sabato 29 aprile 2017

Il Sangue Reale dei Merovingi, la famiglia Plantard de Saint Clair e il Priorato di Sion

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Priorato di Sion

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Emblema del Priorato di Sion (dagli statuti del 1956)
Il Priorato di Sion (in francese Prieuré de Sion) è il nome dato a diverse organizzazioni, sia reali che fittizie. Anche se è stato rappresentato in modi tra loro molto diversi, che vanno dalla più potente tra le società segrete della storia occidentale ad una farsa dei Rosacroce, l'unico Priorato di Sion di cui si hanno notizie storiche certe è una piccola associazione fondata il 7 maggio 1956 ad Annemasse da Pierre Plantard. La presunta antica istituzione è, secondo la storiografia, solo una elaborata invenzione da parte di questa più recente associazione.
Un'«Abbazia di Nostra Signora del Monte Sion», effettivamente fondata nel 1099 a Gerusalemme da Goffredo di Buglione, non ha ovviamente nulla a che vedere con il moderno "priorato" di Pierre Plantard: dopo la riconquista musulmana della Palestina avvenuta nel 1291, i monaci dell'Abbazia si rifugiarono in Sicilia, costituendo un Priorato. La comunità religiosa si estinse nel XIV secolo[1]; secondo altri sopravvisse invece fino al 1617, quando i pochi monaci rimasti entrarono tutti nella Compagnia di Gesù.[2]

Storia

Il cosiddetto "Priorato di Sion - C.I.R.C.U.I.T. (Cavalleria di Istituzione e Regola Cattolica e di Unione Indipendente Tradizionalista)" venne fondato il 7 maggio 1956 ad Annemasse da Pierre Plantard (19202000), un disegnatore francese. In base all'articolo III.c dello statuto originale del Priorato di Sion, l'associazione prendeva il nome da una vicina montagna, chiamata Sion, nei pressi della cittadina francese di Annemasse (niente a che vedere dunque con il più noto monte Sion in Israele). Questa associazione si dedicava, tramite un suo giornale intitolato Circuit, ad opporsi alla borghesizzazione della regione. Il Priorato del 1956 aveva sede nell'abitazione di Plantard medesimo ad Annemasse, ed era stato registrato ufficialmente alla sotto-prefettura di Saint-Julien-en-Genevois il 7 maggio 1956 da André Bonhomme[3] e Pierre Plantard, come prevedeva la legge francese.[4] Venne sciolto in un periodo successivo all'ottobre 1956, ma rivitalizzato in modo intermittente da Plantard tra il 1962 e il 1993, come loggia iniziatica, con la speranza che sarebbe diventato un'avanguardia dedicata alla restaurazione della cavalleria e della monarchia in Francia, per portare avanti le sue false pretese al trono di Francia.
Il Priorato iniziò a produrre in questo periodo tutta una serie di documenti, spesso di distribuzione limitata e pubblicati in edizione privata. Gli argomenti erano i più generici, ma in tutti v'erano inseriti riferimenti, più o meno espliciti, a un presunto passato millenario del Priorato; molti di questi documenti inoltre ricollegavano questo misterioso passato alla figura di Bérenger Saunière (curato di Rennes-le-Château morto nel 1917). I documenti furono depositati alla Bibliothèque Nationale di Parigi sotto vari pseudonimi.
È più o meno dello stesso periodo la pubblicazione de Le trèsor maudit ("Il tesoro maledetto"), un romanzo best-seller francese scritto da Gérard de Sède in cui si afferma che Saunière avesse trovato delle misteriose pergamene da cui sarebbero provenute le sue misteriose ricchezze tanto a lungo discusse. L'apparente coincidenza fa pensare che vi sia stato qualche legame tra lo scrittore Sedè e Pierre Plantard, su cui però i due personaggi si tengono molto sul vago.
Il mistero attirò l'attenzione dei media e un produttore televisivo della BBCHenry Lincoln, dopo varie ricerche assieme a Richard Leigh e Michael Baigent, riscoprì i vari documenti relativi al Priorato. Ritenendoli autentici i tre, basandosi in particolare su unmanoscrittoLes Dossiers secrets de Henri Lobineau (scritto in realtà dallo stesso Pierre Plantard), pubblicarono i loro risultati in un libro, Il Santo Graal (The Holy Blood and The Holy Grail, 1982) in cui furono rese di pubblico dominio le pretese del Priorato, suscitando un forte interesse mediatico. Il libro Il Santo Graal e Les Dossiers secrets de Henri Lobineau presentano il Priorato come se fosse una società vecchia di un millennio, con il compito della sopravvivenza di una linea Merovingia di re Franchi, che sarebbe sopravvissuta nell'ombra.
Tra il 1961 e il 1984 Plantard inventò una discendenza mitica per il Priorato di Sion, sostenendo che era stato fondato a Gerusalemme, durante la prima crociata, da Goffredo di Buglione. Le ricerche condotte sui misteri di Rennes-le-Château hanno portato Michael Baigent, Richard Leigh, e Henry Lincoln a trovare lo pseudostorico Archivio segreto di Henri Lobineau, compilato da "Philippe Toscan du Plantier", che divenne la fonte per il loro libro, nel quale riportavano delle dichiarazioni secondo cui:
Questi autori sostennero che gli scopi ultimi del Priorato di Sion sono:
Baigent, Leigh e Lincoln giunsero ad una propria interpretazione dei Protocolli dei Savi di Sion, che vedevano come una delle prove più evidenti dell'esistenza e delle attività del Priorato di Sion:
  • La versione originale emanata da un'organizzazione massonica irregolare che usava il nome "Sion" non aveva niente a che fare con una cospirazione giudaica internazionale.
  • La versione originale non era intesa per infiammare l'opinione pubblica o essere pubblicata, ma era un programma per ottenere il controllo della massoneria.
  • La persona responsabile di avere alterato il testo attorno al 1903 fu Sergei Nilus, nel corso del suo tentativo di guadagnarsi influenza alla corte di Nicola II di Russia. La presenza di una cricca esoterica all'interno della corte reale portò ad un considerevole intrigo. La pubblicazione del testo da parte di Nilus fu dovuta al fallimento nello strappare l'influenza a Papus e a un non meglio identificato "Monsieur Philippe".
  • Poiché Nilus non riconobbe una serie di riferimenti all'interno del testo che riflettevano un contesto culturale cristiano, non li cambiò. Questo fatto dimostrava che la versione originale non poteva provenire dal primo Congresso Sionista di Basilea (1897).
Accettando queste ipotesi come fatti, alcuni escatologi cristiani marginali videro il Priorato di Sion come il compimento delle profezie che si trovano nell'Apocalisse e come un ulteriore prova di una cospirazione anticristiana di proporzioni epiche.
Comunque, poiché gli storici moderni non accettano Holy Blood, Holy Grail come un serio contributo agli studi storici, tutte queste pretese sono considerate parte di teoria della cospirazione. Gli autori francesi come Franck Marie (1978), Jean-Luc Chaumeil (1979,19841992) e Pierre Jarnac (19851988) non hanno mai preso sul serio Pierre Plantard e il Priorato di Sion, al contrario di Baigent, Lincoln e Leigh. Essi conclusero rapidamente che si trattava di una bufala, delineando i motivi del loro verdetto, e fornendo prove dettagliate che gli autori di Holy Blood non avevano riportato per esteso. Implicano inoltre che queste prove sono state ignorate da Baigent, Lincoln e Leigh allo scopo di sostenere la versione mitica della storia del Priorato.
Nel 1989 Pierre Plantard cercò senza successo di salvare la proprio reputazione e il proprio programma sostenendo che il Priorato di Sion era stato in realtà fondato nel 1681 a Rennes-le-Chateau. Nel settembre 1993, egli sostenne che lo scomparso Roger-Patrice Pelat era stato Grande Maestro del Priorato di Sion. Pelat, morto quattro anni prima, era un amico dell'allora Presidente francese François Mitterrand ed era al centro di uno scandalo che coinvolgeva il primo ministro francese Pierre Bérégovoy. Un tribunale francese ordinò una perquisizione nell'abitazione di Plantard, in cui furono rinvenuti molti documenti, inclusi alcuni che proclamavano Plantard come vero re di Francia. Sotto giuramento, Plantard ammise che aveva fabbricato tutto, compreso il coinvolgimento di Pelat con il Priorato di Sion.[5] A Plantard venne ordinato di cessare e desistere da tutte le attività legate alla promozione del Priorato di Sion ed egli visse lontano dai riflettori fino alla propria morte, avvenuta a Parigi il 3 febbraio 2000.
È stato accertato che sia Les Dossiers secrets sia le pergamene sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967, e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso, sia pure dopo qualche anno.[6] Da ultimo, nel 2006 il giornalista ed esoterista Jean-Luc Chaumeil ha pubblicato[7] la confessione del marchese Philippe de Chérisey (1925-1985), che aveva lasciato un manoscritto sulla vicenda, Pierre et papier (“Pietra e carta”), da pubblicare solo dopo vent'anni dalla sua morte. In esso de Chérisey, attore di sceneggiati televisivi e appassionato di enigmistica, spiega nel dettaglio come i falsi erano stati concepiti e confezionati.[8]

