lunedì 18 gennaio 2016

Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 29. Il Grande Albero e il mito dell'Yggdrasil



Lo avevano scorto di lontano, col binocolo, prima del tramonto.
A notarlo per prima era stata Greta Van Garret, che presiedeva alle rilevazioni biologiche del territorio e del suo habitat naturale.
<<Guardate quel rilievo laggiù, verso sud-ovest. E' coperto dalla nebbia, ma col binocolo si può notare qualcosa di interessante. Deve avere le dimensioni di una collina, ma non è una collina. Si scorge un restringimento, una specie di agglomerato di tronchi che si attorcigliano tra di loro. Potrebbe essere un insieme di alberi intricati in un unico groviglio, ma secondo me potrebbe anche trattarsi di un unico colossale albero, dell'altezza di almeno cinquecento metri!>>



Il Consigliere Albedo inarcò le sopracciglia color sabbia:
<<Cinquecento metri! Santo cielo, è cinque volte l'altezza di una sequoia!>>

Waldemar osservò a sua volta:
<<Non è una sequoia. Ha una forma molto diversa, a ombrello... e poi quelle specie di tronchi attorcigliati mi ricordano di più le mangrovie della Louisiana>>



Greta continuò ad osservare col binocolo:
<<Trovandosi così a sud e nel fondovalle, potrebbe poggiare su una superficie paludosa, e questo spiegherebbe come mai i tronchi hanno una morfologia simile alla mangrovia, anche se poi il complesso è molto diverso... si tratta di una specie del tutto nuova, come del resto la gran parte di quelle che abbiamo scoperto in questi giorni. Ma questa qui ha qualcosa di unico: si erge al centro di una depressione nebbiosa, e mi pare di scorgere dei baluginii attorno ad essa.
Alcuni sono uccelli, forse aironi giganti, come ne abbiamo già visti volare nel fondovalle, ma altre luci sembrano artificiali>>

Waldemar annuì:
<<Sono d'accordo, e credo anche di sapere per quale motivo siano state messe lì.
Quell'albero è sacro, nella religione del popolo degli Svartalfar e per questa ragione non non ci avvicineremo ad esso: sarebbe un'intollerabile profanazione>>

Greta approvò:
<<Il culto degli alberi è presente in quasi tutte le religioni politeiste, e il simbolo dell'albero è diffuso quasi ovunque>>



Lui la guardò con aria complice, come se lei fosse l'unica in grado di poter capire veramente il senso di ciò che stava per dire:
<<Esatto! In tutte le mitologie della storia umana si riscontra una costante e cioè il Grande Albero della Vita.
Esso simboleggia la continuità tra le radici, cioè la Tradizione (e gli Antenati), il tronco e cioè il Presente e i rami e cioè la Discendenza Futura, la Progenie. 
Questi sono i concetti chiave per comprendere non solo la civiltà nordica, ma tutte le civiltà tradizionali. L'albero cambia le foglie, ma conserva le radici e i rami più importanti, fino a che la ramificazione esterna diventa pressoché uguale a quella sotterranea, ottenendo così il perfetto equilibrio cosmico.



Se ci concentriamo sulla mitologia nordica degli scandinavi e dei sassoni, questo elemento diventa ancora più essenziale.
Sto pensando, in particolare, al mito dell'Yggdrasil, che ci insegna come il Grande Albero sia in realtà un insieme di Varchi verso Altri Mondi.





Asgard era il regno degli dei Asi, Vanheim degli dei Vanu e Alfheim, che è il nome di questo pianeta, era il regno degli Elfi, che in norreno erano chiamati Alfar.

Inoltre c'era un altro portale che conduceva al regno degli Svartalfar e cioè Svartalfheim, che dovrebbe corrispondere al punto dove ci stiamo dirigendo, e cioè la loro capitale, che si trova alla confluenza del fiume Leth (e quindi della valle di Alfarian), nel grande fiume Dhain.

Se la mia ipotesi è corretta, questo grande albero è l'Yggdrasil e il Varco che abbiamo oltrepassato alcuni giorni fa è quello tra Midgard, la nostra Terra, e Alfhei, la Nuova Terra in cui ora ci troviamo.
E forse non siamo i primi uomini ad avere raggiunto questo luogo, forse altri, nei tempi antichi, hanno saputo andare al di là dei Varchi ed evadere in una realtà che fosse diversa da quella in cui vivevano>>

Il Generale Leonenko lo fissò sbalordito:
<<Non siamo i primi? Ne siete sicuro, Milord?>>

Waldemar cercò lo sguardo di Greta, come per valutare la sua reazione:
<<Non ne ho la certezza, in quanto questa ipotesi non rientra nelle mie premonizioni, eppure sono convinto che i Varchi si siano aperti in un periodo che, per la nostra Terra, andava dalla fine dell'Antichità al Medioevo.

