martedì 29 luglio 2014

Gothian. Capitolo 41. Marvin incontra l'Arcidruido.



Nel momento stesso in cui i suoi piedi toccarono il suolo di Floriana, Marvin Vorkidian avvertì un brivido e seppe che si trattava di un presagio.
 Ma fu solo un attimo e si riscosse facilmente. Era molto curioso di visitare quel luogo.
Sapeva che la città di Floriana era sorta come porto fluviale su un’isola del Grande Fiume Amnis. Col tempo, intorno al porto si era sviluppata la città, in un'epoca molto più recente rispetto ad Amnisia, a cui aveva sottratto il primato commerciale e politico.
Ormai Floriana superava Amnisia in grandezza e in ricchezza. Era considerata inoltre, almeno teoricamente, la capitale della Federazione dei Keltar e il suo Duca, Idex d’Estin-Serràt, era stato insignito della carica di Arciduca dei Keltar, che però era solo un titolo onorifico.
Come tutti sapevano, i Keltar non avevano mai più formato, dopo la morte dell’ultimo re, Vorkidex Pendragon, uno stato unitario e andavano fieri delle loro tradizioni di autonomia locale.
Marvin osservava con grande interesse il modo in cui era stato ricavato il porto: l'isola era stata recintata da bianche mura di marmo, mantenendo una forma ovale.
 I moli erano centinaia e ciascuno aveva una decina di banchine per l’attracco delle barche e delle navi di piccolo cabotaggio. Per le navi maggiori c’era un’altra area riservata.
Mentre camminava lungo il molo, il giovane ascoltava le varie conversazioni dei barcaioli e dei mercanti. 



Parlavano una variante del dialetto Keltari, aspra e secca, a volte quasi incomprensibile.
 Fisicamente i Keltar del nord avevano i capelli e gli occhi più chiari, ma erano più massici e corpulenti e la testa appariva quasi rotonda.
A prima vista sembravano innocui, ma la loro fama non era delle migliori.
«Non fidarti di nessuno in questa città, tranne che dell'Arcidruido» gli disse Gwydion «Floriana è un covo di ladri e di impostori, di gente avida che ucciderebbe un fratello pur di avere un centesimo in più»
Marvin sorrise:
«Non credo siano gli unici purtroppo… ma a proposito di centesimi, che valuta usano qui?»
Gwydion pareva poco interessato alle questioni venali, ma era già stato a Floriana più volte:
«In maggioranza il soldo imperiale, quello d’argento con la faccia di Ellis, ma viene accettato anche il denaro alfariano, quello di rame con l’effigie di re Kerelic»
Marvin osservò ancora la scena che aveva di fronte:
 «Non ti sembra che qui la gente sia molto più silenziosa e riservata, rispetto ad Amnisia? Da noi c’è fin troppa cordialità, si conversa anche con gli sconosciuti, si fanno battute, si ride... Qui invece non vedo niente di tutto questo. Guarda, sembrano tutti timorosi di lasciarsi sfuggire una parola di troppo, non parlano se non per dare ordini e indicazioni di lavoro, e sembra che abbiano sempre una gran fretta in tutto quello che fanno, come se non possano perdere neppure un minuto»
Si diceva che più ci si recava a nord, nella pianura amnisiana, e più gli abitanti davano importanza al lavoro e al profitto.
«Il tempo è denaro, amico mio, e qui a Floriana il denaro è sacro: è l’unico dio che questa città abbia mai venerato seriamente»
La decisione di fermarsi più giorni a Floriana era stata comunicata da Ser Yvain de Bors solo la sera precedente all’attracco.



