sabato 5 dicembre 2015

Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 23. Edwina e Waldemar



Prima che Waldemar e la sua squadra uscissero dal castello di Alfarian per dare inizio alla missione esplorativa dei dintorni, Edwina lo prese da parte e gli parlo con un tono molto diverso da quello che aveva usato in precedenza.

Edwina:
<<Sono stata il primo essere umano a mettere piede qui, e ci vivo ormai da tempo, eppure per me questo pianeta resterà sempre un mistero>>

Waldemar:
<<Quante volte sei stata fuori dalle mura di Alfarian?>>

Edwina:
<<Un numero sufficiente per confondermi le idee. Non ho appreso niente che tu già non abbia visto nelle premonizioni di cui mi hai parlato.
Fintanto che non ci saranno insediamenti umani, non ho interesse ad espormi.
Il Signore Atar mi ha consigliato di aspettare. Dice che il mio momento non è ancora arrivato. 
A volte mi chiedo se arriverà mai...>>

Waldemar:
<<Arriverà. Il "quando", dipende dall'esito di questa missione e di quelle che seguiranno.
Se ti può consolare, anche per me, nonostante le visioni, questo luogo resta un mistero.
Del resto, fino a un anno fa non sapevo nulla degli Iniziati, degli Immortali, delle Premonizioni, dei Varchi. A volte mi sveglio nel cuore della notte e mi chiedo se non è stato tutto un sogno, o un incubo, eppure eccomi qui... eccoci qui... 
Ma una parte di tutto questo sfuggirà sempre alla nostra comprensione>>

Edwina:
<<Tu almeno hai mantenuto salda la tua integrità morale, nonostante molti abbiano cercato di manipolarti. 
Nei lunghi anni di attesa, ti ho osservato per molto tempo e ho scoperto che abbiamo alcune cose in comune: non ci annoiamo mai e non soffriamo la solitudine, poiché chi si sente solo quando è solo, vuol dire che è in cattiva compagnia.
Aveva ragione chi disse: "L'inferno sono gli altri". E adesso è giunto il tempo di confrontarci con questo inferno e con i suoi demoni.
A volte mi chiedo se la volontà del Signore Atar non sia corrotta dalla sua stessa natura distruttiva. 
Il fuoco è un demone di cui non ci si può fidare. Io stessa non mi sento al sicuro. Atar ha altre figlie, e forse le ama di più. E se io fossi per lui soltanto una pedina sacrificabile?
Tu hai visto qualcosa di spaventoso nel mio futuro, non è così?>>

Waldemar:
<<Alcuni dicono che tutto finirà nel fuoco, altri nel ghiaccio. Io non oso rivolgere lo sguardo così in là. So solo che esiste un luogo che ci terrorizza tutti. I rischi che provengono da quel luogo riguardano ognuno di noi. 
Le probabilità che le forze di Gothian riescano a rovinare il nostro Grande Disegno sono ampie e ogni tentativo di modificarle le renderebbe soltanto più probabili.
E' difficile anche per me accettare questo, specie quando riguarda le persone che amo, eppure ho dovuto resistere alla tentazione di evitare l'inevitabile. Alcune cose non possono essere cambiate.
Le premonizioni servono più che altro a prepararci di fronte alla tempesta che verrà. Per il resto sono solo ombre di fantasmi>>

Edwina:
<<Su che fragili fondamenta abbiamo edificato il nostro Grande Disegno!
Sai cosa mi disse la governante Mapel, quando venne ad Alfarian per la prima volta? 
Guardò l'architettura del castello, scuotendo la testa, e poi mi guardò e si rivolse a me con voce triste: "E' la copia di un edificio della vostra Terra, vero? Ma messo qui non ha senso. 
Questo castello è un luogo senza memoria">>

Waldemar:
<<Ogni edificio lo è, all'inizio. Saremo noi a portare la memoria in questo luogo, e ti assicuro che, qui ad Alfarian, noi tutti pianteremo solide radici>>

Edwina:
<<Le radici di una pianta intossicata. Quale credibilità possiamo avere agli occhi dei nativi, noi che fuggiamo da un pianeta distrutto da noi stessi?
 Per anni ho cercato di stabilire un rapporto di fiducia almeno con le famiglie di chi lavora qui, ma non ci sono riuscita. Lo spirito del luogo non mi ha accettata>>

