lunedì 28 aprile 2014

La fiamma di Atar. Capitolo 16. Sunt lacrimae rerum.



La madre di Virginia, la signora Valeria Dracu, si era presentata in clinica soltanto dopo la morte della figlia, per motivi strettamente burocratici. Aveva mostrato una formale cortesia con Luca Bosco, dicendogli:
<<La ringrazio per essere stato vicino a mia figlia fino alla fine. Era suo desiderio che fosse così. Ed era suo desiderio anche il fatto che nessuno della famiglia la venisse a trovare. Come vede, abbiamo rispettato la volontà di Virginia fino all'ultimo>>
Luca non aveva colto nessun dolore nelle sue parole.
<<Io... ho fatto tutto il possibile, ma...>>
La donna lo aveva interrotto:
<<Lo so. Non ha nulla di cui rimproverarsi, anzi, la mia famiglia le è riconoscente. Se dovesse aver bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, non esiti a contattarmi>>
Detto questo gli fornì un elegante biglietto da visita, con vari recapiti.
<<La ringrazio, signora>>
Lei annuì e prima di andarsene gli sussurrò, a voce più bassa:
<<Stia attento alla Fiamma di Atar. Chi le si avvicina troppo finisce per bruciarsi>>



Avrebbe voluto porle delle domande, ma quello non era né il luogo, né il momento.
In seguito era stato tentato più volte di telefonarle, ma era sempre successo qualcosa che gli aveva fatto cambiare idea.
Ora però devo sapere. Devo ascoltare la sua versione della storia.
Cercò il biglietto, si fece coraggio e la chiamò al cellulare.
Lei rispose quasi subito e si mostrò cordiale e tranquilla come se si fossero visti il giorno prima, e invece erano passati degli anni.
<<So che adesso lavora alla biblioteca, dottor Bosco, molto vicino a quella fiamma che scotta>>
La sua voce aveva un tono vagamente canzonatorio.
Luca rabbrividì:
<<Credo che sia venuto il momento di parlarne. Vorrei conoscere il suo punto di vista su tutta la faccenda>>
<<E' una cosa molto ragionevole, dottor Bosco. Incontriamoci in un territorio neutrale, scelga pure lei, possibilmente non troppo vicino alla biblioteca del professor Ferrante>>
Alla fine si incontrarono in un bar un po' fuori mano, senza dare nell'occhio.
<<La ringrazio per aver accettato questo incontro, signora Dracu>>
<<Era il minimo, dopo tutto quello che è successo. In cosa posso esserle utile?>>
<<Ho bisogno di informazioni>>
<<Lo immaginavo. Chieda pure, dottor Bosco. Se posso risponderle, lo farò molto volentieri>>

<<Virginia era una figlia adottiva, vero?>>
<<Sì, certo>>
<<Ma le somiglia molto anche fisicamente. Del resto, noi del Serpente Rosso, ci somigliamo tutti, non è così?>>
Valeria Dracu sorrise:
<<Solo i migliori si somigliano tanto>>
<<E allora perché io non sono stato adottato dalla "famiglia", pur essendo, come lei dice, tra i migliori?>>
La donna inarcò le sopracciglia:
<<Sarò molto sincera e diretta. Lei non sarà mai un Iniziato. Fin dall'inizio ha mostrato una vulnerabilità eccessiva rispetto al contesto. In questi casi preferiamo non interferire>>
<<Quando lei dice "noi" a chi si riferisce? Alla famiglia Dracu o alla Fonte Sacra?>>
Il volto della donna si indurì:
<<Le decisioni della famiglia sono prese dai membri della Fonte, gli Iniziati. Virginia voleva a tutti i costi accedere all'Iniziazione, ma non era pronta. Ha scelto di sottoporsi alla prova troppo presto, per quanto io l'avessi apertamente sconsigliata>>