 I soldati e i rematori accolsero con favore la notizia, pensando già di spendersi la loro paga nelle bettole e nei bordelli. I druidi mantennero un composto silenzio, mentre i preti lathearici protestarono vivamente.
In particolare Padre Grizinga face notare che:
 «Quella città è un luogo di depravazione e corruzione morale e materiale. Un covo di pagani, eretici ed apostati. Su quella città il nostro Sommo Sacerdote ha scagliato il suo anatema. Noi non possiamo sporcarci la coscienza entrando in contatto con quel luogo di perdizione…»
Ser Yvain intervenne bruscamente:
«Nessuno vi obbliga a scendere dalla naveSe non volete farvi contaminare da questo “luogo di perdizione”, passerete il vostro tempo sul ponte a pregare e digiunare per la maggior gloria di Eclion»
L’idea non parve entusiasmare i sacerdoti di Lathena, che divennero subito più possibilisti riguardo alla sosta nella città demoniaca.
La permanenza a Floriana era dovuta principalmente alla necessità di fare scorte e di riposarsi in alloggi decenti prima di inoltrarsi nell’aperta campagna, ma Ser Yvain pareva anche intenzionato a raccogliere in giro delle voci riguardanti l’Alleanza di Tupile e l’esercito di re Kerelic, in fuga dopo la ribellione dei fedeli di sua moglie Alyx.
Yvain aveva mandato alcuni suoi uomini a chiedere informazioni al riguardo.
A Marvin sembrava improbabile che i tozzi e taciturni mercanti di Floriana potessero rivelare alcunché, men che meno su questioni delicate come quelle riguardanti il rapimento della principessa Alienor, di cui ormai si erano perse le tracce.
Stavano arrivando al punto in cui il molo si congiungeva con la piazza antistante la Darsena, sulla quale spiccava una imponente statua di re Vokidex, in bronzo ossidato.

File:Statue Vercingetorix Alesia.jpg

L'ultimo Re dei Keltar, che era stato sconfitto da Arexatan Eclionner quando ancora quest'ultimo non era imperatore, ma solo un generale tra i tanti, pareva osservare con disprezzo i discendenti del suo orgoglioso popolo.
L’Arciduca vuole presentare se stesso come il nuovo Vorkidex. A quanto pare anche lui vuole partecipare al grande gioco del potere che si sta svolgendo in questi mesi.
Non a caso Idex non era molto amico di Gallrian di Amnisia, in cui vedeva un pericoloso rivale nella fondazione di un Regno dei Keltar e soprattutto nell’ascesa al trono di tale regno.
Ma siamo sicuri che i Keltar vogliano veramente dei palloni gonfiati come Idex o Gallrian come loro sovrani? Ammesso che accettino anche solo l’idea di avere un sovrano...
Essendo per metà un Keltar, Marvin sentiva di conoscere già la risposta.
Questa gente vuole qualcuno che aiuti veramente il popolo nella vita quotidiana, che gli fornisca le condizioni per poter prosperare nei commerci.
Idex invece pensava solo alla politica, come gli altri Duchi, e i loro giochi di potere interessavano poco alla popolazione.
Speriamo almeno che Idex non ci dia fastidio.
Le leggi dell’ospitalità erano sacre tra i Keltar e Ser Yvain aveva garantito che non ci sarebbero stati problemi di sorta.
Ad attenderli, vicino alla statua, c’era una piccola delegazione di diplomatici e soldati dell’Arciduca, che invitò i nobili, i druidi e i preti a seguirli a Palazzo, mentre i soldati e i rematori sarebbero rimasti in libera uscita.
Yvain si fida, ma io mi sarei portato dietro una scorta.
Dietro alla Darsena e alla statua, c’erano le imponenti mura della città.
Marvin le varcò provando ancora lo stesso brivido che aveva sentito mettendo piede sul porto.
Ebbe persino una brevissima allucinazione, in cui gli parve di vedere un popolo in rivolta che acclamava un predicatore.
E’ colpa del freddo… e anche della debolezza per la scarsità di cibo nelle navi…
Del tutto reale fu invece il fetore che lo travolse al suo ingresso nella città: rispetto ad Amnisia non c’era paragone. Qui i polli e i maiali che si aggiravano tranquilli per le strade, le banchette del mercato che vendevano pesce quasi putrefatto.
E’ tutta qui la tua gloria, Floriana?
Procedettero speditamente lungo la via centrale, verso il nucleo storico e la roccaforte. Qui videro una seconda cerchia di mura e, dietro, le torri delle abitazioni dei ricchi e il castello dell’Arciduca.



