sabato 5 luglio 2014

Anicia Giuliana, l'ultima esponente della dinastia imperiale teodosiana




Anicia Giuliana (in latino Anicia IulianaCostantinopoli463 – Costantinopoli528) fu l'unica figlia dell'augusto Anicio Olibrio, imperatore dell'Impero Romano d'Occidente nel 472. Giuliana è una delle figure di spicco della vita culturale e religiosa della Costantinopoli di inizio VI secolo, mecenate dell'architettura e della letteratura.

Biografia

La madre di Giuliana era Placidia, figlia dell'augusto Valentiniano III, imperatore di Occidente dal 423 al 455, e di sua moglie l'imperatrice Licinia Eudossia; suo padre era Anicio Olibrio, imperatore d'Occidente nel 472.
Nel 478, l'augusto Zenone, imperatore d'Oriente, propose il suo matrimonio con Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti, per restaurare l'Impero Romano d'Occidente e ottenere così l'aiuto dei patrizi che restavano nell'Italia per una spedizione comandata dal re ostrogota, e incorporare questa provincia governata dal 476 da Odoacre. Giuliana rifiutò questo progetto e sposò ilconsole Flavio Areobindo Dagalaifo Areobindo, dal quale ebbe un figlio, Olibrio, che fu anch'egli console di Costantinopoli nel 491.
Giuliana stessa aspirò a divenire augusta nel 518; il figlio ebbe l'occasione di essere incoronato imperatore d'Oriente come successore di Anastasio I; Flavio Anicio vantava infatti diritti dinastici, giacché era l'ultimo rappresentante delle dinastie di Valentiniano e Teodosio, nonché imparentato con Anastasio per averne sposato la nipote Irene. I desideri di Giuliana vennero frustrati dall'elezione del comandante delle guardie di palazzo, Giustino I.
Giuliana commissionò una basilica dedicata a San Polieucto, che fu la più grande di tutta la cristianità fino alla costruzione di Hagia Sophia. Si trovava nel centro della città di Costantinopoli, a mezzo cammino tra il palazzo imperiale e la basilica dei Santi Apostoli, il mausoleo degli imperatori d'Oriente costruito dall'augusto Costantino I, fondatore della città. Il fregio commemorativo della fondazione specifica che i mosaici dell'atrio erano dedicati alla figura di Costantino e spiega che il proposito di Giuliana nel costruire questo tempio era onorare la fede di questo imperatore e quella del suo avo Teodosio I, i primi imperatori cristiani. L'edificazione di una così splendente basilica era una dimostrazione del suo potere economico e del suo prestigio sociale, come discendente degli antichi imperatori romani, eclissando il tempio dei Santi Sergio e Bacco, edificato vicino al palazzo imperiale da TeodoraGiustiniano I, nipote e successore di Giustino I.
Un altro esempio della sua politica edilizia di tipo religioso fu il tempio dedicato a Santa Maria Theotokos ("madre di Dio"), a Crisospoli, suburbio asiatico di Costantinopoli. Riparò la chiesa di Santa Eufemia, costruita da sua nonna, l'imperatrice Licinia Eudossia, e da suo padre, l'augusto Anicio Olibrio.
Morì a Costantinopoli nel 528. Era parente del filosofo Boezio, anche lui membro della gens Anicia.

Cultura


Anicia raffigurata sul Codex Aniciae Julianae, un manoscritto miniato del512/513
Figura intellettualmente elevata, apparve ritratta nel Codex Aniciae Julianae, la prima versione miniata del Dioscoride, un trattato sulle erbe medicamentose. Questa opera le venne donata dal popolo di Costantinopoli per ringraziarla della costruzione della chiesa dedicata alla Madonna.
Un busto marmóreo, che oggi si trova nel Metropolitan Museum of Art a New York, è stato identificato come il suo ritratto. Rappresenta a una donna patrizia, è del VI secolo e proviene da Costantinopoli. È possibile che si trovasse nell'atrio di San Polieucto, insieme ad un'altra statua la cui testa si trova nel Musée Sait-Raymond di Toulouse e che rappresenterebbe sua madre Placidia.

Bibliografia

  • Carmelo Capizzi, Anicia Giuliana. La committente, Jaka Book, 1997, ISBN 8816435046
  • Carmelo Capizzi, "Anicia Giuliana (462 ca. – 530 ca.): Ricerche sulla sua famiglia e la sua vita", Rivista di studi bizantini e neoellenici, n. 5, 1968, pp. 191–226.
  • John Martindale, The Prosopography of the Later Roman Empire volume 2, 1980, p. 635.

