martedì 9 maggio 2017

La Funzione Trascendente in Jung

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Nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung, sta ad indicare una funzione, ed anche un processo, attraverso cui si realizzano trasformazioni della personalità nel percorso di analisi ed in particolare grazie alla tecnica dell'"Immaginazione Attiva". Quando l'Io viene a contatto con tendenze inconsce, opposte all'atteggiamento cosciente, e le riconosce come proprie, senza poter propendere per l'una o l'altra perché le ritiene entrambe necessarie per sé, viene a crearsi una tensione. Sarà questa tensione ad attivare quel processo psichico naturale che tende alla ricerca di un nuovo equilibrio, che culminerà nella creazione di un "Tertium". Ne risulterà un nuovo atteggiamento psichico che trascende, appunto, il conflitto iniziale.
Sotto il concetto di funzione trascendente, Jung non ha implicito niente di misterioso o metafisico, ma intendeva una funzione psicologica paragonabile con lo stesso nome delle funzioni trascendentici in matematica, cioè i numeri irrazionali. Funzione trascendente psicologica nasce da una sintesi di conscio e inconscio. In senso terapeutico rende il nucleo del metodo sintetico (metodo costruttivo) di Jung, dove si cercano gli sforzi del paziente attraverso la partecipazione sul recupero e sviluppo. Una divisione essenziale ha creato la lotta interna tra tesi e antitesi, la quale, con la sintesi, viene distrutta. Funzione trascendente non è una funzione di base, ma è una funzione complessa.

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 La funzione trascendente è capace di superare le opposizioni di cui la psiche è costituita proprio mediante la produzione di simboli. Essa opera affinché vi sia 'individuazione', processo sintetico che coinvolge gli opposti che costituiscono l'uomo, nel quale egli si riconosce nella sua autonomia dagli stereotipi culturali. L'adattamento trova la sua prosecuzione in questo processo, diviso in una fase di distinzione degli opposti, da cui si fa un "passo indietro", e in una di integrazione.
Il conflitto tra Freud e Jung crebbe al quarto congresso dell'Associazione Psicoanalitica, svoltosi a Monaco nell'agosto del 1913 contro le posizioni psicoanalitiche espresse da Janet durante la sessione dedicata alla psicoanalisi. Nell'ottobre successivo si ebbe la rottura ufficiale, e Jung si dimise dalla carica di direttore dello "Jahrbuch". Ad aprile 1914 si dimise da presidente dell'Associazione e uscì definitivamente dal movimento psicoanalitico.
La psicoanalisi, creatura i cui meriti di gestazione erano ascritti al solo Freud, per la cui nascita aveva pagato con l'isolamento e l'ostracismo da parte del mondo accademico, nuova via della conoscenza, per Jung era divenuta più importante dello stesso padre che l'aveva generata. Era nata dal lavoro di Freud e adesso si trattava di farla crescere.
L'aspetto che più li differenziava era la concezione dell'inconscio. Per Freud l'inconscio alla nascita era vuoto e durante la vita si riempiva di quanto per la coscienza era "inutile" o dannoso per l'Io:(rimozione). Invece per Jung la coscienza nasceva dall'inconscio, che aveva quindi già una sua autonomia. Inoltre, per Jung, la psicoanalisi di Freud teneva poco conto della persona nel suo contesto vitale. Invece Jung, che dava importanza alla persona e al suo contesto, fondò la "psicologia analitica", che voleva essere uno strumento per guarire da patologie psichiche e una concezione del mondo, o meglio, uno strumento per adattare la propria anima alla vita e coglierne le potenzialità di espressione e specificità individuale. Chiamò questo percorso "individuazione".
Al concetto di individuazione si lega la nozione di archetipo. Jung ipotizza che alla trasformazione della libido e ai suoi simboli sia sottesa una pluralità di "immagini primordiali", collettiva e immutabile, intese come una sorta di kantiane "forme a priori" che concorrono, come serbatoio originario dell'immaginazione, alla formazione dei simboli. La funzione trascendente proietta l'individuo fuori di sé, sul piano d'un pensiero inconscio collettivo. Se la coscienza riesce a sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti dei simboli, prodotti di questa facoltà, l'individuo può liberarsi del disagio riaffrontandolo da un punto di vista diverso, "trascendentale". Inoltre egli, nel differenziarsi da queste matrici collettive di senso e dagli istinti primordiali, può integrare i valori universali custoditi dalla cultura, trovando una modalità personale di attuarli.

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