Anche varcando la porta interna Marvin sentì il brivido di prima, ma ancora più forte. E una voce interiore gli disse: “Per mille anni e cinquanta generazioni ti abbiamo atteso…
Era come un coro in cui mille voci si univano passando dal lamento al sollievo.
E' come il sogno dell’altro giorno. C’è qualcuno o qualcosa che vuole comunicare con me.
Nella città interna la qualità dell’aria migliorò leggermente, o forse era il suo naso che si stava abituando a quell’odore nauseabondo.
I palazzi dei nobili e dei ricchi erano molto imponenti e sfarzosi.
La Torre dell’arciduca, di costruzione recente e raffinata, stava al centro, poggiando su una sorta di montagnola artificiale.
Quando furono annunciati, le porte si aprirono e la compagnia entrò con compostezza.
Marvin si aspettava altri prodigi, e infatti il brivido alla schiena lo attraversò ancora più forte e la visione questa volta, unita ad una voce diversa, femminile, gli si palesò per un lungo momento nell’anima.
Le allucinazioni ripresero.
Vide la stessa Dama Gialla del sogno, che lo fissava minacciosamente e gli domandava: “Vuoi vivere in eterno? Allora unisciti a me!



La visione era stata così nitida e potente da fargli perdere i sensi.
Doveva essere quasi svenuto, perché si ritrovò tra le braccia del druido Gwydion, che gli disse: 
«Non credo che questo malore sia dovuto solo al freddo o alla debolezza»
Marvin scosse la testa:
 «No, infatti. Ho avuto altre visioni. Di nuovo la Dama Gialla. Ne percepisco la minaccia. E' tempo che qualcuno mi dia delle risposte!»
La sua voce non ammetteva repliche.
«Avrai molto presto la tua risposta» promise Gwidion «Fidati della saggezza dell'Arcidruido, e anche dell’amicizia che ci lega»
Marvin annuì.
Proprio in quel momento arrivò incontro a loro un giovane druido, ansimando per la corsa. Dopo essersi ripreso, chiese:
 «Chi di voi due è Marvin Vorkidian?»
Marvin alzò una mano e il giovane gli porse una busta sigillata, dicendo:
 «Da parte dell’Arcidruido Fingal Omualdus il Saggio».
Poi, dopo un inchino, se ne andò di corsa.
Hanno tutti fretta in questa maledetta città!
Marvin si affrettò ad aprire la busta e a leggere il biglietto.
«A quanto pare eravamo attesi: l'Arcidruido in persona mi invita a raggiungerlo il prima possibile nel Sacro Cortile, per un colloquio della massima importanza»


La carica era vitalizia, ma alla sua morte si riuniva il sacro consiglio dei druidi per eleggerne il successore. Fingal era ormai molto vecchio, e ricopriva la sua carica da più di cinquant'anni. 
Il Sacro Cortile era un enorme parco, interno il Grande Cerchio, l’edificio dove risiedevano i druidi più importanti con i loro novizi, e lo stesso Arcidruido. 


Il Grande Cerchio era anche detto l’Ombelico del Mondo, e la sua sacralità era riconosciuta in tutto il Continente Centrale. Ma il vero tempio, per i druidi, non era tanto l’edificio circolare, quanto l’enorme parco del cortile interno. Solo lì ci si poteva sentire in contatto con gli Dei della natura pur essendo in città.
Il rumore frenetico di Floriana non arrivava al Sacro Cortile.
«Sei ancora del parere che nessuno si interessi di te? » chiese ironicamente Gwydion.
Marvin sorrise:
«Non voglio farlo aspettare. Ci sono delle particolari precauzioni per il cerimoniale?»
«No, Marvin: ai druidi queste sciocchezze non importano»
Mentre si dirigeva, seguendo Gwydion, verso il tempio, Marvin ripensò agli ultimi sogni che aveva fatto. Forse l’Arcidruido gli avrebbe fornito la chiave per interpretare i suoi sogni ricorrenti.
Attraversarono la città, guardando le torri che circondavano quel luogo sacro.
Alcuni novizi lo attendevano al portone principale.


