martedì 21 febbraio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 34. Presagi di tempesta a Villa Orsini

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Tutte le volte che Ettore Ricci si aggirava intorno alla cognata Angelica, moglie di Augusto Orsini, non riusciva a trattenersi dal fischiettare il motivo di qualche canzone d'amore, e addirittura, se non c'era il marito, dal canticchiare espressamente temi amorosi.
Era più forte di lui, e piuttosto compatibile con la sua indole istrionica e con il suo debole per le belle donne.
All'inizio la cosa era sembrata talmente ridicola da non poter essere presa sul serio.
Era il 1954, e ancora gli Orsini continuavano a ridere di lui.
<<Non imparano mai>> disse allora Ettore a sua sorella Adriana <<non hanno ancora capito con chi hanno a che fare>>
Adriana Ricci, la cui bocca "a culo di gallina" impediva di capire quali fossero i suoi reali stati d'animo, ammesso che ne avesse, rispose:
<<Meglio così. Meglio che abbassino la guardia. Ma fa' attenzione a Diana. Lei è l'unica che non ti sottovaluta>>
Ettore scrollò le spalle:
<<Diana è troppo presa dal suo amante e per il momento è meglio così. Mi occuperò di Federico Traversari dopo aver risolto le questioni in sospeso con Augusto e Angelica>>
Adriana sapeva che i rischi erano alti:
<<Sei sicuro che il giudice Papisco ti coprirebbe ancora, se ce ne fosse bisogno?>>
<<Se io dovessi affondare, Papisco affonderebbe con me. Non avrebbe altra scelta che collaborare, come ha sempre fatto>>
E così l'atteggiamento di Ettore verso Angelica divenne sempre più imbarazzante.
Un giorno Augusto affrontò Ettore di persona:
<<Se non smetti di fare il cascamorto con mia moglie, io e Angelica lasceremo Villa Orsini, anche se tu dovessi licenziarmi>>
Ettore parve cadere dalle nuvole:
<<Oh, avanti, Augusto! Cosa sarà mai se io fischietto e canticchio qualcosa? Se avessi in mente chissà quali piani, me ne starei zitto... non c'è niente da temere. Tua moglie mi disprezza, così come del resto anche mia moglie e in generale tutto voi nobili... ma io non mi offendo, siamo ormai una sola famiglia, lavoriamo insieme, la nostra fortuna economica è in crescita. Non roviniamo tutto per queste piccinerie!>>
Augusto scosse il capo:
<<Non riesco a capire a che gioco stai giocando, ma se oserai anche soltanto sfiorare mia moglie, io e tutti gli Orsini prenderemo apertamente le distanze da te, e le porte dell'alta società torneranno ad esserti sbattute in faccia>>
Era una frase terribilmente snob, e forse furono proprio le frasi di questo tipo quelle che portarono ai tragici eventi che stavano per abbattersi sulla stirpe degli Orsini.
Ettore sorrise, ed era un sorriso terribile a vedersi:
<<Sta' tranquillo, Augusto. Non ho intenzione di sfiorare nessuno>>
Lo disse con tono ironico e nel contempo vagamente minaccioso.
La tensione era diventata palpabile alla Villa.
L'aria era così grave e densa che sembrava potersi tagliare con un coltello.
La stessa governante, Ida Braghiri, riferì al marito Michele:
<<Sta per succedere qualcosa di grosso. Me lo sento. E' come quando trovarono Isabella impiccata al salice>>
Michele aveva l'aria di saperla lunga:
<<Tutto procede come avevo previsto. Gli Orsini e i Ricci si distruggeranno a vicenda, e allora sarà il nostro momento>>
Ida si sentì percorrere da un brivido di emozione:
<<Ma non siamo abbastanza ricchi per aspirare al controllo del Feudo!>>
Michele le lanciò uno sguardo complice:
<<La più grande ricchezza sono le informazioni riservate. Se si è in grado di ricattare una persona ricca e potente, allora è come se si fosse più ricchi e potenti di quella persona, e della sua famiglia. Il tramonto degli Orsini è vicino. E i Ricci saranno ricattabili.
Molto presto tutto sarà compiuto>>