E posso rivelarvi anche i luoghi dove si trovavano i Varchi degli Antichi Alberi, che poi vennero chiusi quando quegli alberi furono abbattuti.

Uno si trovava ad Uppsala, in Svezia, dove pare che ci fosse l'Yggdrasil vero e proprio.
Un altro si trovava in Germania, nella regione della Bassa Sassonia, e l'albero in questione era l'Irminsul.
Altri due Varchi si trovavano in Britannia, ad Avalon (l'odierna Glastonbury) e a Stonhenge. 
Forse ve n'era uno in Scozia, dove un tempo sorgeva la chiesa di Rosslyn.
Uno era in Francia, nella Bretagna francese, presso la foresta di Broceliande.
E soltanto in Europa ce n'erano molti altri. 
Ora sono tutti chiusi.
Soltanto io ho il potere di riaprirli.






E credo di sapere anche dove si trovano coloro che hanno attraversato i Varchi in epoche remote.
Se le mie visioni sono esatte, esistono insediamenti umani a sud del fiume Dhain, e sono chiamati Ljosalfar>>

Il Consigliere Albedo era sbalordito:
<<Perché non ce l'avete detto prima, Lord Waldemar?>>

Waldemar rispose con voce impassibile:
<<Perché io stesso stentavo a crederci. Non è corretto diffondere notizie così rilevanti fintanto che non si è verificata una conferma delle proprie visioni>>

Albedo mostrava la tipica impazienza dei membri del Consiglio, che si sentivano tagliati fuori dalle informazioni che per secoli avevano costituito la base del loro potere:
<<Quanto dovremo aspettare prima che tutto ciò che avete saputo tramite le vostre visioni diventi anche una nostra conoscenza?>>

Waldemar sospirò:
<<Non passerà questa stagione finché tutto ciò non sia rivelato. Entro poche settimane saprete tutto e allora rimpiangerete di non aver preferito l'ignoranza, perché credetemi, ciò che io ho visto è per la maggior parte motivo di preoccupazione ed è la ragione per cui io sono così cupo e minaccioso.
Nel futuro c'è la fine di ogni cosa, comprese quelle che amiamo di più.
Meglio l'ignoranza: non c'è garanzia migliore di serenità!>>

Greta gli rivolse uno sguardo interrogativo:
<<Non so cos'abbiate visto, ma so che nel futuro ci saranno anche cose belle, e credo che fareste meglio a concentrarvi su quelle, Lord Waldemar, per il vostro bene e per il bene di tutti>>



Lui parve rasserenarsi, per qualche istante e ricambiò lo sguardo di Greta con un lieve sorriso, come se sapesse qualcosa che riguardava il futuro di lei, qualcosa di bello, di buono e di importante, ma ancora troppo incerto per essere preso in considerazione:
<<Io ci penso sempre, alle cose belle del futuro. 
Ci penso in continuazione, anche se non si direbbe. 
Credetemi, Greta, se vi dico che la prova che mi concentro sempre sulle cose belle, sia del presente che del futuro, sta nel fatto che, nonostante tutto ciò che ho visto, continuo a considerare la vita preferibile alla morte e la sopravvivenza dell'umanità preferibile alla sua estinzione.
C'è qualcosa di buono in noi, nel nostro futuro, ed è in nome di questo che io sto combattendo, e che voi combattete al mio fianco.
E questo nonostante che, facendo un bilancio, la somma dei dolori previsti supera quella delle gioie. Per questo sarebbe meglio non conoscere il futuro. Per non spaventarsi. Per vivere la vita con maggiore fiducia. 
Eppure mentirei se non dicessi che il "dono" della profezia è in realtà una maledizione che non augurerei al mio peggior nemico.
Per questo io cerco di proteggervi da ciò che so.
Ma se voi tutti insistete per conoscere tutto, entro breve io ve lo rivelerò, e non riuscirete a dimenticarvi nessuna singola parola, perché in verità vi dico: il Cielo e la Terra passeranno, ma le mie parole non passeranno>>