venerdì 12 maggio 2017

Psicologia umanistica

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La psicologia umanistica anche detta psicologia umanista, conosciuta anche con l'appellativo di Terza Forza, si sviluppa nell'ambito del pensiero psicologico con una prospettiva sociale agli inizi degli anni Settanta negli U.S.A. ad opera di Abraham Maslow e di Carl Rogers che individuarono nel bisogno di crescita e di affermazione le principali spinte di ogni comportamento umano e nel senso di autostima il presupposto fondamentale dell'equilibrio personale.
La definizione di "psicologia umanistica", fu coniata nel 1954 da un gruppo di psicologi, guidati da Abraham Maslow, durante l'atto di fondazione dell'Associazione di Psicologia Umanistica, il cui programma prevedeva di "studiare le dinamiche emozionali e le caratteristiche comportamentali di un'esistenza umana piena e vitale".[1] La psicologia umanistica affonda le sue radici nella versione americana del romanticismo e nel pensiero del filosofo Ralph Waldo Emerson.

Principi della umanistica

Il manifesto della "Associazione di Psicologia Umanistica" prevedeva alcuni punti fondamentali:
  • L'elemento primario della psicoterapia è la persona, studiata nella sua interezza, oltreché l'esperienza e la comprensione, come oggetto e strumento di indagine, che relega in un ruolo secondario sia le interpretazioni, sia il comportamento manifesto;
  • In contrapposizione ad una visione dell'essere umano meccanicista e determinista, è necessario valorizzare l'autorealizzazione, la creatività, le scelte.
  • Valorizzazione della dignità della persona e dello sviluppo del suo potenziale latente.
Grazie all'iniziativa di Maslow e Rogers nacquero o aderirono nuove correnti psicoterapeutiche (rogerianagestaltbioenergeticaanalisi transazionale), che seppur diverse tra loro, serbavano un comune denominatore: l'attenzione sull'emozione e sull'esperienza.
Un'altra innovazione apportata dalla scuola umanistica consiste in un ampio uso della terapia di gruppo, del gruppo esperienziale e del gruppo d'incontro.

Rogers

La psicologia umanistica prese avvio soprattutto tramite l'opera di Carl Rogers che, nel 1951, con la pubblicazione del libro "La terapia centrata sul cliente[2]", ne illustrò i fondamenti teorico/pratici: la malattia mentale nelle sue varie forme altro non sarebbe che una distorsione dello sforzo che l'individuo compie per attuare le proprie potenzialità. Diversamente, se vi è corrispondenza tra gli attributi che il soggetto crede di possedere e quelli che effettivamente possiede, egli potrà svilupparsi in modo unitario, autonomo e soddisfacente. Questa piena e totale fiducia nelle capacità di autorealizzazione del cliente è definita tendenza attualizzante ed è uno dei principi alla base dell'Approccio Centrato sulla Persona. Su tale base, il metodo suggerito da Rogers è la Terapia non direttiva, e, nel tenere sempre conto delle tendenze vitali dell'individuo, si limita a creare nel paziente (accompagnandolo con empatia) le condizioni necessarie a favorirne la crescita. Il terapeuta non mostra al cliente il proprio punto di vista, ma assume il punto di vista del cliente che in questo modo si sente meglio compreso e apprezzato e lascia quindi emergere pensieri o sensazioni più profonde che prima temeva di portare a livello cosciente e verbalizzare.
L'approccio con il paziente, chiamato cliente per sottolinearne il potere personale di scelta che viene restituito alla persona, deve quindi essere basato su 3 elementi:
  • Congruenza: Può essere definita come una sorta di genuinità e onestà del terapeuta. Egli si mostra per quello che è, senza nascondersi dietro il proprio ruolo o le regole del setting. Questo non significa non avere filtri ed essere completamente sinceri, bensì non mentire e non dissimulare, in primis a se stessi, i propri sentimenti.
  • Empatia: il terapeuta entra in sintonia con il cliente, ne comprende i sentimenti e i pensieri e li prova "come se" fossero i propri. Il terapeuta restituisce la propria percezione al cliente e lo aiuta a diventare più consapevole dei propri stati d'animo.
  • Accettazione positiva incondizionata: Il terapeuta accetta, anche se non approva, il punto di vista del cliente. Viene data dignità alla verità del cliente, anche se questa può sembrare molto distante dalla realtà o dai valori del terapeuta, il quale si astiene da qualunque giudizio o valutazione. È a volte anche definita sospensione del giudizio.
Queste tre elementi sono profondamente intrecciati e complementari, tanto che l'uno senza l'altro risulta inefficace e improduttivo.

