venerdì 4 marzo 2016

Idrovie



Recentemente l’Aipo ha stanziato 1 milione di euro, metà di provenienza Ue, per l’ennesimo studio di fattibilità sull’idrovia che servirà a collegare Milano a Cremona. Considerando che il primo di questi studi risale al 1902, e che fino ad ora nulla di simile è stato realizzato, fa ben sperare l’enorme interesse che al parlamento europeo di Bruxelles ha suscitato il progetto. Il tratto Milano-Cremona è di 60 km costeggiando anche Trucazzano, Lodi e Pizzighettone; 7 conche e 60 metri di dislivello. Per le navi merci si è pensato alle classe V Europa lunghe 110 metri e larghe 11,40, con un pescaggio di 2,50-2,80 per 2500-3000 tonnellate di carico (ognuna porterebbe l’equivalente di 70 vagoni ferroviari o di 100 Tir). La spesa complessiva prevista sfiora i 2 miliardi di euro, cifra altissima però sostenuta dalla stessa Ue.
Tuttora sono in molti a pensare che sia impossibile la navigazione fluviale da Milano a Cremona, e ancor più ardo collegarsi da qui a Venezia, passando per Mantova, Fissero-Tartaro-Canalbianco-Porto Levante.
Immancabili le critiche scaturite al solo annuncio del progetto, discusso il mese scorso in un convegno a Viadana e già messo in rete dall’Unioncamere del Veneto. Per Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano-Lodi, “L’idea è come quella del ponte sullo stretto di Messina; se ne discute da più che cento anni e l’unico risultato è stato quello di buttare miliardi di vecchie lire in opere parziali e abbandonate nel tempo”.
Massimiliano Barison, capogruppo di Forza Italia nel consiglio regionale veneto ha presentato una mozione, approvata all’unanimità, che impegna la giunta Zaia ad inserire il tratto polesano dell’idrovia Mantova-Porto Levante, o Fissero-Tartaro-Canalbianco, molto più lungo di quello mantovano, nel Piano Regolatore Portuale.
Intanto il governo Renzi sta riformando le governance dei porti, dimezzandoli e trasformandoli in Distretti Logistici, che comprendono anche i loro retroterra, come l’autostrada d’acqua rodigino-mantovana. I porti marittimi saranno trasformati in piattaforme logistiche con adeguati collegamenti ferroviari, autostradali e canali navigabili; al proposito sono già disponibili 5 miliardi. Riccardo Nencini, vice ministro a Infrastrutture e Trasporti, ha confermato che “il porto italiano su cui si concentreranno i maggiori traffici mediterranei ed europei sarà Venezia” per cui il Fissero-Tartaro-Canalbianco diventerà sempre più strategico.

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