mercoledì 17 febbraio 2016

Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 35. Gli Alfar



<<Generale Leonenko>> disse Waldemar <<Gli Alfar ci attaccheranno tra meno di quattro minuti, con lance e frecce avvelenate. Date ordine ai vostri uomini di fermarsi e disporsi in assetto difensivo a falange: che sollevino gli scudi, chiudano i caschi. Sarà sufficiente a respingere le frecce e le lance.
Come difesa consento solo l'utilizzo di fumogeni e lacrimogeni.
Non rispondete alle provocazioni: nel giro di breve tempo, io e gli altri ufficiali risolveremo questa situazione in maniera rapida e sicura, secondo le mie previsioni>>

Poi si rivolse a Greta, a bassa voce, con parole di confidenza:
<<Affido a te la mia protezione, mentre cercherò di evocare la forza di Atar, tu respingerai ogni attacco contro di me. Non voglio però spargimenti di sangue: se proprio dovrai colpire, usa soltanto gli storditori taser. 
In ogni caso entro breve non ci sarà bisogno di armi. 
Quando sarò pronto, un potere divino interverrà e mostrerà chiaramente agli Alfar che il loro stesso Signore Atar ha scelto me quale Messaggero degli Dei>>

Greta gli rivolse uno sguardo determinato:
<<Non ti preoccupare, capo: lì tengo a bada io! 
Ora va'... questo è il tuo momento...
Metti da parte i dubbi e le paure, diventa ciò per cui sei nato!>>



Waldemar annuì.
Le sue percezioni si stavano ampliando e perfezionando.
Per tutta la vita, aveva ricevuto in dono cose di valore, senza chiederle: amore, poteri, armi, vite, mondi, segreti. Eppure per molto tempo gli era sfuggito il senso complessivo di quell'insieme di doni, ma in quel momento tutto gli divenne improvvisamente chiaro.

Ogni singolo evento della sua vita assumeva un significato profondo per il fatto stesso di aver costituito una premessa indispensabile al suo essere lì,
Tutto acquisiva un senso.
Resistente sono diventato, grazie all'Acqua della Vita. Adesso diventerò ancora più potente. E' l'andare delle cose, e la fase successiva, quella a cui mi sono preparato per una vita intera, senza nemmeno saperlo.
Un'energia profonda lo pervadeva.
E improvvisamente tutte la forza che era dentro di lui divenne evidente ai suoi sensi e ai suoi pensieri:
lui era vivo, era giovane, era forte ed era il Principe promesso dalle Profezie!

Quelli erano gli istanti cruciali.
Sentì il tossicchiare nervoso del consigliere Albedo, preoccupato per la sua sicurezza.
"Solo lacrimogeni?" si era lamentato Albedo "Per gli Dei, Milord! Voi ci fate correre un rischio eccessivo!"
Non era quello il momento della paura.
No, questo è il momento dei miracoli!

Lentamente, come si confaceva al Profeta, al Messaggero degli Dei, al Fondatore delle Stirpi Imperiali e Regali, lord Roman Waldemar, Grande Maestro dell'Ordine degli Inziati gli Arcani Supremi, si preparò a compiere il Miracolo che avrebbe cambiato per sempre il volto della Storia.

Waldemar sollevò le mani e sentì una forza sprigionarsi da esse, traendo vigore dall'Anello del Fuoco che Jennifer gli aveva donato, in qualità di Vergine Vestale.



Percepiva la presenza degli Alfar, poteva persino vederli.
Sono bellissimi, creature luminose, piene di vigore e di gioia di vivere. E credono nel Signore Atar, Dio del Fuoco, con lo stesso ardore con cui ci credo io stesso.
Stimò che ci fossero centinaia, forse migliaia di Alfar, in attesa nei boschi.
Il loro silenzio era carico di aspettativa, i loro capelli color platino o argento erano pura luce, i loro occhi azzurri o viola avevano screziature ardenti.
E' il momento!

Proprio mentre gli Alfar scagliavano le prime frecce, la Luce divampava da tutte le cellule del corpo di Waldemar, irradiandosi intorno a lui, mentre un campo energetico creava una cupola al di sopra di tutti gli uomini della spedizione.

E venne l'istante della Verità.
Tutte le cose più importanti, tra cui i rapporti di forza tra gli Umani e gli Alfar, si stavano decidendo in quel preciso istante.
Le frecce e le lance furono tutte abbattute per un tempo che durò a lungo, fino a quando gli Alfar rimasero con le sole spade, ma ormai consapevoli che davanti a loro non vi era un aggressore o un usurpatore, ma il Profeta che Era stato Promesso, Colui che avrebbe condotto le schiere degli Alfar alla vittoria contro le forze di Gothian.




Stava salvando l'umanità?
O forse, a modo suo, nonostante il proprio pessimismo, aveva incominciato molto tempo prima, e senza rendersene conto, a dare il proprio contributo a questa salvezza.