<<Lei mi ha detto di stare attento alla Fiamma di Atar, ma fino ad ora gli unici a dispensare morte siete stati voi della Fonte Sacra, non è così, signora Dracu?>>
Valeria scosse il capo:
<<No. Nonostante la pessima reputazione di cui godiamo a causa della fantasia di certi romanzieri, non siamo noi i cattivi. Non obblighiamo nessuno a fare cose che non vuol fare>>
Luca rise:
<<Ah ah, certo, voi vi limitate a mescolare i geni e a fare il lavaggio del cervello. Non mi sembrano le condizioni ideali per una libera scelta>>
<<Si sbaglia, dottor Bosco. Noi siamo molto più prudenti e responsabili dei genitori carnali. Loro si affidano totalmente al caso e all'istinto. Noi offriamo il massimo delle potenzialità genetiche e le migliori opportunità formative, ma a volte questo non basta a rendere ragionevole una persona di vent'anni>>
Luca era infuriato:
<<Avreste dovuto impedirle di tentare la prova! Qualunque genitore si sarebbe imposto, di fronte a quel pericolo! Se volevate salvare Virginia, bastava solo essere leggermente più convincenti, e nessuno si sarebbe fatto male!>>



<<Convincenti? Intende dire che avremmo dovuto usare i nostri poteri mentali di condizionamento? E' questa la sua concezione del libero arbitrio, dottor Bosco?>>
Lui sorrise sprezzante:
<<Il libero arbitrio non esiste! Ogni decisione è la somma di una serie di cause che in ultima istanza non dipendono da noi>>
Lei lo fissò con severità:
<<E' questo tipo di convinzione il pericolo della Fiamma di Atar. Il professor Ferrante convince i suoi allievi a non credere nel libero arbitrio e li rende schiavi di un fatalismo di cui è lui stesso a muovere le fila. Vi arruola nel suo esercito in cambio di una ben magra ricompensa. Lei si è venduto, dottor Bosco, e per cosa? Avrebbe potuto chiedergli di salvare Virginia. Ferrante poteva farlo. La Fiamma serve proprio a questo. Lei si è sottomesso ai Custodi del Fuoco senza aver ottenuto niente in cambio>>
Luca passò dall'indignazione alla diffidenza:
<<E ora dovrei cambiare fazione solo perché me lo dice lei?>>
Lo sguardo della donna divenne beffardo:
<<Se avessi voluto usare i miei poteri, dottor Bosco, lei adesso starebbe ballando sui tavoli al cenno della mia mano. Ma non ho bisogno di burattini e nemmeno di reclute. Sono qui solo perché ho un debito nei suoi confronti. Lei è stato gentile con mia figlia... l'ha resa felice... ed io non potevo chiedere di più>> 
In quel momento il ricordo di Virginia aleggiò tra loro con tutta la sua vitalità.



Luca si rese conto che in fondo Virginia aveva scelto, in piena consapevolezza, una vita breve, sì, ma felice in ogni suo istante.
Cercò qualcosa da ribattere, ma poi si accorse che la signora Dracu aveva gli occhi lucidi.
Erano lacrime vere, lacrime di una madre.
Dunque gli Iniziati sono ancora capaci di amare? 
Gli ritornò in mente una frase dell'Eneide che Virginia gli aveva tradotto e spiegato, in un momento di introspezione di cui tutti avevano sottovalutato la portata.
Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt.
Sono le lacrime delle cose, e le cose mortali toccano la mente.
Fu allora che intuì la risposta:
<<Virginia ha scelto la mortalità per preservare la sua natura umana. Non si è fatta salvare perché se avesse superato la prova, avrebbe perso la sua umanità>>
La madre di Virginia annuì.
<<Forse ha insegnato qualcosa a tutti noi. Forse l'immortalità degli Iniziati è peggio della morte. Sinceramente non lo so, ma avevo il dovere di esporre questo mio dubbio. Forse potrà esserle utile, dottor Bosco. Forse lei è ancora in tempo per salvarsi>>

