viverli con la spensieratezza necessaria per apprezzarli. Nel momento in cui mi distaccavo per sempre da quel tipo di vita, sapevo che ne avrei sentito il rimpianto.
Lei lo capì, perché ormai la nostra condivisione era completa.
<<Ti mancherà tutto questo: le esperienze che avresti potuto fare, i luoghi che avresti voluto visitare come studente e gli anni... gli anni che non ritorneranno più, se non come riflesso della vita di un altro. Quando il rimpianto di ciò a cui hai rinunciato tenterà di sminuire il nostro amore, ti ricorderai di questa notte e ti sembrerà di essere stato felice>>

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