Ricordò una frase che aveva letto da qualche parte, molto tempo prima. Forse era una poesia di Borges, ma lui se la ricordava in modo diverso.
Chi preferisce il dubbio alle certezze, chi cerca di capire senza giudicare, chi sa mettersi nei panni degli altri, chi ascolta con attenzione le testimonianze di vita vissuta, chi sa che l'eroismo è anche nell'ordinaria amministrazione, chi legge, chi scrive, chi crea qualcosa di bello, chi lo diffonde, chi è gentile perché sa che ognuno porta la sua croce, chi rispetta le idee degli altri e chiede agli altri di rispettare le proprie, chi ha il coraggio di sostenere una tesi anche quando tutti la pensano diversamente, chi sa coniugare la pietà con il rispetto delle regole, chi sa mettere da parte l'orgoglio, ma mai la dignità, chi crede che la libertà di ciascuno finisca là dove inizia quella degli altri e viceversa, chi sa che il giusto e lo sbagliato non sono mai tutti da una parte, chi conosce i propri limiti e sa quando è il momento di fermarsi, chi si impegna in ciò che sa far bene: 
tutti costoro, senza saperlo, stanno salvando il mondo.

Percepì un cambiamento di consapevolezza nelle forze degli Alfar, nei guerrieri della casta Drow e Svart,

La loro magia, contro di lui, non funzionava.

Molti di loro gettarono a terra le spade.
Altri addirittura caddero in ginocchio, recitando la formula: "Benedetti siano il Fuoco e la sua Fiamma, possa il loro passaggio purificare il mondo"

Così era stato previsto nelle sue visioni.
Mentre tutto questo accadeva, Waldemar continuava a tenere le braccia sollevate, benedicendo la folla degli Alfar, e nello stesso tempo imponendo, almeno moralmente, la propria Supremazia.

Colse le voci tra i Sacerdoti di Atar:
<<Il Prescelto giunge tra noi per estirpare gli indolenti e per condurci alla vittoria contro le Bestie di Gothian!>>



Quando finalmente riabbassò le braccia, erano passati meno di tre minuti, eppure la situazione si era completamente capovolta a vantaggio degli Uomini.
Poi, con una voce tonante che sorprese lui stesso per primo, esclamò, nella loro lingua così armoniosa e nello stesso tempo potente:
<<Ora fatevi avanti, nobili Alfar, prediletti di Atar e legittimi signori di queste sacre terre di Alfheim.
Io sono giunto tra voi come Messaggero, non come invasore. Sono qui come alleato, non come oppressore.
 Non sono giunto per abolire la Legge e la Tradizione, ma per portarle a compimento!>>

A questo invito, i condottieri degli Alfar si avvicinarono.
Uno di loro, dall'aspetto principesco, si presentò:
<<Il mio nome è Garstil, Capitano degli Arcieri dei Ljosalfar, gli Alfar Chiari>>
Alto era, e bello e di gentile aspetto.

Eonwe:

Waldemar allora rispose:
<<Il mio nome è Waldemar, e giungo a voi da un altro mondo, al mutare della marea>>

Garstil osservò Waldemar con ammirazione e poi parlò solennemente:

<<E' stato detto, un Uomo verrà. 
Una Voce di un Altro Mondo. 
Egli avrà la Forza di Mille Tempeste 
Potrà andare dove noi non osiamo
ma lieta non sarà la sua venuta:
egli non porterà la Pace, ma la Spada >>

Waldemar fu percorso da un brivido, che non era di paura, ma di euforia, di fronte alla vertigine del potere. Era qualcosa che bisognava riuscire a dominare. L'avrebbe imparato. Anche quello faceva parte dell'andare delle cose.
Fissò Garstil con franchezza e rispose:
<<Quella Profezia dice il vero, poiché ciò che accadrà fu deciso dai Signori degli Elementi, quando siglarono il Primo Patto. 
Tu ben sai che anche il potere degli Immortali ha un limite: una volta compiuto un Giuramento, essi vi sono vincolati fintanto che tutto non sarà compiuto.
Atar, Belenos ed Eclion decisero il futuro di questa terra. Gothar non partecipò al giuramento e anche quando promise di mantenere la sua influenza entro i gelidi confini dell'artide, lo fece, come è suo costume, in modo ambiguo, tale per cui alcune delle sue creature si sono infiltrate tra voi e trovano alleati tra gli Svartalfar e i Drow, gli Alfar scuri e guerrieri.
Io porto la Spada, è vero, ma la porto contro Gothian, non contro di voi. 
Avete ben visto: rispettiamo tutto ciò che vi è caro e sacro, e nulla faremo senza un accordo.
Se la mia parola non ti basta, tieni a mente che io sono vincolato al giuramento di Atar, che è anche il vostro Signore e Protettore>>

Waldemar tese le mani verso Garstil, il quale intrecciò le proprie e le tese in avanti.
Era l'antico gesto con cui il vassallo si affidava al signore feudale, ricevendone in cambio il beneficium.

Waldemar coprì, con entrambe le sue mani, quelle intrecciate di lui.
Garstil mormorò:
<<E' stato detto: "Conoscerà le vostre usanze come se fosse cresciuto tra voi">>

E Waldemar completò:
<<"E condividerà con voi il vostro sogno più prezioso">>

Garstil allora lo fissò con i suoi occhi chiari:
<<Siete in grado di sconfiggere le Bestie di Gothian?>>

Waldemar annuì:
<<Insieme, noi e voi, potremo riuscirci. Ora, ti prego, nobile Garstil, di scortarci fino ad Alfheim, poiché da molto tempo desideriamo ammirare la meravigliosa città degli Alfar!>>