Maslow

Abraham Maslow è forse il più brillante esponente di questo movimento, da lui definito "Terza forza", in alternativa alle due psicologie allora imperanti, la psicoanalisi classica ed il comportamentismo positivistico.
L'idea centrale che coagula l'operato di scuole e autori per tanti versi divergenti, nella grande corrente della psicologia umanistica, è il tentativo di definire un nuovo concetto di "salute". L'individuo "sano", in questa prospettiva, sarebbe colui che giunge alla propria "autorealizzazione", al pieno sviluppo delle proprie potenzialità, colui che diventa ciò che è, e non un semplice "adattato". Maslow afferma:
"In sostanza respingo deliberatamente la nostra presente, e troppo facile, distinzione tra malattia e salute, almeno per quanto riguarda i sintomi superficiali. Essere ammalati significa forse accusare sintomi? Ebbene, sostengo che la malattia può consistere nel non accusare alcun sintomo quando dovrei accusarlo. E la salute, significa esser privi di sintomi? Lo nego. Quale dei nazisti ad Auschwitz o a Dachau era in buona salute? Quelli con la coscienza tormentata, o quelli la cui coscienza appariva loro chiara, limpida serena? In quella condizione, una persona profondamente umana era possibile non avvertisse conflitto, sofferenza, depressione, furia e così via? In una parola, se mi direte di avere un problema di personalità, prima di avervi conosciuto meglio non sarò affatto certo se dovrò dirvi 'bene!' oppure 'mi dispiace'".
In questa direzione, lo stesso autore, in Motivazione e personalità, ha descritto una serie di tratti che a suo parere connotano le persone in via di autorealizzazione, cioè coloro che vanno oltre la 'normalità', coloro che sono realmente "sani". Questi individui manifestano caratteristiche che vanno da una più accurata percezione della realtà all'assenza di atteggiamenti difensivi e artificiosi, da una fondamentale semplicità e naturalezza, ad una maggiore capacità di distacco e autonomia dall'ambiente, da un'intelligenza critica e creativa, ad una disposizione ad instaurare relazioni più collaborative, ricche e liberanti, e così via.

Altri protagonisti

Altre scuole psicologiche inquadrabili nel paradigma umanista[3], o che ne hanno subito l'influenza, sono:

Note

  1. ^ Antonino Minio, "Conoscere le psicoterapie", ed. Thyrus, 1987, (pag. 165, voce "La psicologia umanistico-esistenziale")
  2. ^ Da notare che il termine Cliente, che potrebbe lasciare sorpresi, ha una valenza completamente differente da quella comune nella prassi commerciale, l'utilizzo di questo termine si deve al rifiuto, da parte di Carl Rogers, di utilizzare il termine Paziente e della relativa idea di esistenza di una Malattia psichica, anni dopo sarà sostituito con il termine Persona
  3. ^ Si veda G. Nardone – A. Salvini, Dizionario internazionale di psicoterapia, 2011, in particolare il primo capitolo sugli otto paradigmi della psicoterapia

Bibliografia

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Modello di rappresentazione dello stress nervoso e del sistema ormonale

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Lo stress è una sindrome di adattamento a degli stressor (sollecitazioni). Può essere fisiologica, ma può avere anche dei risvolti patologici, anche cronici, che ricadono nel campo della psicosomatica. Si suole distinguere tra eustress e distress ovvero rispettivamente stress buono e stress cattivo.
Lo stress si identifica con una secrezione psico-indotta di ormoni catabolizzanti da parte delle ghiandole surrenali in risposta a stimoli ipotalamo-ipofisari.
L'ipotalamo secerne fattori di rilascio per l'ipofisi per la produzione di ADH e ACTH.
L'ADH (o vasopressina) fronteggia la diminuita volemia (rapporto tra volume ematico e letto vascolare) mediante la ritenzione idrica (causante l'aumento di volume ematico) e la costrizione dei vasi.
L'ACTH agisce a livello corticale surrenale causando il rilascio di cortisolo e aldosterone.
Se il cortisolo è detto anche ormone dello stress, la serotonina è l'ormone del benessere. Lo stress si contrasta anche con azioni mirate all'aumento di serotonina. L'integrazione alimentare di triptofano, precursore della serotonina, in questo senso, si è però rivelata fallimentare: solo l'1% del triptofano finisce ad aumentare la serotonina nel cervello, mentre il resto è principalmente utilizzato per creare varie proteine nel corpo.
Una frazione, seppure piccola, del triptofano è convertita nel fegato per l'escrezione urinaria da un enzima (triptofano pirrolase) in due sostanze tossiche, potenziali responsabili del cancro alla vescica: acido xanturetico (XA) e acido idrossiantranilico (3-OH-AA). Ciò avviene tramite la formazione intermedia di kyneurenina, che successivamente è convertita in idrossikyneurenina (3-OH-K). L'enzima triptofano pirrolase è a sua volta stimolato dal cortisolo e da un maggiore apporto di triptofano.
Il cortisolo stimola la gluconeogenesi (conversione delle proteine in zuccheri) e inibisce l'azione dell'insulina (insulinoresistenza).
L'aldosterone agisce a livello renale stimolando il riassorbimento di sodio, che per osmosi "trascina" con sé acqua, contribuendo al ripristino del corretto livello volemico.
Il riassorbimento del sodio si accoppia all'escrezione di potassio e ioni idrogeno, la cui deplezione provoca l'acidificazione delle urine e l'alcalinizzazione del sangue (causata in sinergia dall'iperventilazione).
Il rene rileva il calo di pressione attraverso la macula densa dell'apparato iuxtaglomerulare e tramite la secrezione di renina attiva il sistema renina-angiotensina-aldosterone; l'angiotensina II è un potente vasocostrittore.
Il sistema ortosimpatico causa il rilascio di adrenalina e noradrenalina, in particolare dalla midollare surrenale. Questi ormoni causano:
  • una costrizione dei vasi cutanei (pallore) e viscerali addominali (recettori alfa)
  • una dilatazione dei vasi muscolari (recettori beta)
  • aumento della frequenza cardiaca (conseguente aumento della gittata cardiaca) (recettori beta)
  • broncodilatazione
  • midriasi
  • inibizione del rilascio e dell'efficacia dell'insulina (insulinoresistenza e possibile diabete mellito tipo 2)
  • aumento della sensibilità al glucagone
Questi ultimi due effetti causano l'alterazione del metabolismo, spinto verso il mantenimento di alti livelli glicemici.
In breve, un aumento dell'idrolisi proteica muscolare e dei trigliceridi fornisce aminoacidi e glicerolo per la gluconeogenesi e causa un calo ponderale; la glicolisi è inibita.