Motto criptico


Pastori in ArcadiaNicolas Poussin(1640 circa); il dipinto riporta il preteso motto del Priorato, Et in Arcadia ego
Et in Arcadia ego... è il presunto motto della famiglia Plantard e del Priorato di Sion, secondo una rivendicazione apparsa per la prima volta nel 1964Et in Arcadia ego è una frase latina nota perché appare come iscrizione tombale sul dipinto classico Pastori in Arcadia (1640 circa) del pittore francese Nicolas Poussin. La frase significa letteralmente: "Anch'io in Arcadia"; il soggetto è la morte, simboleggiata dal sepolcro, che cioè non manca neanche nel mondo idilliaco dell'Arcadia.
L'aggiunta dell'ellissi (non presente nel dipinto di Poussin), suggerisce una parola mancante. Anche se non richiesta dalla grammatica latina, sum è una delle parole suggerite per completare la frase, che diventa: "Anche nell'Arcadia sono io". Inoltre, è stato teorizzato da Richard Andrews e Paul Schellenberger che la frase completa Et in Arcadia ego sum sia un anagramma di Arcam Dei Tango Iesu, che significa "Io tocco la tomba di Dio – Gesù". L'implicazione è che la tomba contenga l'ossario di Gesù, figura centrale nella teologia cristiana, o che la scritta incompleta "Et in Arcadia ego" sia l'anagramma di un'altra frase: "I Tego Arcana Dei", "Vattene, io celo i misteri di Dio". Indipendentemente dall'accuratezza di questa straordinaria pretesa, essa non è considerata parte della storia del dipinto di Poussin contenente la frase, che è ben documentata.

