mercoledì 6 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 3. Edelmas, Thyles e Maeris









Davanti alla porta, ad attendere Amasis, c’era un ometto grassoccio, dall’aria effeminata e petulante, dal viso rotondo truccato e dalla parrucca riccioluta color porpora.
Indossava una sontuosa tunica di seta verde e dorata, con decorazioni elaborate, e una mantellina viola, anch’essa di seta, ma imbottita.
Gabaal si inchinò profondamente davanti a lui, e fece segno ad Amasis di fare altrettanto, per quanto il ragazzo fosse stupito che un simile personaggio godesse di tale autorità.
«Che la benedizione della Grande Madre e del Sacro Toro sia con te, giovane apprendista» sentenziò con una vocina stridula l’ometto effeminato «Noi, l’illustre Edelmas, ti diamo il benvenuto nella Casa dei Novizi, che la grazia del re Minosse ci concede di dirigere da molti anni, con la protezione particolare del divino principe Catreus» si schiarì la voce, poi disse seccamente «Alzatevi! Tu Gabaal, puoi tornare ai tuoi alloggi. Ora il ragazzo è di mia esclusiva competenza».
La voce si era fatta aspra e il viso minaccioso.
Amasis capì subito che quell’ometto non era certo da sottovalutare. Salutò Gabaal con una stretta di mano, e il vecchio schiavo gli disse: «Spero di rivederti alla reggia, tra qualche anno! Sii forte, ragazzo!»
Edelmas batté le mani, stizzito, e subito Gabaal se ne andò, mentre accorsero due giovani, di circa sedici anni, e di bell’aspetto, dalla pelle olivastra e dai lunghi capelli neri.
«Questi sono Maeris e Thyles, i capoclasse. Ti illustreranno tutto quello che devi sapere, per ora. Arrivederci, giovane apprendista» e con questo se ne andò verso un piccolo corteo di ometti simili a lui, che lo attendeva nel buio dello stanzone d’ingresso.
Maeris e Thyles subito sogghignarono.
«Scommetto che non avevi mai visto un eunuco in vita tua» disse Maeris, il più basso dei due, quello dall’aria più furba.
«Un… cosa?» fece Amasis disorientato.
«Uno senza le palle, mi capisci?»
«Senza le… Ma perché è senza?»
«Che domanda stupida! Gliele hanno tolte! Tu credi che Catreus lasci i suoi tesorucci in balia di questi fin…»
 «Basta Maeris!» intervenne Thyles: «L’hai già sconvolto abbastanza. Adesso portiamolo nella sua camera… perché sai, Amasis, qui ognuno di noi ha una stanzetta tutta per sé. Siamo schiavi di lusso, noialtri!»
Maeris intervenne di nuovo:
«Sì, ma deve stare attento lo stesso agli eunuchi. Sono subdoli, freddi, intriganti, specialmente quelli del tutto evirati, come Edelmas. Non sono aggressivi, ma consumano le loro vendette con spietatezza impassibile. Insomma, sono più pericolosi proprio perché non hanno il c...>>
Thyles sbuffò:
<<Basta!>>
<<No lasciami finire! Gli eunuchi sono ancora più pericolosi delle donne, proprio perché tra le gambe non hanno niente.
E poi… per dirla tutta… il nobile Catreus non vede di buon occhio che i suoi pupilli dormano assieme, specie a quest’età così piena di… ah… turbamenti… soprattutto quando non c’è una femmina nel raggio di un miglio»
Thyles si spazientì:
«Non metterla subito su questo tono, Maeris… se no gli fai paura… non vedi che occhi sbarrati che ha?»
In effetti Amasis era sempre più spaventato.
Maeris rise: «Oh, due occhioni neri che saranno tanto piaciuti al nobile…»
«Basta!» esclamò Thyles «non devi dire certe cose. Tutte le volte ti diverti a terrorizzare i novizi e ad alludere a cose false e che comunque non sono in grado di capire»

«Sarà meglio che si sbrighi a capire, se vuole fare strada nella Reggia e non essere venduto agli acrobati dell’arena» fece Maeris.
«Sì, ma questo ragazzino non sa nemmeno in che mondo vive. Ha bisogno di tempo per rendersi conto di certe cose» rispose Thyles e poi, rivolto ad Amasis: «Su vieni, e cerca di farti forza da solo, perché qui nessuno ti aiuterà: è una scuola molto competitiva, c’è gente ambiziosa, e i professori sono severi. Ma tu devi solo pensare al risultato finale: se sarai bravo, diventerai uno scriba e magari dignitario di corte del principe Catreus. Ma se fallirai, sarai venduto agli acrobati dell’arena, e finirai infilzato nelle corna di un toro. Dipende tutto dalla tua forza di volontà: qui, in questo posto, chi non si salva da sé, non lo salva nessuno!»

«Farà la fine che faremo noi, se Catreus continua a ignorarci» sbottò Maeris.
Thyles sospirò, accennando a un sorriso:
«Non dare retta a Maeris… gli piace troppo scherzare su cose serie. Se lo sentisse Edelmas lo farebbe fustigare. Certe cose si pensano, ma non si dicono. Presto capirai cosa intendo»
Amasis non era uno sciocco: aveva ascoltato allusioni di un certo tipo fin dal mattino e aveva incominciato a capire il criterio in base al quale il principe Catreus sceglieva i suoi futuri collaboratori, e la cosa non gli piacque affatto.
Avrebbe voluto fuggire, ma dove sarebbe andato? Non aveva nessuno al mondo, sarebbe morto di fame…
No, per il momento doveva soggiacere a questa disciplina.
La sua cameretta era accogliente e profumata: per uno come lui che era abituato a dormire nelle stalle, era un salto di qualità notevole. Ma a quale prezzo!
I due capiclasse lo salutarono, e dissero che per quel giorno avrebbe potuto riposarsi.
«Da domani comincerai le lezioni. E ti dovrai far trovare pronto e rapido a capire!».
Chiusero la porta, e lo lasciarono da solo con le sue paure.

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