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Fisiologia dello stress
Una risposta maladattativa a un evento stressante può determinare l'insorgenza di un quadro patologico. In caso di disturbo psichico, il quadro clinico mimerà, dal punto di vista sintomatologico, l'espressione del disturbo maggiore.
La maladattatività può risultare di interesse clinico qualora consista in sintomi emotivi o comportamentali tali da causare sofferenza soggettiva e una significativa compromissione nel funzionamento sociale e lavorativo del soggetto. Le caratteristiche di fragilità o rigidità del soggetto giocano un ruolo importante nel momento in cui egli deve produrre strategie per rispondere in modo adeguato a una modificazione dell'ambiente.
Le caratteristiche della sindrome da stress sono
  • sintomatologia preceduta da evento stressante identificabile, sia esso positivo o negativo, verificatosi nei tre mesi precedenti allo sviluppo della sintomatologia.
  • questa deve essere più intensa rispetto alle corrispettive reazioni normali e avere tendenza alla risoluzione spontanea entro un periodo di tempo definito (6 mesi)
  • la sindrome non deve rappresentare l'esacerbazione dei sintomi di un disturbo mentale di base, legato o meno all'evento stressante.
La principale (se non altro perché più evidente e diffusa) affezione dovuta a questo meccanismo è la calvizie.
Lo stress nella sua forma più acuta può arrivare a provocare la morte per autocoagulazione del sangue ("morte da anatema").

Diagnosi

La diagnosi del livello di stress cronico a cui è soggetto un individuo non è semplice, né univoca, data la genericità del fenomeno e la soggettività nel reagire ai diversi fattori di stress.
Il metodo più classico per misurare il livello di stress, di impianto prettamente psicologico, si basa sulla compilazione di questionari che indagano o la presenza nella vita del paziente (nel presente o nel passato prossimo) di fattori di stress (quali la perdita di persone care, del lavoro, etc), oppure il manifestarsi di sintomi legati allo stress o alla depressione (problemi del sonno, attacchi di panico, etc...). Risulta chiaro come la soggettività nel reagire ai fattori di stress, o nella stessa valutazione dei sintomi, sia il principale problema di questa metodologia, comunque ampiamente adottata allo stato dell'arte.
Nel tentativo di rendere la valutazione il più oggettiva possibile, negli ultimi decenni si è passati a studiare le alterazioni fisiologiche dello stress, che principalmente dipendono da un'iperattivazione simpatica e un'inibizione del compartimento parasimpatico, principalmente riguardanti gli effettori cardiaci.
La misura diretta dell'attività del sistema nervoso può essere effettuata direttamente tramite microneurografia, una tecnica complessa e delicata che registra il livello di attività di un nervo periferico tramite microelettrodi; è tuttavia non adatta per essere applicata su vasta scala.
Dato che il sistema simpatico viene attivato tramite la secrezione di noradrenalina, si può misurare il flusso/ il livello di questo neurotrasmettitore tramite analisi del sangue. Alternativamente si può misurare il livello di ACTH e cortisolo, un ormone immunosoppressore e potenzialmente diabetizzante rilasciato in caso di stress, in sangue, urine o nella saliva. Un metodo completamente diverso si basa sullo studio dell'attività cardiaca e pressoria nel soggetto, dato che la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa dipendono essenzialmente dalla bilancia dell'attività simpato-vagale.
Monitorando il soggetto attraverso l'elettrocardiogramma e un holter pressorio in un ambiente accuratamente preparato per risultare privo di alcuno stimolo (pareti bianche, aria e temperatura ambiente adeguate, silenzio) si può, con relativa accuratezza, misurare lo stato vegetativo del paziente stesso. Lo stress si può quantificare quindi strumentalmente, come la variazione di tre fattori:
Si è rilevato che, in caso di soggetto stressato, si ha un aumento dell'impedenza cutanea, nonché un aumento stabile a riposo della pressione arteriosa di 10mmHg, sia in clinostatismo che in ortostatismo. Ma gli indici che si sono rivelati più indicativi sono lo studio in frequenza della variazione della lunghezza dei battiti cardiaci, analisi effettuata a partire da un tacogramma, grafico ricavato da un normale ECG ponendo in ascissa la sequenza di battiti cardiaci e in ordinata la loro lunghezza (normalmente calcolata da picco R a picco R). La distribuzione di potenza sulle diverse frequenze cambia in modo peculiare a seconda del livello di stress: in particolare un'attivazione del sistema simpatico diminuisce la potenza distribuita alle frequenza più alte.

Eucrasia

Quando il livello di stress è rilevante ma non provoca condizioni patologiche si definisce eustress o eucrasia, una situazione ai limiti superiori della norma, ma che viene rilevata dal soggetto come pura quotidianità. Per esempio secondo uno studio del 2005 tale condizione è stata rilevata in di due popolazioni statistiche specifiche: marine americani e gli operatori di un team di Formula uno.[5]
In un'altra ricerca[6] sono state studiate due gruppi di studenti universitari. È stato così rilevato che
  • le persone che all'inizio dell'anno avevano livelli di stress ai livelli superiori della norma, hanno mantenuto più o meno intatto tale stato (eucrasia) e al momento degli esami di fine stagione hanno ottenuto votazioni alte.
  • le persone più tranquille a inizio anno, hanno aumentato i livelli di stress all'approssimarsi della data d'esame, raggiunto il quale hanno prodotto votazioni inferiori.