Sean Parker - nodo Windsor - Windsor knot - 3 piece suit tie



Sean Parker (nato a San Francisco nel 1979) è uno dei cofondatori di Facebook, e in precedenza aveva fondato Napster, ma qui non ci interessa tanto la sua professione di imprenditore informatico, quanto piuttosto il look, che in certo senso si distingue da quello dominante tra gli esperti del settore. 
Il personaggio mi ha colpito proprio per la ricercatezza nel vestiario, e in generale nel look, che va in decisa controtendenza rispetto a quello dei colleghi (basti pensare a come veste Zuckeberg).
Poi per carità, critiche se ne possono fare anche a Sean Parker, per esempio il fatto di indulgere troppo alle mode del momento, e quindi la barbetta curata da hipster, la montatura degli occhiali in tartaruga, la skinny tie e certe camicie dal colletto corto, però su un punto ha mostrato di anteporre lo stile alle mode e di essere quindi consapevole dell'eleganza classica, ed è il famoso nodo Windsor alla cravatta.



E non si può negare che gli manchi il senso estetico, considerando la bellezza di sua moglie.



Magari l'abito da sposa di lei è un tantino esagerato, ma con tutti i soldi che hanno se lo potevano permettere.



La coppia mostra sempre una (fin troppa) attenzione al look e ai cambiamenti di immagine













La moglie non è estranea a scelte bizzarre... come questi capelli in stile Daenerys Targaryen!



I cambiamenti di lei sono continui... lui rimane più fedele ad una certa impostazione da "hipster".











Concludo con una foto d'antan che ritrae Parker e Zuckeberg negli anni della loro iniziale collaborazione (e anche gli attori che hanno interpretato i loro ruoli nel film "The Social Network".



#100happydays. La moda del "makes me happy for 100 days in a row".



Forse me ne sono accorto tardi, non essendo un utente di Twitter o di Instagram, ma da un po' di tempo impazza la moda dell'hashtag #100happydays.
Di cosa si tratta?



Noi viviamo tempi in cui le liste delle cose da fare e degli impegni programmati hanno raggiunto livelli insopportabili. La velocità della vita cresce e c'è sempre meno tempo per godersi i momenti in cui ci si trova a vivere. E' il famoso discorso del "carpe diem", cogli l'attimo fuggente.
Questa iniziativa vorrebbe andare nella direzione di effettuare il "carpe diem" e apprezzare il contesto in cui si svolge e il nostro stato d'animo, se quel particolare momento ci dà gioia. Questo comportamento sarebbe alla base della costruzione di una specie di "felicità di lungo periodo" per ogni essere umano.
L'iniziativa in questione parte da un dato secondo cui il 71% della popolazione tenta di completare questa sfida del trovare, per cento giorni consecutivi, almeno una cosa al giorno che rende felici e immortalarla con un'immagine o uno status su un social network.
E' così che io me ne sono accorto, vedendo i post di altre persone che improvvisamente hanno incominciato a dichiararsi felici per un certo motivo o per l'altro. La tal cosa mi fa felice, è la frase ricorrente, ma naturalmente in inglese "makes me happy".
Ma perché si dovrebbe fare una cosa simile?



Ci viene spiegato che la gente che ha completato con successo questa sfida ha mostrato di incominciare a notare ciò che la rende felice ogni giorno e quindi a sentirsi di umore migliore ogni giorno. Mostrano di incominciare a ricevere più complimenti dagli altri, di realizzare quanto sono fortunati di avere la vita che hanno. Diventano più ottimisti e a volte si innamorano durante questa sfida.



Se devo essere sincero a me questa sfida mette un po' di ansia, come tutte le sfide, per cui non saprei dire se il tentare una cosa del genere potrebbe produrre in me effetti positivi. Vedendo poi "quanto sono felici" gli altri che condividono le loro foto gioiose, senza invece condividere le loro sofferenze, mi sembrerebbe che la vita degli altri fosse tutta rose e fiori, mentre la mia avrebbe solo una piccola cosa al giorno che mi rende felice. Uso la prima persona solo come esempio. Io so già quello che mi rende felice e lo faccio, mentre non amo "vantarmi" della mia felicità in pubblico, mi sembra una cosa di cattivo gusto. Voi che ne dite? Ce nessuno tra i miei lettori e le mie lettrici che sta provando questa sfida? Vi trovate bene? Ne avete tratto beneficio?

Il gatto quotidiano