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Licinia Eudossia (latinoLicinia EudoxiaCostantinopoli422 – Costantinopoli493 circa) fu augusta dell'Impero romano d'Occidente, figlia dell'imperatore d'Oriente Teodosio II e moglie dell'imperatore d'Occidente Valentiniano III. Fu lei a chiamare a Roma il re dei Vandali Genserico, causando così il sacco di Roma (455), a seguito del quale venne rapita e portata in Africa.
Licinia Eudossia
Licinia Eudossia
Medaglione di Licinia Eudossia
Augusta dell'Impero romano d'Occidente
In carica29 ottobre 437 – 493 circa
Incoronazione6 agosto 439
Nome completoLicinia Eudoxia
NascitaCostantinopoli, 422
MorteCostantinopoli, 493 circa
Dinastiadinastia teodosiana
PadreTeodosio II
MadreElia Eudocia
Consorte diValentiniano III
Petronio Massimo
FigliEudocia
Placidia

Biografia

Unica figlia dell'imperatore d'oriente Teodosio II e di Elia Eudocia, sposò l'imperatore d'Occidente Valentiniano III a Costantinopoli, il 29 ottobre 437: il matrimonio avrebbe dovuto rafforzare il legame tra le due parti dell'impero. Il 6 agosto 439 fu insignita del titolo di augusta, nello stesso anno, o in quello immediatamente successivo, della nascita a Ravennadella prima figlia Eudocia. Ebbe poi anche una seconda figlia, Placidia, due o tre anni dopo.

Solido coniato a Tessalonica, emesso per la celebrazione del matrimonio di Licinia Eudossia, figlia dell'imperatore d'Oriente Teodosio II (raffigurato insieme agli sposi) con l'imperatore d'OccidenteValentiniano III
Dopo l'assassinio a Roma di Valentiniano III, il 16 marzo 455, scelse come proprio candidato al trono Maggioriano, un generale cui Valentiniano aveva pensato di dare in moglie Eudocia cinque anni prima, ma alla fine venne scelto Petronio Massimo. Massimo, probabile istigatore dell'assassinio di Valentiniano, era stato proclamato imperatore dal Senato, senza essere riconosciuto dall'imperatore d'Oriente Marciano e aveva necessità di consacrare il proprio potere; costrinse allora una riluttante Eudossia a sposarlo, mentre Eudocia venne promessa in sposa al figlio del nuovo imperatore, Palladio. Licinia Eudossia chiese probabilmente aiuto al re dei VandaliGenserico, al cui figlio Unerico era stata precedentemente promessa Eudocia. Genserico si mosse quindi contro Roma: l'imperatore Petronio Massimo venne linciato durante il tentativo di fuggire dalla città e questa fupresa e saccheggiata per quindici giorni.
Licinia Eudossia e le sue figlie Eudocia e Placidia vennero condotte a Cartagine da Genserico, dove più tardi Eudocia sposò Unerico come era stato inizialmente previsto. Solo nel 462 poté far ritorno a Costantinopoli, dove la seconda figlia Placidia sposòAnicio Olibrio, più tardi per breve tempo imperatore d'Occidente nel 472. Licia Eudossia rimase alla corte di Costantinopoli, dove si spense forse intorno al 493.

Interessi religiosi

Eudossia costruì diversi edifici religiosi, sia a Roma che a Costantinopoli. Nel 442 ricevette in dono dalla madre le catene che, secondo il patriarca di Gerusalemme Giovenale, sarebbero state utilizzate per incarcerare san Pietro; Eudossia fondò allora a Roma la basilica di San Pietro in Vincoli per contenere questa reliquia assieme alle catene che, secondo la tradizione, erano state utilizzate nel carcere mamertino per imprigionare lo stesso santo. A Costantinopoli edificò (anni 440/inizi degli anni 450) la chiesa di Santa Eufemia, abbellita dalla figlia Placidia e in seguito restaurata dalla nipote Anicia Giuliana.[1]
Fu in buoni rapporti con Daniele lo Stilita, che ne aveva previsto la liberazione dalla prigionia in Africa: tornata a Costantinopoli offrì allo stilita un posto dove vivere, ma questi rifiutò.

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ James, Liz, Women, Men and Eunuchs: Gender in Byzantium, Routledge, 1997, p. 56, ISBN 0-415-14685-2.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

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