Note

  1. ^ Headquarters, Department of the Army (1994). Leader’s Manual for Combat Stress Control, FM 22-51, Washington DC. Cap "The Battlefields of War" p. 102
  2. ^ Selye H., (1956) The Stress of life. McGraw-Hill (Paperback), New York.
  3. ^ Medicina funzionale regolatoria • Farmacia di Asso, in Farmacia di AssoURL consultato l'08 gennaio 2017.
  4. ^ Selye H., (1971) Hormones and Resistance. Springer-Verlag, Berlin.
  5. ^ Lucini D, Di Fede G, Parati G, Pagani M. Impact of chronic psychosocial stress on autonomic cardiovascular regulation in otherwise healthy subjects. 2005 Nov in Hypertension;46(5):1201-6.
  6. ^ Lucini D, Riva S, Pizzinelli P, Pagani M. Stress management at the worksite: reversal of symptoms profile and cardiovascular dysregulation. 2007 Feb in Hypertension;49(2):291-7.

Bibliografia

  • Selye, Hans, The Stress of life; McGraw-Hill (Paperback)
  • Pancheri, Paolo, Stress, emozioni, malattia; Mondadori 1983
  • Grossarth-Maticek, Ronald, Systemische Epidemiologie und präventive Verhaltensmedizin chronischer ErkrankungenISBN 3-11-016518-X; de Gruyter, Walter, GmbH & Co., Berlin 1999
  • Grossarth-Maticek, Ronald, AutonomietrainingISBN 3-11-016881-2; de Gruyter, Walter, GmbH & Co., Berlin 2000
  • Hüther, Gerald, Biologie der AngstISBN 3-525-01439-2; Vandenhoeck & Ruprecht (GmbH &, Göttingen 1997)
  • Santo Di Nuovo, Luciano Rispoli, Emilia Genta, Misurare lo stress. Il Test M.S.P. e altri strumenti per una valutazione integrata; Franco Angeli 2000

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Psicosomatica clinica

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I quattro modelli di Biotipo umano: i Somatotipi

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somatotipi di Sheldon rappresentano una classificazione biotipologica identificata attorno al 1940 dallo psicologo e medico statunitense William Herbert Sheldon. Altri studiosi che nei successivi anni cinquanta e sessanta perfezionarono e approfondirono i principi di Sheldon furono Richard W. Parnell, e Barbara H. Heath e J.E. Lindsay Carter, che crearono dei metodi di misurazione antropometrica per stabilire l'appartenenza di un soggetto a un determinato somatotipo[1].
In associazione con questi biotipi, Sheldon teorizzò la Psicologia costituzionale, scienza che collega le diverse costituzioni con i tipi di temperamento. Sheldon sostenne che il corpo umano doveva essere classificato in base al contributo relativo di tre elementi somatici fondamentali, dal nome dei tre foglietti embrionali[2]: l'endoderma (da cui si sviluppa l'apparato digestivo e respiratorio), il mesoderma (da cui origina il muscolo scheletrico, il cuore e i vasi sanguigni), e l'ectoderma (da cui origina la pelle e il sistema nervoso). Tali modelli sono stati valorizzati nel campo della psicologia e criminologia per la loro connessione con i tipi psichici, ma anche nel mondo dello sport e del fitness, per cercare di individuare il tipo di attività, le metodiche di allenamento, nonché il regime alimentare, più adatti all'individuo.
Nel suo libro 1954 Atlas of Men: A guide for somatotyping the adult man at all ages (Atlante degli uomini), Sheldon classificò tutti i possibili biotipi secondo una scala da 1 a 7 per ciascuno dei tre modelli "somatici", dove il puro "endomorfo" è 7-1-1, il puro "mesomorfo" 1-7-1 e il puro "ectomorfo" 1-1-7. Dal tipo di numero, potrebbero presumibilmente essere previste le caratteristiche psicologiche di un individuo. I biotipi costituzionali possono essere generalmente nominati col nome di biotipi, morfotipi, somatotipi, tipi costituzionali, sebbene questi aggettivi siano applicati anche a modelli di altre scuole biotipologiche. Per la precisione Sheldon fu il primo a coniare la definizione somatotipo[1], che però nel contesto nella biotipologia può essere sostituito da questi altri termini in maniera interscambiabile.