Dossier secrets d'Henri Lobineau

I "Dossier Secrets d'Henri Lobineau" ("archivi segreti di Henri Lobineau") sono un documento di 27 pagine che fu depositato presso la Biblioteca Nazionale di Francia il 27 aprile 1967. Il documento presenta parte della storia del Priorato di Sion come falsificata dal duo Pierre Plantard e Philippe de Cherisey[8].
Tredici delle sue 27 pagine sono state riprese da un altro documento dello stesso genere datato 1964, la Généalogie des Rois Mérovingiens et Origine des diverses Familles Françaises et Etrangères de Souche Mérovingienne d'Après L'Abbé Pichon, le Docteur Hervé et les Parchemins de l'Abbé Saunière de Rennes-le-Château (Aude), di Henri Lobineau, contenente genealogie caserecce realizzate in copia conforme dal modello di Pierre Plantard, nel tentativo di dimostrare che discendeva dal re merovingio Dagoberto II.[9]
Oltre quelle 13 pagine i Dossiers screts d'Henri Lobineau comprendono il seguente materiale:
  • Un'introduzione al documento di Edmond Albe
  • Carte geografiche della Francia e una genealogia merovingia tratta da un saggio non meglio specificato
  • Ritagli di giornale relativi alla libertà dell'Occitania
  • Una lettera spuria attribuita a Noel Corbu relativa ad Emile Hoffet
  • Una lettera spuria a Marius Fatin dalla Lega internazionale dei librai antiquari
  • Una lista dei Grandi Maestri del Priorato di Sion
  • Una pagina del giornale Regnabit, che potrebbe in realtà essere un collage di paragrafi dal libro di Paul Le Cour del 1937, L'età dell'acquario
  • Un necrologio del sacerdote Geraud de Cayron

Gran Maestri

L'ipotetico Priorato di Sion sarebbe stato retto da un "Nautonnier", un termine in francese antico per navigatore, che significa "Gran Maestro" nella loro nomenclatura esoterica interna.
La lista seguente di Gran Maestri deriva dai Dossiers secrets d'Henri Lobineau compilati da Pierre Plantard sotto il nom de plume di "Philippe Toscan du Plantier" nel 1967. Tutte le persone nominate in questa lista erano morte prima di quella data. Tutti i nomi tranne due si possono ritrovare anche in elenchi di presunti "Imperatori" (capi supremi) e “membri distinti” dell'Antico Ordine Mistico Rosae Crucis che circolava in Francia al tempo in cui Plantard era in contatto con ambienti rosacrociani.
La maggior parte di coloro che sono nominati hanno in comune la fama di avere nutrito interesse per l'occulto o per le dottrine eretiche.[10]

Leonardo da Vinci, indicato come 12mo Gran Maestro del mitico Priorato di Sion
Dossiers Secrets asserivano che i Cavalieri templari condivisero sempre con il Priorato di Sion i medesimi Gran Maestri fino ad uno scisma che sarebbe occorso durante l'incidente diplomatico del "Taglio dell'olmo" nel 1188. In seguito a tale evento i Gran Maestri del Priorato di Sion sono indicati come segue:
  1. Jean de Gisors (1188–1220)
  2. Marie de Saint-Clair (1220–1266)
  3. Guillaume de Gisors (1266–1307)
  4. Edouard de Bar (1307–1336)
  5. Jeanne de Bar (1336–1351)
  6. Jean de Saint-Clair (1351–1366)
  7. Blanche d'Evreux (1366–1398)
  8. Nicolas Flamel (1398–1418)
  9. René d'Anjou (1418–1480)
  10. Iolande de Bar (1480–1483)
  11. Sandro Botticelli (1483–1510)
  12. Leonardo da Vinci (1510–1519)
  13. Carlo III di Borbone-Montpensier (1519–1527)
  14. Ferrante I Gonzaga (1527–1575)[11][12]
  15. Louis de Nevers (1575–1595)
  16. Robert Fludd (1595–1637)
  17. J. Valentin Andrea (1637–1654)
  18. Robert Boyle (1654–1691)
  19. Isaac Newton (1691–1727)
  20. Charles Radclyffe (1727–1746)
  21. Carlo Alessandro di Lorena (1746–1780)
  22. Massimiliano d'Asburgo-Lorena (1780–1801)
  23. Charles Nodier (1801–1844)
  24. Victor Hugo (1844–1885)
  25. Claude Debussy (1885–1918)
  26. Jean Cocteau (1918–1963)
Un documento posteriore, Le Cercle d'Ulysse,[13] identifica François Ducaud-Bourget, un prete cattolico tradizionalista in vista per cui Plantard aveva lavorato come sacrestano durante la seconda guerra mondiale,[10], come il Gran Maestro succeduto alla morte di Cocteau. Lo stesso Plantard è in seguito identificato come il successivo Gran Maestro.
Quando i Dossiers Secrets furono svelati come frode dai ricercatori francesi, Plantard si mise quieto. Nel corso del suo tentativo del 1989 di fare ritorno e far rivivere il Priorato di Sion, Plantard cercò di prendere le distanze dalla prima lista, ormai screditata, pubblicando una seconda lista di Gran Maestri del Priorato,[14] che comprendeva i nomi del defunto Roger-Patrice Pelat e del proprio figlio Thomas Plantard de Saint-Clair:
  1. Jean-Tim Negri d'Albes (1681–1703)
  2. François d'Hautpoul (1703–1726)
  3. André-Hercule de Fleury (1726–1766)
  4. Charles de Lorraine (1766–1780)
  5. Maximilian de Lorraine (1780–1801)
  6. Charles Nodier (1801–1844)
  7. Victor Hugo (1844–1885)
  8. Claude Debussy (1885–1918)
  9. Jean Cocteau (1918–1963)
  10. François Balphangon (1963–1969)
  11. John Drick (1969–1981)
  12. Pierre Plantard de Saint-Clair (1981)
  13. Philippe de Chérisey (1984–1985)
  14. Roger-Patrice Pelat (1985–1989)
  15. Pierre Plantard de Saint-Clair (1989)
  16. Thomas Plantard de Saint-Clair (1989)
Nel 1993 Plantard ammise che entrambe le liste erano fraudolente quando fu indagato da un giudice durante il caso Pelat.[15][16]
Lo scrittore Dan Brown ha riutilizzato la lista di Plantard per il già citato romanzo Il codice Da Vinci, modificandola e sostituendo agli ultimi due nomi quello di un personaggio della storia del romanzo, Jacques Saunière, immaginario curatore del Museo del Louvre.

Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]

Il Priorato di Sion ha avuto diverse influenze sulla cultura popolare, non tutte completamente accurate o serie.
Il Priorato funse da modello per l'Ordine del Grail nella collana di fumetti Preacher, e più alla lontana per il Millennium Group della serie televisiva Millennium.
Il Priorato gioca un ruolo importante nel romanzo di Dan Brown Il codice da Vinci del 2003, dove è presentato come una organizzazione segreta avente lo scopo di proteggere la verità e la discendenza di Cristo, che rispetta e valorizza il Femminino Sacro. Secondo tale versione (che differisce da quella di Baigent, Leigh e Lincoln), il Priorato sarebbe stato fondato da Goffredo di Buglione dopo la conquista di Gerusalemme, tra i suoi maestri vi sarebbero stati tra i più grandi intellettuali e artisti (Da VinciBotticelliHugoNewton). Il Priorato avrebbe avuto anche un braccio militare: i famosi e misteriosi Templari. Tuttavia, non avrebbe nulla a che vedere con tentativi di fondare un Sacro Impero Europeo, di abbattere e sostituire la Chiesa Cattolica Romana o con l'istituzione di un grande re di Israele, idee ispirate dall'idea dell'esistenza di un complotto internazionale giudaico, che trovò voce su un testo scritto all'inizio del secolo e noto come Protocolli dei savi di Sion. I reali scopi di quest'ordine sarebbero quelli di conservare la verità sulla mortalità di Cristo e del suo matrimonio con la Maddalena - ipotesi che troverebbero conferme nei vangeli apocrifi - e di proteggere il Santo Graal, ovvero l'ipotetica discendenza di Cristo e di Maria Maddalena.

Figli del Sangue Reale. I segreti della dinastia merovingia



FIGLI DEL SANGUE REALE. I SEGRETI DELLA DINASTIA MEROVINGIA

Autore: Autore: Alfredo Ros, Carlos Cagigal; Traduzione di: Claudia Marinelli
Editore: Marco Tropea Editore
Anno:2008
ISBN: 9788855800280
Condizioni: NUOVO
Categoria: MEDIOEVO
ID titolo:33990296
"Figli del Sangue Reale. I segreti della dinastia merovingia" è in vendita da sabato 1 agosto 2015 alle 00:42 in provincia di Pavia
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Note :
224 pagine
51 ill. b/n
Brossura con alette
cm 14 x 21 x 2
gr 499