Waldemar:
<<Non è colpa tua. Fa parte della natura delle cose che il  genius loci sia diffidente. E' compito della mia spedizione mostrare che si sbaglia. Ad ogni modo, apprezzo la tua sincerità, e il fatto di avermi ritenuto degno della tua confidenza. In fondo, è la prima volta che ammetti con qualcuno di avere un punto debole>>

Edwina:
<<Anche i più avvantaggiati hanno una grande quantità di punti deboli. Persino i figli degli Immortali o i Figli di Cento Re. Immagino che avrai già previsto tutte le opposizioni che troverai anche tra la tua gente>>

Waldemar:
<<E' solo sfidando il consenso dei più che si possono fare progressi>>

Edwina:
<<Quindi sei consapevole che ben pochi faranno il tifo per te?>>

Princess Rhaenyra, the Realm’s Delight by Magali Villeneuve:

Waldemar:
<<Nemmeno tu?>>

Edwina:
<<Io non conto. Il tifo che conta è quello della gente comune>>

Waldemar:
<<Hanno bisogno di eroi, ma l'eroe di oggi è il tiranno di domani. Chi conosce la Storia dell'umanità lo sa bene>>

Edwina:
<<La Storia mostra che spesso i tiranni furono idolatrati e creduti eroi anche quando non lo erano>>

Waldemar:
<<La gente ha bisogno di credere in qualcosa di rassicurante, come i cavalieri "senza macchia e senza paura">>

Edwina:
<<Forse la tua amazzone potrebbe essere davvero senza macchia e senza paura>>

Waldemar:
<<Greta Van Garrett? Avrà anche lei i suoi punti deboli, non la conosco abbastanza, ma vedo nel suo futuro grandi battaglie contro i nostri nemici comuni>>

Edwina:
<<E non temi che possa farti ombra?>>

Waldemar:
<<Ognuno di noi fa la sua strada. E anche quando si fa parte di una squadra, ognuno ha il suo ruolo. Se lei è l'Amazzone, io sono il Mago, lo Stregone, il Visionario. In ogni storia che si rispetti ci deve essere anche questo personaggio>>

Edwina:
<<Agli occhi di molti potresti sembrare soltanto un Profeta Disarmato>>

Waldemar:
<<Che gli Immortali proteggano coloro che sperimenteranno la durezza delle mie armi>>

Edwina:
<<E se fossero gli Immortali stessi a tradirti?>>

Waldemar:
<<Qualora ciò dovesse succedere, declino ogni responsabilità riguardo alle reazioni dei miei seguaci. Nessuno sarebbe esente dal rischio della loro vendetta, nemmeno i figli degli Immortali, nemmeno gli Immortali stessi>>

Edwina:
<<Ma tu non hai paura di ciò che potrebbe succedere? Non temi le forze oscure che tormentano le tue visioni?>>

Waldemar:
<<Quando infuria la tempesta, alcuni si nascondono, altri si immobilizzano e restano muti per il terrore, altri ancora si eccitano e sfidano i fulmini, correndo sotto la pioggia, altri infine si librano come aquile sopra le nubi.
Sto cercando, seppur con fatica, di seguire quest'ultima via. Temo la sofferenza, è vero, ma non temo la morte. Soltanto se essa dovesse avvenire in maniera disonorevole, allora la vergogna potrebbe sopravvivermi. Sarei invece ben lieto di tornare in maniera decorosa tra i miei padri, nella cui gloriosa compagnia non dovrei più vergognarmi>>

Edwina gli appoggiò una mano sulla spalla:
<<Ecco che rispunta l'aristocratico. Dici di non essere un guerriero, ma ti aggrappi al ricordo dei tuoi antenati guerrieri>>

Waldemar sorrise e le prese la mano:
<<Gli Antichi Romani veneravano i loro antenati. Le statuette dei Lari e dei Penati adornavano i loro altari e, il ricordo dei Mani s'innalzava fino ai più santi tabernacoli. Quegli uomini religiosissimi crearono l'Impero più glorioso della Storia. E l'Impero durò fino a quando la memoria degli antenati fu rispettata. Deorum Manium iura sancta sunto.
Ma quando Roma tradì la religione dei Padri, anche l'Impero andò perduto.
Io dico: rispetta i tuoi antenati, perché tu sei il frutto di un'infinità di amori.
Senza quelle unioni, siano state esse dettate dal sentimento, dalla passione o dal dovere coniugale, noi non esisteremmo>>