Cenni storici

Introduzione

Lo statunitense William Herbert Sheldon conseguì il dottorato in psicologia nel 1926 presso l'Università di Chicago, mentre nel 1933 ottenne il titolo in medicina. I suoi libri hanno rappresentato un importante contributo per lo sviluppo delle teorie sui rapporti tra costituzione fisica, psicologia e criminalità, qualità che lo renderanno celebre in questi ambiti. Nel 1940 egli pubblicò, assieme a S.S. Stevens e W.B. Tucker, il libro "The Varieties of Human Physique" (Le varietà del fisico umano). I tre studiosi descrissero e coniarono la parola "somatotipo"[1]. In questo testo vennero individuati in maniera semplificata tre modelli somatici che, nel loro sviluppo, si delineavano dalla prevalenza di uno dei tre foglietti embrionali: endodermamesoderma, ed ectoderma. L'embrione umano, ad un certo stadio della sua maturazione, presenta questi tre tegumenti, dai quali avranno origine rispettivamente: gli organi interni; lo scheletro e gli organi di sostegno; la pelle, i capelli ed il sistema nervoso[3]. Il metodo di classificazione, basato sulle caratteristiche morfologiche di 4.000 uomini universitari provenienti principalmente dal gruppo di università del Ivy League, era stato reso possibile da indici derivati dall'analisi delle loro fotografie[1][4]. Ognuno di questi modelli veniva classificato in una scala di sette punti in base al grado di influenza apportato dal rispettivo foglietto embrionale. Sheldon infine identificò tre somatotipi fondamentali: l'endomorfo, il mesomorfo, e l'ectomorfo. L'endomorfo (con prevalenza dell'endoderma) ha una struttura tondeggiante e molle; il mesomorfo (con preponderanza del mesoderma) ha una muscolatura sviluppata e uno scheletro robusto; l'ectomorfo (con maggiore sviluppo dell'ectoderma) ha una corporatura fragile e delicata, e struttura lineare[3]. Essenzialmente, le nuove teorie di Sheldon erano state influenzate dalle emergenti scuole di biotipologia, e quindi di studio sulla costituzione umana, sviluppate nel centro Europa tra la fine del 1800 e i primi del 1900, in particolare quella italiana, tedesca e francese.

Temperamento

Nel periodo in cui frequentava la University of Chicago negli anni venti, Sheldon aveva stretto legami lavorativi con tale Sante Naccarati, un giovane antropologo italiano in visita negli Stati Uniti per investigare sulle possibili relazioni tra morfologia, temperamento e intelligenza. Naccarati introdusse a Sheldon gli insegnamenti dei suoi maestri, Giacinto ViolaAchille De Giovanni e Nicola Pende, della scuola di biotipologia italiana. Sheldon e Naccarati si trovarono d'accordo su molti aspetti dei loro studi, ed avviarono una ricerca in collaborazione che voleva combinare le scoperte e i metodi di Viola con quelli descritti dallo psichiatra tedesco Ernst Kretschmer nel suo libro Körperbau und Charakter (Fisico e carattere, 1921). Mentre Sheldon iniziava la sua carriera di insegnante all'Università di Chicago, portava avanti la sua ricerca con Naccarati, fino a quando quest'ultimo morì in un tragico incidente automobilistico in Italia nel 1929. Nel frattempo Sheldon si accorse della necessità di approfondire le sue conoscenze mediche per poter supportare gli studi sulla morfologia umana e il comportamento, conseguendo la laurea in medicina nel 1933[5].
Sheldon, come altri prima di lui, aveva messo in relazione diversi somatotipi con un relativo temperamento[6]. Infatti ognuno dei tre modelli coincideva con un determinato tipo psichico: l'endomorfo corrispondeva al tipo viscerotonico; il mesomorfo al somatotonico; l'ectomorfo al cerebrotonico. Questi tipi costituzionali e psichici erano strettamente connessi ai modelli individuati diversi anni prima, nel 1921, dallo psichiatra tedesco Ernst Kretschmer, modelli che lo stesso Sheldon ripropose ed applicò nella sua analisi sui 4.000 studenti, e da cui rielaborò il suo nuovo criterio[4]. Kretschmer, e di conseguenza la biotipologia o costituzionalistica tedesca, si era distinto per essere stato il primo ad associare diversi tipi costituzionali ai tipi psichici. Egli delimitò essenzialmente due temperamenti contrastanti: il tipo ciclotimico, e il tipo schizotimico. Questi due tipi psichici collimavano con i rispettivi tipi costituzionali picnico e leptosomico. L'endomorfo di Sheldon (tipo psichico viscerotonico) corrispondeva col biotipo picnico (tipo psichico ciclotimico) di Kretschmer; l’ectomorfo di Sheldon (tipo psichico cerebrotonico) corrispondeva col biotipo leptosomico (tipo psichico schizotimico) di Kretschmer[6]. In realtà Kretschmer aveva in origine stabilito anche il modello atletico, omologo del mesomorfo (somatotonico)[7], ma in seguito questa categoria venne inglobata nel leptosomico. Nello studio sugli studenti universitari, Sheldon, ispirandosi alla metodica di Kretschmer, constatò che solo il 28% di questi potevano essere riconosciuti come biotipi "puri" (picnico, atletico e leptosomico), mentre il rimanente 72% era piuttosto identificabile all'interno di una tipologia mista. Tale osservazione portò il medico americano a concludere che i modelli puri erano rari, e che la maggior parte dei soggetti mostravano caratteristiche intermedie[4]. Kretschmer approvò apertamente i biotipi di Sheldon, riconoscendola come una metodologia simile a quella da lui formulata, e che giungeva alle stesse conclusioni per una via e con una terminologia diversa[8]. Ma Sheldon aveva fondato le sue teorie sui biotipi esaminando anche le ricerche dei già citati studiosi italiani, De Giovanni, Viola, Pende e Naccarati[4], oltre ad un evidente contributo del francese Marcel Martiny.