Commento dell’editore:
Alla luce degli avvenimenti verificatisi negli ultimi anni, l’introduzione a questo libro può iniziare soltanto in un modo.
Nel 1993, in Francia, si tenne un processo che, per qualche strana ragione, in alcuni paesi ebbe scarsa eco. Sui banchi del Tribunal de Grande Instance di Le Mans si trovarono un controverso personaggio di nome Pierre Plantard e una società segreta conosciuta come Priorato di Sion. Plantard, uno dei fondatori e principale rappresentante di questa società, aveva rinunciato alla carica di segretario generale nel 1984. Nel corso del 1989 era tornato alla ribalta con altri nuovi membri del Priorato di Sion. Stando agli atti, dopo le sue dimissioni, fra il 1984 e il 1989, era stato sostituito in qualità di Gran maestro da un potente industriale, Roger-Patrice Pelat. L’influente imprenditore era, peraltro, amico intimo dell’allora presidente della Repubblica François Mitterrand e tra le file socialiste era conosciuto come monsieur le vice-président. Alcuni giorni prima della sua morte, avvenuta il 7 marzo 1989, Pelat era stato coinvolto insieme con altri esponenti del Partito socialista in uno dei grandi scandali finanziari e di corruzione che segnarono l’«ultima fase Miterrand».
La causa fu istruita dal giudice Thierry Jean-Pierre, all’epoca una celebrità, che si fece carico di presiedere le indagini del tribunale. E quello che doveva accadere, accadde. Nel processo Pelat comparve come uno dei principali imputati e, in seguito alle testimonianze che gli attribuivano la responsabilità sul Priorato di Sion, il giudice istruttore decise di approfondire il suo presunto rapporto con la società segreta. Emise un ordine di perquisizione per tutte le proprietà di Plantard e per la sede del Priorato, che in realtà era il domicilio di Plantard, e ordinò la confisca di qualsiasi documento. Venne requisito tutto: gli scritti interni della società segreta, il materiale sui Merovingi e sul cosiddetto re perduto, tutti i documenti in base ai quali Plantard poteva autoproclamarsi «il vero re di Francia». Fu requisita anche la documentazione depositata alla Biblioteca nazionale di Parigi.
Quando durante l’istruzione della causa il giudice analizzò gli atti, fu molto colpito dalla storia di Plantard e del Priorato di Sion. Non solo non riusciva a trovare una connessione logica fra Roger-Patrice Pelat e il Priorato di Sion, ma molti dei documenti in questione sembravano addirittura fraudolenti. In margine al processo avrebbe quindi emanato un ordine di detenzione nei confronti di Plantard, che venne interrogato per 48 ore di fila su tutta la sua storia e sul presunto ruolo ricoperto Pelat.
All’inizio dell’interrogatorio Plantard confermò la versione su Pelat, il Priorato e i Merovingi. Solo quando il giudice Thierry Jean-Pierre gli segnalò che tutti i documenti da lui requisiti ed esaminati si erano dimostrati falsi, che le genealogie e i manoscritti «antichi» avevano appena qualche decennio di vita e che lui e la sua società – in mezzo a un’infinità di altri crimini – sarebbero incorsi nel reato di falsificazione di documenti ufficiali, l’uomo crollò per poi ammettere: «Mi sono inventato tutto». E iniziò a spiegare in modo dettagliato come lui e il suo fedele amico Philippe de Chérisey avessero creato quella montatura. Il Priorato di Sion, la storia dei Merovingi, la documentazione: si erano inventati tutto con l’unico scopo di arricchirsi.
Anche se alla fine non finirono sotto processo per una storia che, secondo le parole del giudice istruttore, era «di fantasia» e si basava «su documenti falsi e molto contraddittori», Thierry Jean-Pierre li ammonì seriamente a non «giocare» con il sistema giudiziario francese e a non «provocarlo». Ciò accadde nel settembre del 1993: tutto fu pubblicato e descritto con dovizia di particolari dalla stampa francese dell’epoca. Da quel momento Plantard e il Priorato di Sion scomparvero, insieme con tutte le loro pretese.
Già negli anni Settanta l’inchiesta di due giornalisti francesi e un conflitto sui diritti d’autore tra Chérisey e lo scrittore Gérard de Sède avevano svelato la montatura, ma fu durante il processo contro Pelat che si scoprì tutta la trama in maniera ufficiale.
Tuttavia, pur ammettendo di essersi inventato tutto, Pierre Plantard non si stancò mai di ripetere ciò che segue: «Le voci sulla continuità della dinastia sono vere, mi sono semplicemente inventato la storia». In effetti, tali voci sulla sopravvivenza della dinastia merovingia erano diffuse già negli anni Cinquanta, e fu sulla base di queste che Plantard imbastì la sua trama.
La verità aveva origini più lontane. Negli anni Cinquanta, alcuni gruppi sociali francesi avevano valutato la possibilità di offrire un riconoscimento non ufficiale alla loro antica monarchia. Dopo oltre un secolo di Repubblica e nel delicato contesto storico delineatosi alla fine della Seconda guerra mondiale, i ceti più favorevoli alla restaurazione monarchica credettero fosse arrivato il momento opportuno.
Questo avvenimento «trascendentale» avrebbe potuto essere l’elemento scatenante di tutta la polemica. In alcuni settori molto precisi della società francese iniziarono a circolare ipotesi su quella che, secondo la storia, era stata la prima monarchia di re franchi. E tali ipotesi erano, quantomeno, sorprendenti e controverse. Molto controverse. Si dichiarava, infatti, che l’emblematico lignaggio merovingio fosse sopravvissuto nei secoli e che la sua stirpe reale fosse giunta fino ai giorni nostri.
Quando Pierre Plantard e il Priorato di Sion fecero la loro comparsa, fra le loro principali ambizioni c’era la restaurazione della dinastia merovingia, considerata l’unica legittima. Benché in genere si accettasse l’estinzione della stirpe reale nell’anno 754, essi affermarono che in seguito all’assassinio del re merovingio Dagoberto II (?-679) uno dei suoi figli fosse riuscito a sfuggire all’uccisione. Grazie a questo avvenimento la nobile schiatta sarebbe sopravvissuta fino ai nostri giorni, protetta dal potente Priorato di Sion, e lo stesso Pierre Plantard sarebbe stato uno dei suoi discendenti diretti.
Tra la fine degli anni Cinquanta e la metà dei Settanta nella Biblioteca nazionale di Parigi cominciarono ad apparire articoli, opuscoli, ritagli di stampa e documenti che parlavano della dinastia merovingia e del Priorato di Sion. Secondo il loro contenuto, i presunti discendenti di tale lignaggio sarebbero stati coinvolti in alcuni dei grandi enigmi della storia e in oscuri avvenimenti accaduti in terra francese: dai templari ai massoni, dal mistero del Santo Graal, a quello di Rennes-le-Château e Gisors.
La vera ripercussione polemica scoppiò quando iniziarono a comparire i riferimenti alle origini dei Merovingi. Si affermava, infatti, che questa stirpe discendesse in linea diretta da Gesù Cristo e Maria Maddalena: il Sangue Reale di Gesù. Da allora, decisiva non fu più la sopravvivenza della dinastia di re franchi, poiché solo il fatto di affermare che Cristo fosse stato sposato e avesse avuto una discendenza produsse uno scandalo dalle ripercussioni mondiali.
Però, come abbiamo già detto, benché la falsità di questa storia fosse stata dimostrata già negli anni Settanta, sarebbe stato soltanto dopo il processo che si sarebbe finalmente scoperto tutto. La documentazione depositata alla Biblioteca nazionale di Parigi sulla dinastia merovingia e il Priorato di Sion era falsa. E, dato ancora più significativo, fu lo stesso Plantard – nel corso della causa – a descrivere nei minimi dettagli come avesse architettato, insieme con l’amico Philippe de Chérisey e con altre persone a loro vicine, questa piccola grande montatura. E in che modo entrambi avessero colto l’occasione per ingannare giornalisti, ricercatori e scrittori, con l’unica intenzione di ottenere un beneficio economico.
Va riconosciuta l’originalità con cui ordirono la loro trama, collegandola ai misteri dei templari, del Santo Graal, di Rennes-le-Château e di Gisors – che non avevano alcuna relazione tra loro –, per dare maggiore spessore e vis polemica alla propria storia.
Quando terminò il processo, il signor Plantard e il Priorato di Sion scomparvero. Pierre Plantard morì a Parigi, il 3 febbraio del 2000. «Dimenticò» tutto e visse gli ultimi anni della sua vita nel più assoluto silenzio. I suoi familiari non hanno più voluto sentir parlare dell’argomento.
Abbiamo dedicato la nostra ricerca alla storia e alla leggenda della mitica stirpe reale dei Merovingi. Come si è soliti dire, «spesso la realtà supera l’immaginazione». Così, da una parte proveremo che la storia di Plantard e del Priorato era falsa, dall’altra che, contrariamente a quanto affermato dalla stragrande maggioranza di storici, eruditi e ricercatori, esistono fonti e documenti antichi dove si parla della sopravvivenza del lignaggio merovingio nelle decadi successive alla sua presunta estinzione.
Per portare a termine la nostra indagine storica abbiamo utilizzato linee di ricerca inedite. Gran parte dello studio si basa su fonti originali dell’epoca.
Fra il 1998 e il 2002 abbiamo trascorso lunghi periodi nel sud della Francia, specializzandoci in storia medievale, approfondendo le nostre conoscenze sulla stirpe merovingia, sulle regioni e sulle dinastie medievali di Tolosa, della Provenza e della Linguadoca, e analizzando anche la letteratura medievale e i cicli delle chanson de gestes. Abbiamo studiato a fondo svariati argomenti, che vanno dalla storia dei merovingi e delle prime popolazioni franche alle origini storiche dell’enigma del Santo Graal. Argomenti che sono stati esposti a continue manipolazioni.
Fu agli inizi degli anni Cinquanta, dunque, che alcuni personaggi influenti, come al solito non identificati, avrebbero iniziato a mettere in circolazione la leggenda sulla dinastia merovingia. Costoro assicuravano che, al momento opportuno, se ne sarebbe potuta dimostrare la sopravvivenza. Come si vedrà nei capitoli che seguono, è possibile provare in modo rigoroso – rispondendo a criteri storici e con l’aiuto di fonti e documenti dell’epoca – la sua continuazione e la sua relazione con alcuni misteri e avvenimenti della Storia.
Grandi enigmi come quello del Santo Graal sono stati associati a questa stirpe mitica ed esiste una teoria che identifica il segreto del Graal con il sangue reale di Gesù, alludendo a una presunta discendenza messianica. Anche se non è ancora stata dimostrata la relazione fra il Graal e la dinastia merovingia, dal momento che non si è dimostrata nemmeno la sopravvivenza del mitico lignaggio, sono numerose le teorie e le ipotesi esistenti in proposito.
Una parte importante del lavoro di ricerca l’abbiamo dedicata alla letteratura medievale e, in particolare, all’affascinante storia del Graal, uno dei misteri del cristianesimo che più si è trovato esposto a ogni genere di manipolazione. Oggi come oggi, si tratta di un palloncino che si è gonfiato al punto di correre il rischio di scoppiare.
In genere il Santo Graal è stato identificato con il calice dell’ultima cena di Gesù, che a sua volta sarebbe lo stesso calice portato da Giuseppe di Arimatea nel suo viaggio di predicazione in Inghilterra. E la ricerca del Graal rappresenterebbe l’aspirazione alla perfezione morale. A questi significati andrebbe aggiunta una versione assai più controversa, secondo la quale il Santo Graal nasconderebbe il segreto del sangue reale, la discendenza di Gesù Cristo. Tale ipotetica teoria è stata aspramente criticata da tutti i circoli accademici e dalla Chiesa cattolica. La posizione degli accademici è quella di dichiararla una teoria speculativa, non fondata su prove storiche. La Chiesa cattolica, per una ragione o per l’altra, non ne vuole nemmeno sentir parlare. Ciò nonostante, la realtà storica è decisiva. Le fonti antiche che ci sono pervenute sull’argomento non legano il Santo Graal a qualcosa di concreto. La tradizione che lo identifica con il calice di Giuseppe di Arimatea è la prima a parlare di un oggetto sacro. L’ultima versione in ordine cronologico è invece quella che individua il Graal nel calice dell’ultima cena: l’interpretazione religiosa di una Chiesa medievale che decise di intervenire a proposito di un mistero che, fuori della sua sfera d’influenza, si stava diffondendo con grande rapidità in tutti i regni cristiani. Come analizzeremo in seguito, la Chiesa cattolica, e in particolare alcune delle sue propaggini come Glastonbury, sono state le grandi manipolatrici della storia del Graal.
Benché quella del Sangue Reale di Gesù Cristo sia sempre stata considerata una teoria, la storia medievale ci dimostra il contrario. Si tratta di un dato che può infrangere tutte le teorie sull’enigma. Quella del Sangue reale non può essere liquidata come una semplice ipotesi, dal momento che una delle prime fonti antiche identificava il Santo Graal con il Sangue Reale di Gesù e affermava che vi fossero ancora in vita discendenti di quella stirpe. Ciò dimostra come nel XII secolo si parlasse già di un lignaggio messianico. Il fatto che non si tratti di un’opera molto nota, non significa che non esista.
Di tutte le storie originali del Santo Graal abbiamo deciso di studiare a fondo il Parzival, per il mistero e i significati occulti che contiene. La polemica intorno a quest’opera dipende dal fatto che, secondo alcune teorie, il suo autore parlava di personaggi, avvenimenti e luoghi realmente esistiti. Dunque, la storia, il re, l’eroe, le dinastie, le famiglie e i protettori del Graal avrebbero avuto nomi e cognomi ben precisi. Pur essendo stata sempre considerata una mera teoria, alcuni esperti in passato hanno riscontrato similitudini con luoghi e personaggi reali delle regioni di Tolosa, della Provenza e della Linguadoca.
A mano a mano che avanzeremo nello studio del Parzival, potremo verificare come le descrizioni dello scrittore medievale Wolfram von Eschenbach conservino stupefacenti somiglianze con personaggi e ubicazioni storiche reali. E come i reali protagonisti di questa storia fossero merovingi. Come diceva la leggenda, questa stirpe fu davvero avvolta in grandi misteri.
Da ultimo, secondo le fonti antiche che parlano dell’origine merovingia di alcuni personaggi, abbiamo effettuato una ricerca storica approfondita sui relativi lignaggi e sulla possibilità che la loro discendenza giunga fino ai giorni nostri. I risultati hanno sorpreso anche noi.
Tutto ha avuto inizio nel maggio 1999. Durante la nostra seconda visita alla città medievale di Carcassonne, abbiamo individuato uno studio storico, che per noi si sarebbe rivelato d’incalcolabile valore: «… è l’anno 871 e Bernardo, allora conte di Tolosa, che come ho già detto discendeva dal sangue di Meroveo…».
Si sa che alcune principesse merovinge sopravvissero. Ma la dinastia dei Merovingi? Quest’opera risale all’anno 1645. Quando l’abbiamo studiata a fondo, abbiamo scoperto una fonte antica che ci avrebbe spinti a iniziare un’indagine quasi poliziesca. L’autore dell’opera fondava il suo prezioso dato storico su un atto di giuramento di fedeltà vassallatica tramite il quale un potente nobile «di stirpe merovingia» era stato nominato conte di una regione riconquistata ai musulmani. L’elemento notevole era che l’atto risaliva al 754, quando si supponeva non esistesse più alcun discendente dei mitici re. In genere, si ritiene che la stirpe si sia estinta con il suo ultimo re (755). Tuttavia, secondo questo documento ufficiale dell’epoca, c’era un nobile di schiatta merovingia nel 754.
Un’altra fonte antica del 1118 parlava di un conte che «apparteneva al lignaggio merovingio» e i cui avi avevano avuto grandi possedimenti in Borgogna.
Sono state queste le prime fonti d’epoca che abbiamo scoperto. Ma il meglio doveva ancora arrivare…