Edwina:
<<Ah, ecco, l'amore. Una cosa che ancora non conosco. Ma in base a ciò che ho potuto osservare dall'esterno, trovo che sia sorprendente come il modello comportamentale dell'amore sia simile a quello della demenza>>

Waldemar:
 <<Una demenza alla quale nemmeno tu potrai sottrarti, quando incontrerai colui che ti è predestinato.
Ciò non toglie che l'amore sia una delle forze che muovono il mondo. E in fondo al cuore ognuno di noi sa che è questo ciò che tiene vivo il genere umano.
Tu sei per metà figlia di un Immortale, ma per l'altra metà sei nata da una donna che appartiene ad una famiglia, i Burke-Roche, con cui io stesso ho stretto vincoli di parentela.
Siamo dunque ormai una sola famiglia.
E chiunque siano i nostri antenati, non possiamo cancellarli dalla nostra memoria genetica, perché ogni nostra singola cellula deriva da loro.
Io credo che una società sia in pericolo quando si perdono i valori della famiglia, della stirpe, della genealogia, della tradizione, della memoria.
Una persona che perde la memoria non è più se stessa. 
La vita non è quella che è accaduta, ma quella che ci ricordiamo e come ce la ricordiamo per raccontarla.
Quei ricordi sono miei, sono tuoi, sono nostri. Sono noi...>>



Edwina:
<<Molto poetico, come sempre! Ma temo che nell'epoca della velocità, ben pochi ti seguiranno lungo il cammino della memoria. 
I più ti accuseranno di non credere nel futuro e nel progresso>>

Waldemar:
<<Se non credessi nel futuro non sarei qui. Solo che io credo in un futuro diverso.
E riguardo al progresso, se ora non ci credo, è soltanto perché un tempo ci ho creduto troppo.
Ma alla fine, ciò che si salva, è anche ciò che verrà tramandato.
E tutto ciò che dovrà sorgere qui, se vorrà sopravvivere, dovrà recuperare il significato della nostra Storia: guai a chi la dimentica, e guai ancora più grandi per chi la ignora, poiché fragili saranno le sue radici e la sua pianta avvizzirà senza germogli>>

Edwina:
<<Proprio come diceva la Profezia. "Egli sarà pronto a correre rischi mortali per le ceneri dei suoi padri e per i suoi Dei Immortali". Lo vedi, quindi, che in fondo, a modo tuo, sei un eroe?>>

Waldemar:
<<Non scherziamo. Io sono qui solo per indicare una strada. 
Gli uomini avranno capi molto migliori di me, anche se difficilmente ne troveranno di più devoti e sinceri>>

Edwina:
<<Ma forse non sono pronti per sentirsi dire la verità>>

Waldemar:
<<Chi mai potrebbe essere pronto per una verità tanto drammatica?>>

Edwina:
<<Non esisono dunque speranze, per la Terra?>>

Waldemar:
<<Poche. E nonostante gli Iniziati stiano facendo il possibile per mantenere la pace e la sicurezza, purtroppo la situazione sta peggiorando più rapidamente del previsto.
Ormai non è più questione di speranza: è solo questione di tempo>>

5 commenti:

  1. Certo che Waldemar è proprio l'ottimismo impersonificato!
    Meno male che queste idee se le tiene per lo più per sè, se no sai come sarebbe andato a picco il morale dei suoi seguaci?^^
    Ed io che pensavo che con l'avventura nel nuovo modo si sarebbe aperto un pò di più all'entusiasmo della novità ed alla speranza di costruire un società milgiore e pacifica!
    Però mi sfugge il motivo per cui Edwina ha voluto parlargli: insomma mi ha dato l'impressione di volerlo valutare per capire con chi avesse a che fare e quali fossero le sue intenzioni, ma poi il discorso si è matenuto su tematiche generali e per lo più filosofiche, mentre poco e niente è uscito fuori rispetto alle sue prospettive rispetto le sue azioni future...
    Riguardo poi tutto quel discorso sugli antenati: un'idea del genere può valere solo per chi nasce da una famiglia per bene con parenti onesti e coraggiosi, ma chi invece nasce da genitori o parenti disonesti e meschini allora che dovrebbe fare? Rassegnarsi a non avere nemmeno una possibilità di valore?
    Secondo me non conta tanto da chi discendiamo e con siamo imparentati, ma chi decidiamo di prendere ad esempio e come decidiamo di agire, la genetica può influire su alcuni tratti del carattere, ma io penso che sia una nostra scelta usare intelligenza e sensibilità per fare di noi stessi chi vogliamo essere, senza bisogno di rendere conto a nessuno di nulla!
    La visione che deriviamo da centinaia di amori passati è certamente molto bella e romantica, ma secondo me almeno la metà dei nostri antenati si sono sposati per dovere o interesse, altro che amore!^^
    Comunque ora il personaggio che pià mi incuriosisice è quello di Greta, non vedo l'ora che entri in azione! :)