Embriologia

I biotipi di Sheldon trovavano evidenti analogie con quelli dell'antropologo e medico francese Marcel Martiny, successivamente collaboratore di Nicola Pende. Martiny, prima di Sheldon, aveva fondato le sue teorie biotipologiche sullo sviluppo dell'embrione umano, definendo quelli che sarebbero stati riconosciuti come i tipi o biotipi embriologici. Egli si concentrò sulle prime tre settimane dello sviluppo embrionale, dal quale, in seguito al processo di gastrulazione, viene a svilupparsi il disco germinativo trilaminare. Questo componente è formato dorsalmente dall'ectoderma, internamente dall'endoderma, e nella zona intermedia, da un abbozzo di cordomesodermico, da cui originano il mesoderma e la notocorda. Dalla prevalenza di uno dei tre foglietti, corrisponde un maggiore sviluppo dei relativi organi biologici correlati. Come Sheldon, Martiny aveva nominato in maniera simile i suoi biotipi, con la differenza che ne aveva individuato una quarta tipologia, per definizione il più equilibrato tra i quattro modelli. Lo studioso francese parlava di endoblasticomesoblasticoectoblastico e la quarta tipologia, il cordoblastico, il quale incarna l'equilibrio endo-meso-ectodermico. Il primo testo di Martiny, La biotypologie humaine et orthogénétique (La biotipologia umana e ortogenetica), risale al 1930, 10 anni prima dell'esordio su carta di Sheldon. Il medico francese continuò gli approfondimenti sulla biotipologia durante tutta la sua vita con la pubblicazione di svariati volumi, fino alla sua morte avvenuta nel 1982[9].

La teoria

I risultati degli studi di Sheldon, ottenuti tramite una selezione fotografica, vennero pubblicati su diverse sue opere, tra cui il libro del 1954 Atlas of Men: A guide for somatotyping the adult man at all ages. Questo testo contribuì a diffondere e ad accreditare il concetto di somatotipo, a cui si attribuiva una conformazione relativamente costante nel tempo e legata ai processi dello sviluppo embrionale[3]Atlas of Men fu un lavoro di riferimento per i somatotipi maschili, e rifletteva la determinazione di Sheldon nel continuare il suo lavoro con l'approccio costituzionale ribadendo i caratteri permanenti del somatotipo. Fu proposta anche la risposta femminile, Atlas of Women, che però non venne mai realizzata[1]. Da questi modelli fotografici Sheldon individuò 260 tratti di personalità. Dopo aver concentrato questi in serie da 50 soggetti, egli intervistò 33 uomini. Dopo le interviste ed ulteriori rifiniture, egli identificò tre gruppi di tratti comportamentali, ed ogni gruppo aveva 20 tratti. Determinati temperamenti erano spesso riscontrati in un soggetto, mentre altri non caratteristici di quel gruppo non venivano ritrovati negli altri. La valutazione sul comportamento era accertata tramite interviste molto approfondite in cui il soggetto veniva inquadrato sulla base di una scala di temperamento. Dalle analisi di Sheldon, veniva riscontrata una correlazione tra il fisico e la personalità. Dopo aver distinto i metodi per accertare l'appartenenza al somatotipo e al tipo comportamentale (che chiamò temperamento), Sheldon esaminò il grado di associazione tra i due aspetti. Il risultato del suo lavoro suggeriva una relazione tra il fisico e le caratteristiche comportamentali. Egli trovò inoltre dei collegamenti tra i somatotipi e delinquenza. Dal 1939 al 1946 osservò 200 giovani criminali affidati ad un'agenzia di recupero di Boston. Il risultato mostrò che i delinquenti avevano maggiori punti in comune con il somatotipo mesomorfo rispetto ad una serie di soggetti non delinquenti. Inoltre, Sheldon si convinse che vi era una relazione tra particolari somatotipi e specifici disturbi psichiatrici. Concluse che i pazienti affetti da patologie maniaco-depressive soffrivano di una carenza di contenimento e controllo, caratteristiche tipiche del somatotipo ectomorfo[10].

I metodi di misurazione (Parnell, Heath-Carter)

Una delle lacune della teoria di Sheldon, era quella di stabilire l'appartenenza al somatotipo empiricamente, solo tramite l'osservazione delle fotografie. Non aveva provveduto a determinare con chiarezza quali fossero i canoni specifici per poter definire un somatotipo come tale. I biotipi di Sheldon necessitavano quindi di misurazioni per poter essere concretamente riconosciuti, avvalendosi della misurazione delle zone corporee, ovvero dell'antropometria. Questo sistema, usato prevalentemente a supporto dell'antropologia, all'interno di un contesto biotipologico, era stato impiegato inizialmente soprattutto dalla scuola italiana fondata da Achille De Giovanni nei primi del 1900, al quale seguirono Giacinto Viola e Nicola Pende. Ma altre scuole, come quella francese e tedesca, non avevano dato importanza a questo aspetto[6]. Gli anni cinquanta segnarono la fase in cui anche i somatotipi di Sheldon iniziarono ad essere riconosciuti non più solo tramite l'osservazione, ma anche con un metodo di misurazione, l'antropometria.
Nel 1958 il medico britannico Richard W. Parnell approfondì lo studio sui somatotipi. Il suo approccio analizzava il fenotipo, non il somatotipo. Il fenotipo è il tipo di corporatura che si forma ad un certo periodo della vita, e che nel suo sviluppo viene condizionato da fattori esterni o ambientali. Parnell venne considerato più oggettivo rispetto a Sheldon. L'alternativa al criterio semplificato del medico americano era quella di prendere le misure delle fotografie da cui sarebbero stati estratti proporzioni e indici che formano le basi per la definizione del somatotipo[11]. Parnell sviluppò un metodo, chiamato "M.4", che utilizzava l'antropometria per stimare l'appartenenza al somatotipo, ma, diversamente da Sheldon, egli etichettò i suoi biotipi come grassomuscoloso, e lineare, analoghi di endomorfomesomorfo, ed ectomorfo[1][12].
Nel 1967 gli americani Barbara H. Heath e J.E. Lindsay Carter, già collaboratori di Sheldon, rielaborarono i suoi concetti avvalendosi anche del contributo di Parnell, fondando il "metodo Heath-Carter"[13]. Heath e Carter non si basavano unicamente sull'osservazione del fenotipo, ma anch'essi, come Parnell, ne stabilirono i canoni tramite l'uso di misurazioni antropometriche. Le varie misurazioni, da applicare ad ogni individuo, includevano vari parametri, ovvero la statura, il peso, pliche in alcune zone, diametri e circonferenze[6]. Sembra che i metodi "Parnell M.4" e "Heath-Carter" presentassero delle chiare differenze nella stima del somatotipo[14].