Seconda di copertina:
Fino a non molto tempo fa, che la stirpe merovingia si fosse estinta nel 755 d.C., che il Graal non fosse altro che un calice e che Gesù Cristo fosse solo il figlio di Dio erano ritenute certezze. Tuttavia, da almeno vent’anni, attraverso le loro opere più o meno romanzate, molti autori si sono sbizzarriti per indurre un numero sempre crescente di lettori a ripensare il corso della storia, a ripartire dalle sue fondamenta.
Ora, due autorevoli storici del Medioevo riprendono in considerazione i temi più inquietanti e controversi del dibattito, esaminandoli da un punto di vista puramente storico, attraverso documenti oggettivi e fonti antiche. Figli del Sangue Reale è una ricerca inedita che con rigore risponde ai quesiti più scomodi che la letteratura di consumo e altri mezzi di comunicazione di massa, come il cinema, hanno reso popolari.
Carlos Cagigal e Alfredo Ros spiegano le origini e i diversi significati del Santo Graal, ripercorrendo le tracce dei mitici Merovingi, i leggendari re franchi dalla folta chioma, custodi di un segreto millenario. E mostrano, infine, gli obiettivi occulti che la leggenda, promossa da poteri secolari, ha per troppo tempo lasciato in ombra.
Conclusioni originali e sorprendenti su un tema sempre attuale.