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    1. Edwina aveva bisogno di confidarsi con qualcuno che conoscesse il suo futuro: sta incominciando a comprendere che il Grande Disegno è in pericolo e vuole capire quali sono le ragioni del pessimismo di Waldemar.
      Il dialogo non è sceso nei particolari perché Waldemar non ha nessuna intenzione di rivelare i dettagli delle sue premonizioni, proprio per la ragione che tu hai detto e cioè per non abbattere il morale dei suoi seguaci. Lui sa benissimo che la probabilità che le cose vadano male è più alta rispetto a quella che le cose vadano bene, e sa anche il perché, ma evita di dirlo, e preferisce riflettere su alcune tematiche importanti che riguardano i popoli che migrano e cioè il rapporto con le loro radici. La domanda è: i migranti devono conservare le loro radici oppure ricominciare da campo? Io non ho la risposta filosofica, anche se ho idee politiche al riguardo, che mi guardo bene dal manifestare, perché si tratta di un tema troppo delicato, sul quale è bene riflettere, ponendosi queste domande e confrontandole con i dati reali che vediamo nella vita di tutti i giorni.
      Il tema della famiglia è un altro grande elemento di dibattito, in questo periodo e rientra nel discorso delle radici, delle tradizioni, ma anche della genetica.
      Tu poni una domanda importante che riguarda il libero arbitrio: possiamo salvarci anche se abbiamo ereditato un patrimonio genetico tarato e siamo cresciuti in un ambiente difficile? La risposta è certamente sì, possiamo e dobbiamo fare tutto il possibile per salvarci, però a volte è molto difficile. Anche questo tema deriva da ciò che vedo come insegnante: alcuni ragazzi che vengono da famiglie difficili, presentano problemi enormi, e nonostante noi facciamo tutto quello che è umanamente possibile per aiutarli, purtroppo spesso non riusciamo a impedire che loro commettano gli stessi errori dei parenti o della famiglia d'origine o dei fratelli maggiori. Quando insegnavo alle medie, per esempio, c'erano i ragazzi delle famiglie Rom che erano assolutamente refrattari a qualunque tentativo di integrazione sociale e purtroppo già a 10 anni avevano incominciato a rubare. E allora ti rendi conto che l'ambiente dove sei nato incide profondamente.
      Il mio lavoro mi porta tutti i giorni a confrontarmi con il rapporto genitori-figli e mai come adesso questo rapporto incide profondamente sulla sorte dei figli stessi.
      La famiglia contemporanea è molto permissiva e spesso fallisce proprio per questo, ecco perché nei miei scritti torno spesso alla famiglia tradizionale con un rispetto verso i genitori e gli anziani che i nostri ragazzi hanno perduto.
      Poi c'è l'excursus che riguarda l'Impero Romano e che può farci riflettere su come una società tradizionale può creare un impero e nel momento in cui abbandona la tradizione questo impero crolla.
      La civiltà occidentale, l'Europa, l'Impero Statunitense vivono questa fase di forte disorientamento e di innegabile crisi, anche nel confronto con le civiltà emergenti.
      Io credo che il fatto che il capitolo di un romanzo possa permetterci di riflettere su tutte queste cose sia un elemento positivo.
      Mai farsi sopraffare dalla fretta della trama, anche quando si è persone inclini all'azione, più che alla riflessione.
      Greta sarà un personaggio attivo, ma questo non la renderà migliore degli altri, semplicemente sarà la sua caratterizzazione e il suo ruolo, così come ognuno degli altri ha un suo ruolo. Bisogna cercare sempre di ragionare in un'ottica di squadra e imparare a rispettare il ruolo di ciascuno: solo così un gruppo può funzionare bene e possono nascere legami profondi, basati sulla comprensione e sul rispetto reciproco. Ecco, finita la predica del prof. di lettere :-D :-D :-D
      Grazie mille per avermi dato la possibilità di approfondire questi discorsi!
      Nel prossimo capitolo si tornerà sulla Terra per seguire le vicende di Joelle e della sua famiglia ;-)