L’interno circolare dell’edificio era sobriamente arredato: dava l’idea di essere molto antico, ma ben conservato.
Passò sotto una volta che collegava l’ingresso esterno con una veranda interna.
Sentì subito un profumo di erbe aromatiche e di terra umida. Il giardino incominciava immediatamente e c’era un sentiero che passava attraverso i prati e gli alberi, fino ad arrivare ad una fonte, al centro, sovrastata da una grandissima vecchia quercia.
Sotto di essa sedeva un vecchio dalla lunga barba bianca.


I druidi che scortavano Marvin gli fecero un leggero inchino, ma quando l'Arcidruido Fingal Omualdus vide il giovane Vorkidian, si inginocchiò davanti a lui:.
«Figlio di Cento Re!» esclamò e poi rivolto al cielo: «Ora lascia, o Signore Belenos, che il tuo  servo Fingal vada in pace, secondo la tua Parola, perché i miei occhi hanno visto la tua Salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria al popolo tuo, i Keltar>>
Si rialzò, appoggiandosi a Marvin e lo guardò con commozione:
<<Ecco il Principe che ci fu Promesso!» 
Marvin aiutò il venerabile sacerdote a rialzarsi, confuso per quella accoglienza così straordinaria.
<<Le vostre parole mi onorano oltre la mia stessa comprensione, vostra Santità>>
L'Arcidruido sorrise:
«Che tu sia benedetto. giovane Vorkidian! Presto tutto ti sarà chiaro. Ma ora osserva questo nostro tempio» disse con commozione «Esso ha come soffitto l’azzurro del cielo e il fuoco del sole, e come pavimento la nuda terra, ed è rallegrato dal vento lieve che accarezza l’erba e le foglie degli alberi, e dalla purezza di questa sorgente. Tutti gli elementi sono qui a testimoniare la presenza degli Dei della Natura»
Poi entrambi si sedettero.
L'Arcidruido parlò ancora:
«Esattamente mille anni fa, proprio in questo luogo, Re Vorkidex e il generale Arexatan, futuro Imperatore dei Lathear, si sfidarono a duello. Erano uomini di grande forza, discendenti dei Signori dell'Universo, e il loro combattimento durò molto a lungo. 

Alla fine però Arexatan prevalse e così fu fondato il suo Impero. Egli piantò la sua spada nel ventre di Vorkidex, il quale prima di morire disse: “Maledico la tua stirpe per cinquanta generazioni! E quando tu tornerai su questa terra, dovrai rimediare a tutti gli errori commessi da te e dalla tua discendenza. Oggi abbiamo combattuto, ma domani noi staremo dalla stessa parte, contro un pericolo più grande»
Marvin annuì:
«Io appartengo alla cinquantesima generazione. Un destino oscuro grava su di me»
L’Arcidruido lo guardò intensamente:
 «Il tuo maestro, Halfgan, fu uno dei miei primi allievi. Nutro grande stima per lui e so che hai ricevuto un'educazione di primo livello, sia dai druidi Keltar-Senia che dai retori di Amnisia. Questo ha aperto la tua mente. E da quel che posso intuire, Halfgan ti ha insegnato bene»
Marvin annuì:
«Egli come un padre per me»
L’Arcidruido socchiuse gli occhi, e parlò con voce bassa e calma:
 «E per me è come un figlio. Lo incaricai io stesso di vegliare su di te per proteggerti ed educarti, dopo che i tuoi genitori scomparvero»
Notando la sorpresa nel volto del ragazzo, il vecchio annuì:
«Conoscevo bene i tuoi. Prima di partire per la missione dalla quale non ritornarono, vennero da me a chiedere consiglio. E si confidarono riguardo alla loro ambasciata»
Marvin sentì il suo cuore battere più veloce.
«Quindi voi, se posso permettermi di chiedere, siete a conoscenza di quali segreti i miei genitori dovevano rivelare?»
Il vecchio sorrise, ma assunse un’aria di rimprovero: «Sei impetuoso, proprio come tuo padre»


