martedì 28 febbraio 2017

La battaglia dell'Eufrate: Turchia, Siria, Rojava Kurdistan e Isis

Western al-Bab offensive (2016) (within Northern Syria).svg

L'operazione Scudo dell'Eufrate, ordinata dal "Sultano" turco Erdogan a partire dalla scorsa estate, ha dato inizio ad una trasformazione della guerra in Siria: non si tratta più di una guerra interna al paese, ma di un conflitto internazionale tra due stati sovrani, la Siria (in rosso nella cartina sono indicati i territori controllati dal presidente siriano Assad) e la Turchia (in verde scuro sono indicati i territori conquistati dai turchi), e due stati non riconosciuti dalla comunità internazionale e molto diversi (direi quasi opposti) tra loro e cioè il Rojava Kurdistan (cioè la regione curda interna al territorio siriano, indicata in giallo nella cartina) e l'Isis, il califfato islamico, che finalmente incomincia a dare evidenti segni di cedimento.
Lo scopo dell'intervento turco è molteplice: impedire la formazione di un territorio curdo unitario lungo tutto il confine meridionale della Turchia; bloccare la riscossa dell'esercito regolare siriano di Assad, galvanizzato dalla vittoria nella battaglia di Aleppo e dalla riconquista di gran parte del territorio nazionale; soccorrere gli alleati islamisti dell' "emirato" di Idlib e tutte le forze delle varie sigle islamiche che da anni cercano di rovesciare il governo siriano; acquisire un posto di primo piano nel futuro "tavolo della pace".
L'avanzata di Erdogan è stata piuttosto lenta. Dopo mesi di combattimenti i Turchi e i loro alleati islamisti sunniti hanno conquistato la città di Al-Bab, controllata dai miliziani dell'Isis in fuga.
Al-Bab  era assediata da est e da ovest dai Curdi e da sud dai Siriani.
La conquista della città da parte della Turchia ha provocato l'immediata contromossa dell'esercito della Siria, che ha schierato le proprie truppe lungo la linea che collega la zona di Aleppo al territorio del Rojava Kurdistan.
Nel pomeriggio del 27 febbraio 2017, i Turchi e i Siriani si sono trovati finalmente faccia a faccia su un fronte militare lungo una cinquantina di chilometri.



Il 28 febbraio Erdogan ha dichiarato che il prossimo obiettivo dell'operazione Scudo dell'Eurfrate sarà la conquista di Mambji, attualmente sotto il controllo dei Curdi del Rojava.
Continua dunque, fuori dei confini della Turchia, l'ossessione turca contro i Curdi.
Bisogna però distinguere tra l'ala estremista del Pkk, il partito curdo dei lavoratori all'interno della Turchia, e il governo democratico dell'Ypd, il partito popolare dei Curdi del Rojava.
Le truppe turche hanno sferrato il primo attacco, insieme ai gruppi islamisti, nel villaggio di Kreidiyeh, mostrando quindi che una delle direttrici dell'offensiva per la conquista di Manbji sarà sferrata da sud-ovest.



Questo attacco può pregiudicare le operazioni militari contro l'Isis.
Sono proprio i Curdi dell'Ypd coloro che in questo momento, in Siria, stanno combattendo in prima linea, a est dell'Eufrate, contro il cuore centrale dell'Isis, in particolare la capitale Raqqa.
L'operazione condotta dai Curdi contro l'Isis è appoggiata dai paesi occidentali e, seppure in via temporanea e tattica, anche dallo stesso presidente siriano Assad, specialmente per quel che riguarda l'operazione che potrebbe portare a togliere l'assedio dell'Isis dalla roccaforte siriana di Deir ez Zor, che resiste da anni.

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