mercoledì 19 aprile 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 59. L'anno dei tre Papi.



L'anticlericalismo accomuna i Romagnoli di qualunque opinione politica e ceto sociale, con l'eccezione di alcune bigotte intenzionate a rifarsi la verginità a suon di buonismo in salsa cattolica.
E' rarissimo, se non del tutto impossibile, che un Romagnolo di genere maschile possa essere avvistato in una chiesa a meno che non sia egli stesso il prete, oppure lo sposo o il defunto in un funerale, o al limite qualche parente o amico dello sposo o del defunto.
Ettore Ricci era a tal punto anticlericale che non andò nemmeno al funerale di sua madre, la maestra Clara, spentasi nel 1978 alla tenera età di 97 anni.
Si raccomandò tuttavia che il resto della famiglia ci andasse e manifestasse un adeguato cordoglio.
Ciò non impedì alle sorelle di Ettore, Carolina e Adriana, di prendersi vicendevolmente a male parole, borsettate ed unghiate in faccia, per una rivalità sorta in un tempo così remoto che esse stesse non sarebbero state in grado di spiegarne il motivo.
A tenere l'orazione funebre fu il Senatore Leandri, in quanto marito di una delle nipoti delle defunta, mentre la Signorina De Toschi si esibiva in uno dei suoi ruoli preferiti: quello della prefica.
Mentre si celebravano le esequie di Clara Ricci, i suoi figli maschi, Ettore, Aristide e Alberico si stavano cavando gli occhi vicendevolmente per spartirsi l'eredità materna, dal momento che l'anziana deceduta era stata l'inconsapevole prestanome per attività che qualche malalingua avrebbe potuto etichettare come prestito a tasso di usura.
Tra i fratelli Ricci volarono parole grosse, e non solo parole.
A impedire che la rissa finisse a coltellate furono due eventi concomitanti, ossia l'ingresso del piccolo Riccardo Monterovere, nipote di Ettore, e il fatto che quest'ultimo avesse acceso la televisione, giusto in tempo per ascoltare l'annuncio del rapimento di Aldo Moro.
Quell'evento rappresentò il più antico ricordo politico del piccolo Riccardo.
E come introduzione alla politica non fu proprio il massimo della positività, tanto che molti in seguito attribuirono a questo "imprinting" la colpa del suo pessimismo e del suo atteggiamento ferocemente critico nei confronti dei detentori del potere.
Alcuni si potrebbero chiedere come sia stato possibile che un bambino di tre anni potesse ricordare così distintamente quegli eventi.
Il fatto è che in famiglia tutti seguirono gli sviluppi del caso Moro con grande attenzione.
Ettore Ricci dichiarò che era evidente che <<Quella scimmia di Andreotti non muoverà un dito per salvare Moro>> e su questo tutti si trovarono concordi, tranne naturalmente il Senatore Leandri e la Signorina De Toschi.
Lo stesso discorso di papa Paolo VI risultò poco convincente, nella sua retorica tortuosità: "Uomini delle Brigate Rosse, lasciate a me, interprete di tanti vostri concittadini, la speranza che ancora nei vostri animi alberghi un vittorioso sentimento di umanità. Io ne aspetto pregando, e pur sempre amandovi, la prova". Così dichiarò il Pontefice in data 21 aprile 1978.
Il 9 maggio il cadavere di Moro fu ritrovato nel bagagliaio della famigerata Renault 4.
Cossiga, all'epoca Ministro dell'Interno, si dimise e fu forse l'unico atto dignitoso di tutta la sua carriera. Andreotti, com'era nel suo stile, resistette e tirò a campare.
A tirare le cuoia fu invece lo stesso Paolo VI, che andò in Paradiso a far compagnia ad Aldo Moro in data 6 agosto 1978.
Molti anni dopo, Riccardo avrebbe stupito gli amici dicendo: "Pensate che io mi ricordo della morte di Paolo VI", cosa gli dava una certa aura di uomo d'esperienza, che era stato testimone di eventi considerati molto lontani nel passato.
Ma tornando a quella specie di "anno dei miracoli", fu lo stesso Riccardo, per conto di sua nonna Diana, a dare la notizia al consorte di lei Ettore Ricci, che si trovava ad assistere all'estrazione delle prime barbabietole di stagione, da spedire allo stabilimento dell'Eridania del Gruppo Monti, successivamente ceduto al Gruppo Ferruzzi. 
I Ricci e i Ferruzzi erano sempre stati soci in affari ed Ettore Ricci era amico personale di Serafino Ferruzzi, mentre non nutriva simpatia per suo genero, Raul Gardini.
In ogni caso, Ettore non parve particolarmente colpito dalla dipartita del pontefice:
<<Morto un Papa se ne fa un altro>> commentò.
E infatti dopo qualche tempo venne eletto Albino Luciani col nome di Giovanni Paolo I.

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Qualche settimana dopo, si seppe che papa Luciani voleva controllare i conti dello IOR, l'Istituto Opere Religiose, ossia la banca del Vaticano e verificare se, come molti sospettavano, fosse implicata, tramite alcuni istituti controllati dalla Massoneria, in una attività di riciclaggio di denaro sporco, nella fattispecie denaro della Mafia.
Questa cosa preoccupava Ettore Ricci, che un giorno ne discusse con i fratelli:
<<Io se fossi in voi venderei tutte le azioni del Banco Ambrosiano. Non si sa mai...>>
Alberico pareva quasi convinto, ma Aristide non ne voleva sapere:
<<Mio genero, il Senatore Leandri, mi ha garantito che possiamo stare tranquilli. Chi vuoi che si metta a speculare contro le banche controllate dalla Chiesa?>>
<<Il Papa! Questo Luciani è troppo onesto per far finta di non vedere da dove vengono certi capitali...>>
<<Il Senatore mi ha assicurato che Calvi e Sindona non permetteranno a nessuno, nemmeno al Papa, di sollevare un polverone sulla finanza cattolica. Andreotti glielo ha garantito personalmente>>
I fatti sembrarono dar ragione ad Aristide.
Il 28  settembre 1978, mentre Riccardo trascorreva gli ultimi giorni in campagna, prima di iniziare l'asilo a Forlì', fu comunicata la notizia della morte di papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani.
Il primo commento di Riccardo fu: <<Chi se ne frega, tanto morto un Papa se ne fa un altro!>>
La risposta fu un sonoro scappellotto da parte di Ida Braghiri:
<<Ma chi ti ha insegnato questo modo di parlare!>>
<<Il nonno Ettore!>>
E corse a comunicargli la notizia.
Ettore Ricci socchiuse gli occhi:
<<Non è morto di morte naturale. Qualcuno deve averlo aiutato>>
<<Ma perché?>>
<<Un giorno capirai. Sì, un giorno ti spiegherò tutto quello che c'è da sapere sull'argomento. Ti insegnerò anche i rudimenti della finanza e della politica. 
Se ti rivelerai sveglio, potrei fare di te il mio erede nella gestione di tutta la baracca: sei meno fighetto dei tuoi cugini e sei quello che mi assomiglia di più. Si sente che hai sangue caldo nelle vene! Si vede che sei uno che dice pane al pane e vino al vino e se ne infischia di quel che pensa la gente. Farò di te il vero capofamiglia!>>