Marvin chinò il capo in segno di scusa.
L’Arcidruido chiuse gli occhi e parlò con voce bassa:
 «Masrek e Lilieth vennero da me per confidarmi i loro segreti. Volevano rivelare tutto al capo dell’opposizione di Lathena, il senatore Aralte Velares, principe di Marina Sedovia. Dissi loro che era un’impresa disperata, ma vollero partire comunque»
Era una verità difficile da accettare.
Mi hanno abbandonato per una causa persa in partenza.
L'Arcidruido notò la sua insoddisfazione:
«In verità contavano nella nella protezione di altri personaggi chiave. Ma furono loro a tradire i tuoi, e a porre fine alla loro missione»
Marvin sentiva la rabbia crescere in lui.
«Alcuni nomi li conosco, e tra questi vi è quello di Sephir Eclionner, ma gli altri? Chi sono i traditori? E’ tutta la vita che me lo chiedo! »
L’Arcidruido si fece ancor più serio:
«Tu nutri troppo rancore. C'è troppa rabbia dentro di te, e questo non è un bene. L’odio, l'ira, la sete di vendetta: niente di buono nasce da questi sentimenti. Aveva ragione Halfgan a non volerti rivelare tutta la verità»
Marvin chinò il capo, deluso.
Il vecchio allora sospirò e poi .con voce più bassa e profonda, disse:
 «Il traditore principale fu Gallrian De Bors, Duca di Amnisia. Egli è il referente primario dei Conti di Gothian. Suo figlio Yvain però non sa nulla, lui non è come il padre...»
Marvin sentiva di averlo sempre saputo.
Gallrian è il servo di Marigold e Fenrik... avrei dovuto sospettarlo...


Il vecchio alzò l'indice della mano destra:
«Verrà il tempo della giustizia, ma tu non sei nato per vendicarti, bensì per liberare un popolo e pacificare un continente»
Marvin rabbrividì:
 «Non so se ne sono degno, ma se voi avrete la bontà di aiutarmi e di iniziarmi agli Arcani Supremi, giuro davanti alla Santità Vostra che farò il mio dovere fino all'ultimo respiro»
Il vecchio sorrise:
«E' quello che volevo sentire! Ho grandi progetti per te. Percepisco le tue qualità di chiaroveggenza: devi solo imparare a meditare e a saper interpretare i simboli. Solo allora i tuoi sogni avranno un senso»
Quelle parole furono di sollievo per il giovane:
«Ultimamente i miei sogni sono stati inquietanti»
Il Maestro annuì:
«Alcuni ricordi ancestrali stanno tornando alla luce. Era inevitabile che succedesse. Il Millennio sta per scadere e il Dormiente sta per svegliarsi!»
Marvin si riscosse:
«Questa frase… ho sognato che qualcuno me la diceva…»
L'Arcidruido annuì:
«I tuoi sogni stanno assumendo poteri divinatori. Ma tu non sei ancora in grado di decodificare la loro preveggenza. Non essere impaziente! Non commettere gli errori di tuo padre! Gli Eclionner hanno il potere della chiaroveggenza sul futuro, ma non ne hanno mai fatto un buon uso»
«E i Vorkidian. Anche loro possiedono il Dono?»
Gli occhi chiari del vecchio si illuminarono.



«Sì, in un lontano passato. Ma ora questo passato sta tornando. Le anime dei Grandi Anziani stanno trasmigrando. Tutto il mondo degli spiriti è in fermento, così come quello degli uomini. Viviamo anni difficili, in cui tutti gli equilibri si sfaldano e ogni regola è sovvertita. Questo è il tempo che ci è dato»
Marvin scosse il capo:
«Avrei preferito vivere in un'epoca diversa. In tempi di pace e di stabilità»
L'Arcidruido sorrise:
«E' un pensiero sano, che vale per tutti coloro che subiscono le ingiustizie e le violenze di tempi come questi. Ma non spetta a noi decidere il momento e il luogo in cui venire al mondo. Ci sono altre forze che agiscono nell'Universo, altre potenze di cui ti parlerò quando ti svelerò gli Arcani Supremi. Per adesso ti basti sapere che, anche se non possiamo scegliere quando e dove nascere, possiamo però decidere cosa fare con il tempo che ci è stato concesso!»




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