I tre somatotipi

  • Endomorfo: caratterizzato da un aumentato deposito di grasso, una vita larga e una struttura ossea robusta. L'endomorfo è maggiormente predisposto ad immagazzinare grasso, dunque i gradi di appartenenza all'endomorfismo delineano la tendenza all'accumulo di lipidi di un soggetto.
  • Mesomorfo: caratterizzato da ossa di medie dimensioni, tronco solido, bassi livelli di grasso corporeo, spalle larghe a vita stretta, solitamente denominato tipo muscolare. Il mesomorfo è tendenzialmente predisposto a sviluppare la muscolatura, ma non ad immagazzinare grasso, e i gradi di appartenenza al mesomorfismo delineano la tendenza allo sviluppo muscolare di un soggetto.
  • Ectomorfo: caratterizzato da muscoli e arti lunghi e sottili e un ridotto accumulo di grasso, di solito indicato come sottile. L'ectomorfo non è predisposto ad immagazzinare grasso o a costruire muscolo, quindi i gradi di appartenenza all'ectomorfismo delineano la tendenza al mantenimento di un corpo sottile, magro, poco muscoloso, e longilineo di un soggetto.
Sono quindi state formulate delle classificazioni sulle rispettive tendenze psichiche di questi modelli, che a seconda delle componenti prevalenti, possono essere distinti in emotivo, nominato come viscerotonico (relativo all'endomorfo), attivo, chiamato somatotonico (relativo al mesomorfo), passivo, chiamato cerebrotonico (relativo all'ectomorfo)[15].
Secondo Sheldon queste caratteristiche tuttavia non si presentano così specificamente definite. Realmente le componenti costituzionali risultano ampiamente variabili, individuali, complesse, mutabili o continue, pertanto questi modelli biotipologici rappresentano un'estrema semplificazione indicativa[3]. Questi tipi non corrispondono dunque a nessun individuo reale e concreto. I biotipi puri, seppur esistenti, sono molto rari, mentre la maggioranza degli individui è caratterizzata da valori di appartenenza misti o intermedi[3][4] e, dal lato psicologico, possono servire a far comprendere a grandi linee le relazioni tra le dimensioni dell'organismo e le personalità degli individui[16]. Non a caso la scala di classificazione che cataloga l'appartenenza di un individuo a questi biotipi prevede una grande varietà di possibili modelli che risulta molto precisa e individualizzata.

Endomorfo

I tessuti predominanti nel biotipo endomorfo sono derivati dall'endoderma (dal Greco endo=dentro), collegato all'apparato digerente e respiratorio. Più precisamente, da questo foglietto deriva l'epitelio che riveste il tratto gastro-intestinale, e le vie resporatorie; inoltre ne derivano il parenchima delle tonsille, della tiroide, delle paratiroidi, del timo, del fegato, del pancreas, delle vie urinarie e dell'orecchio.
L'endomorfo tende essere più rotondo, con un tratto digestivo ampiamente sviluppato, un visibile accumulo di grasso nel tessuto adiposo, il tronco e cosce larghe, ed estremità affusolate[6][17]. Esso è geneticamente predisposto all'accumulo di sostanze, lipidi e proteine. È quindi portato ad ingrassare, fatica a dimagrire, e presenta un metabolismo rallentato, ma ha la possibilità di sviluppare facilmente massa muscolare. L'endomorfo, tra i tre somatotipi, è quello che presenta il maggior rischio di contrarre malattie cardiovascolari[18][19] come la cardiopatia ischemica[20], e diabete di tipo 2[21]. L'endomorfo è facilmente connesso con l'obesità androide (biotipi di Vague), ovvero con l'accumulo adiposo nella parte superiore del corpo[19], a sua volta collegata con i medesimi rischi patologici. L'endomorfia sembra però essere correlata con alti valori di densità minerale ossea rispetto agli altri somatotipi, e quindi un ridotto rischio di osteoporosi[22].
In termini comportamentali, il corrispondente tipo psichico viscerotonico (viscerotonia) si delinea con una tendenza alla sociolevolezza, estroversionerilassatezzacomunicazionetolleranza, bassa reattivitàsedentarietàpigrizia, preferenza per le comodità, bassa assertività[3][7][23]. In generale fa prevalere l'affettività sulla razionalità[15]. Nei casi psichico patologici, può dimostrarsi tendente alla psicosi maniaco-depressiva[2][7].