Sommario:
pag. 11 Prologo
15 Introduzione
23 1. Gesù e Maria Maddalena: il grande mistero del cristianesimo
31 2. La dinastia dei Merovingi: una stirpe di discendenza divina
31 La leggenda
33 San Gregorio di Tours, cattivo storico dei Merovingi
35 I primi re merovingi
38 La Chiesa cattolica sul punto di scomparire
39 La morte di Clodoveo e i grandi re merovingi
41 Il maire du palais
42 La fine di una stirpe mitica
45 Una leggenda dimenticata
47 3. I Guglielmidi, una dinastia di eroi
47 La dinastia guglielmide
48 Guglielmo d’Orange
50 Il monastero di Gellone
51 Le biografie di Guglielmo d’Orange
55 Le origini di Guglielmo d’Orange
56 Teodorico, conte di Borgogna, Sassonia e Autun
57 Le origini di Teodorico
58 Le fonti dell’epoca parlano di Teodorico
60 Le vere origini di Teodorico e Guglielmo
61 Il contesto storico dell’epoca: il grande dimenticato in tutte le ricerche
62 Leggi e consuetudini a proposito dell’ascendenza merovingia di Guglielmo
66 La realtà storica
67 Gli avi di Teodorico e Guglielmo di Gellone
71 L’anello mancante
75 Un tragico finale
79 4. La dinastia di Tolosa
81 La crociata religiosa
88 Le origini merovinge della dinastia di Tolosa
91 5. La dinastia dei Trencavel
94 Nasce una leggenda
96 La Crociata contro i catari; la fine della dinastia Trencavel
98 Le orígini merovinge dei Trencavel
99 La questione dei Bernardi
103 6. Il Santo Graal
103 Che cos’è il Santo Graal?
104 La posizione della Chiesa cattolica
106 La manipolazione interessata dell’enigma
107 L’etimologia delle parole Santo Graal
108 Le origini storiche del Santo Graal
109 Le origini inglesi: tentativi di manipolazione
111 Il Santo Graal e la realtà
111 Le fonti del Graal
112 Perceval le Gallois ou le Conte du Graal
115 Le Roman de l’Estoire du Graal
117 Perlesvaus ou le Haut livre du Graal
119 Parzival
122 Il segreto svelato di Wolfram von Eschenbach
123 Il mistero delle storie del Graal
124 La Chiesa medievale decide di intervenire
125 Il Santo Graal come calice
126 Il Santo Graal come simbolo celtico
129 Il calice dell’ultima cena
130 La coppa di Giuseppe di Arimatea
131 La verità storica
131 Il Santo Graal come sangue reale di Gesù Cristo
132 Due gravi problemi nella ricerca sul sangue reale
133 Il Santo Graal come sangue reale: una teoria?
134 La storia del sangue reale di Gesù Cristo
137 Il pesce, Gesù e il re Pescatore
139 Il simbolo del pesce nel cristianesimo
141 Il re Pescatore
144 L’abbazia di Glastonbury, la grande manipolatrice
145 I riferimenti storici sulla fondazione di Glastonbury
146 La manipolazione di Glastonbury: Avalon e re Artù
149 La realtà di una storia manipolata
151 7. Parzival
151 Wolfram von Eschenbach
153 La storia di Parzival
154 Il mistero svelato
155 Il grande segrero di Wolfram von Eschenbach
158 Le origini di Parzival
159 Le origini di Gahmuret l’Angioino: il grande errore nella ricerca sul Parzival
161 Figlio di una dama vedova
161 Re Artù, Nantes e la Britannia
163 La città e il castello di Graharz
165 Condwiramurs e il castello di Pelrapeire
169 Il castello del Graal
174 Il re Pescatore
177 Il castello di Foix e i conti di Tolosa
178 La verità storica del Parzival
180 Il mistero del Santo Graal di Wolfram von Eschenbach
181 8. La continuità della dinastia merovingia
181 La leggenda nera
182 Il delicato contesto storico dell’epoca
183 La montatura viene alla luce
186 La stirpe merovingia continua fino ai giorni nostri?
188 Personaggi storici merovingi
193 Epilogo. Ogni fine ha un principio
197 Appendice
210 Note
218 Bibliografia.