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    2. P.s. Aggiungo un'ultima cosa. L'entusiasmo non può esistere in un personaggio che conosce il futuro. Tutto, nel bene o nel male, è già stato messo in conto. Si tratta solo di essere molto attenti ai dettagli, perché i rischi provengono anche dal minimo scostamento rispetto ad un determinato percorso. L'entusiasmo è una dote che spetta a chi ha una minore consapevolezza dei rischi che sta correndo, e quindi generalmente lo troviamo nei giovani, oppure negli adulti che hanno una particolare ottica tesa ad esaltare le probabilità di successo e a minimizzare le probabilità di rischio. Oggi va molto di moda questa forma di "motivazione", e in certi casi può essere utile, ma attenzione: molti errori vengono commessi proprio perché si sottovalutano i rischi. L'entusiasmo non sempre è compatibile con la via della saggezza...

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    3. Come sempre le tue motivazioni sono molto valide e provengono chiaramente da un'abitudine alla riflessione rispetto a quello che ti circonda, però permettimi di fare un'ultima considerazione: io credo che le realtà ed i modi di interpretarla siano molteplici, per questo ognuno alla fine ha una propria ottica della vita! :)
      Io ad es, ho sempre avuto modo di frequentare famiglie con genitori e figli molto benesteanti, con lavori di prestigio, tate e insegnanti privati e ti posso assicurare che le persone peggiori e piùmeschine che abbia mai conosciuto sono proprio tra quelle!
      Mentre al contrario le persone più umili che conosco sono tra quelle più oneste rispettabili; e parlo di pastori e contadini, che a vederli sono i tipici soggetti a cui non ti avvicineresti!
      Insomma, alla fine secondo me il contesto sociale ha sicuramente la sua importanza ma fino ad un certo punto, poi sta all'intelligenza ed alla sensibilità della persona decidere come essere, in fondo non viviamo mica in realtà isolate ed i mezzi di informazione sono di facile e libero accesso, sta solo a noi scegliere se sia meglio adattarsi ad un certo tipo di comportamento perchè è più comodo o adottare quello che riteniamo più giusto.
      Un'ultima osservazione: è vero, io sono il tipico esempio di persona che si butta senza star a pensare troppo ai rischi, e certamente molto spesso fermarmi a riflettere un'attimo prima di fare le cose non sarebbe una cattiva idea, però preferirei cento volte correre tutti i rischi del mondo che vivere senza entusiasmo! Sarebbe come perdere la parte più emozionante della vita, no?
      Poi è chiaro ognuno vede le cose a modo suo, per cui quello che per me è emozionante per un'altro può essere fonte di stress e basta, ma in fondo il mondo è bello perchè è vario!:)
      Buona serata!

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    4. Ah ah, ma io sono cresciuto in campagna in mezzo a pastori e contadini e vado molto fiero del fatto che mio nonno fosse un coltivatore diretto, così come anche i miei zii!^^ ;-)
      Quando parlavo di famiglie, non mi riferivo a quelle ricche, che io non conosco nemmeno, né ci tengo a conoscerle: il valore non è chiaramente dato dal denaro, e anzi, purtroppo i ricchi sono spesso viziati e quindi l'influsso della ricchezza finisce per essere negativo. No, il mio discorso riguardava proprio il sentirsi parte di qualcosa di una tradizione, che può essere quella contadina, come quella operaia, o quella di una famiglia di insegnanti, insomma niente di straordinario dal punto di vista economico! Anzi, dirò di più, la famiglia di mia nonna era sì nobile, ma del tutto decaduta... erano più o meno come gli O'Hara alla fine della Guerra di Secessione :-)))
      Mia nonna aveva molto del personaggio di Rossella :-D
      Riguardo all'entusiasmo e alle emozioni anche io li provo ancora, nonostante l'età e la professione^^ :-D :-D :-D
      L'importante è essere anche prudenti, perché ci si può divertire lo stesso senza correre rischi esagerati o senza sfidare troppe leggi della fisica, su questo credo che possiamo essere d'accordo ;-))) :-D :-D :-D
      Mi fa sempre molto piacere scambiare idee con te! *_*

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