ARGOMENTO: Società e politica-Dinastie e famiglie
GENERE: Libri-Saggi
 

Note

  1. ^ Massimo Polidoro, Rivelazioni, Piemme, 2014
  2. ^ José Antonio Ullate Fabo, Contro il Codice da Vinci, Sperling e Kupfer, 2005
  3. ^ Il cofondatore Bonhomme si dimise ufficialmente già nel 1973. Lettera di Bonhomme alla prefettura del 7 agosto 1973
  4. ^ La registrazione era un atto reso necessario dalla legge del 1901 sulle associazioni, secondo la quale tutte le associazioni, gruppi o circoli francesi devono essere registrati presso le autorità.
  5. ^ Pierre Plantard in Prison, priory-of-Sion.org. URL consultato il 21 aprile 2014.
  6. ^ Massimo Introvigne, Il Codice da Vinci: FAQ - Risposta ad alcune domande frequenticesnur.orgURL consultato il 21 aprile 2014.
  7. ^ Jean-Luc Chaumeil, Rennes-le-Château – Gisors – Le Testament du Prieuré de Sion. Le Crépuscule d'une Ténébreuse Affaire, Pégase, Villeneuve de la Raho, 2006.
  8. ^ a b Massimo Introvigne, Priorato di Sion: fine della mistificazione?cesnur.orgURL consultato il 21 aprile 2014.
  9. ^ Pierre Jarnac, Les mystères de Rennes-le-Château: mèlange sulfureux (CERT, 1994).
  10. ^ a b Massimo Introvigne, Beyond The Da Vinci Code: History and Myth of the Priory of Sioncesnur.orgURL consultato il 21 aprile 2014.
  11. ^ Angelo Sebastiani, La luce massonica.
  12. ^ Alberto Cavazzoli, Alla ricerca del Santo Graal nelle terre dei Gonzaga, Reggio Emilia, 2008.
  13. ^ Jean Delaude, Le Cercle d'Ulysse (1977), in: Pierre Jarnac, Les Mystères de Rennes-le-Château, Mélanges Sulfureux, CERT, 1994.
  14. ^ La seconda lista apparve su Vaincre n. 3, settembre 1989, p. 22.
  15. ^ "Affaire Pelat: Le Rapport du Juge", Le Point, no. 1112 (8–14 January 1994), p. 11.
  16. ^ Philippe Laprévôte, "Note sur l'actualité du Prieuré de Sion", in: Politica Hermetica, Nr. 10 (1996), p. 140–151.

Bibliografia

  • Richard Andrews e Paul Schellenberger. The Tomb of God: The Body of Jesus and the Solution to a 2,000-year-old Mystery, 1996 (ISBN 0-316-87997-5)
  • Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln. Holy Blood, Holy Grail, 1982 (ISBN 0-440-03662-3)
  • Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln. The Messianic Legacy, 1987 (1989 reissue: ISBN 0-440-20319-8) Il seguito di Holy Blood, Holy Grail.
  • Massimo IntrovigneGli Illuminati e il Priorato di Sion. La verità sulle due società segrete del Codice da Vinci e di Angeli e demoni, Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 2005, ISBN 88-384-1047-X, pp. 216.
  • Arturo Cattaneo; Massimo Introvigne; Manfred Hauke; Bernardo Estrada; Alberto TorresaniLa frode del Codice da Vinci. Giochi di prestigio ai danni del Cristianesimo, Ed. Elledici, anno 2006, pp. 176.
  • Alberto Cavazzoli, Alla ricerca del Santo Graal nelle terre dei Gonzaga, Reggio Emilia, 2008.

Voci correlate

Collegamenti esterni