Caratteristiche

Fisiologiche
  • facile crescita muscolare
  • facile accumulo di grasso
  • difficoltà a perdere peso
  • metabolismo lento
  • maggiori capacità digestive
  • maggiore tendenza a patologie cardiovascolari
Fisiche
  • maggior sviluppo dell'apparato digestivo
  • deposito adiposo superiore alla media
  • forma tondeggiante
  • ossatura robusta
  • vita larga
  • muscolatura sottosviluppata
  • addome protuberante
Psichiche (viscerotonico)*
  • emotivo
  • socievole
  • estroverso
  • rilassato
  • tollerante
  • pigro
  • sedentario

Mesomorfo

I tessuti predominanti nel biotipo mesomorfo (dal Greco meso=nel mezzo) sono derivanti dal mesoderma, legato principalmente all'apparato muscolarescheletrico e circolatorio (vasi), ma anche al dermatessuto cutaneo, e reni.
Il mesomorfo è visibilmente più forte e compatto, e mostra un maggior sviluppo del muscolo scheletricoossa e tessuto connettivo[6][17], ha pelle spessa e una postura diritta[10]. Questo è portato per natura a sviluppare il tessuto muscolare, presentando elevate capacità di ipertrofia e forza di questo apparato[24]. Ha un metabolismo attivo in quanto il muscolo scheletrico sviluppato comporta un aumento del metabolismo basale e un elevato dispendio calorico. Le sue predisposizioni ad ingrassare sono limitate, e riesce a dimagrire facilmente, essendo soggetto a facili variazioni di peso. Pare che anche questo somatotipo, come l'endomorfo, tenda ad essere soggetto al sovrappeso e obesità tipicamente androide, ovvero ad accumulare adipe nella zona superiore del corpo[25]. È stato dimostrato risulti il somatotipo sessualmente più attraente per le donne[26][27]. Tra i rischi patologici, in analogia con l'endomorfo, emerge una tendenza alle malattie cardiovascolari[20].
Il corrispettivo tipo psichico è il somatotonico (somatotonia), tendente all'azione[15]aggressivitàcompetitivitàsicurezza, controllo[3], necessità di esercizio fisico[7][28]. Nei casi estremi può esporre una predisposizione patologica alla schizofrenia paranoicapsicosi maniaco-depressiva e aggressività psicopatica[2].

Caratteristiche

Fisiologiche
  • fisicamente dotato
  • adatto all'attività fisica
  • buona forza muscolare
  • facile crescita muscolare
  • metabolismo attivo
  • facili variazioni di peso
  • postura diritta
Fisiche
  • apparato muscolare sviluppato
  • apparato scheletrico sviluppato
  • tessuto connettivo sviluppato
  • poco grasso corporeo
  • cute spessa
  • spalle larghe
  • fianchi stretti
Psichiche (somatotonico)*
  • attivo
  • aggressivo
  • competitivo
  • dominante
  • sicuro
  • impegnato

Ectomorfo

I tessuti predominanti nel biotipo ectomorfo (dal Greco ecto=fuori) sono derivanti dal ectoderma, collegato prevalentemente al sistema nervoso e all'epidermide che riveste lo strato superficiale della pelle. Altre aree collegate all'ectoderma sono pelicapelliunghiesmalto dentale, ghiandole cutanee, adenoipofisicristallino, epiteli sensoriali delle vie acustiche e della bocca.
Questo somatotipo è caratterizzato da una struttura fragile e lineare, le zone superficiali più sviluppate. Il tessuto muscolare e sottocutaneo si presentano sottili, mentre l'apparato digestivo e i visceri sono poco sviluppati[6][17]. Ha un metabolismo eccessivamente accelerato, pertanto trova difficoltà ad accumulare peso a causa delle scarse capacità di sviluppo della massa muscolare e del tessuto adiposo. L'ectomorfo ha una massa cellulare e una massa magra inferiori rispetto agli altri somatotipi[29]. È il meno predisposto a contrarre malattie cardiovascolari[18][19][20], riscontra livelli di HDL mediamente più elevati (colesterolo buono)[20], ma è più facilmente esposto ad altri tipi di patologie come la malattia di Alzheimer[30] e l'osteoporosi[22].
Il relativo tipo psichico cerebrotonico (cerebrotonia) propende alla razionalità[15]riservatezzaintroversionetimidezzaipersensibilità, isolamento[3][7][31]. Nei casi patologici può culminare in stati di schizofrenia[2][32].

Caratteristiche

Fisiologiche
  • metabolismo iperattivo
  • difficoltoso accumulo di grasso
  • difficoltosa crescita muscolare
  • difficoltoso accumulo di peso
  • tratto digestivo carente
  • generali tendenze cataboliche
Fisiche
  • struttura fragile
  • longilineo
  • esile
  • ossa sottili
  • arti lunghi
  • zone superficiali sviluppate
  • muscolatura sottosviluppata
  • bassissimi livelli di grasso corporeo
Psichiche (cerebrotonico)*

  • razionale
  • intelligente
  • passivo
  • riservato
  • introverso
  • timido
  • ipersensibile
  • solitario
*Si precisa che per quanto riguarda le relative tendenze comportamentali e psicologiche dei somatotipi (viscerotonicosomatotonico e cerebrotonico), queste sono ampiamente dibattute[10]. Per quanto un individuo possa essere inquadrato in un somatotipo in termini morfologici e costituzionali, e corrispondere, almeno in parte con la fisionomia descritta, esso non è di conseguenza associabile a tali caratteristiche di temperamento.

Scala di classificazione

In accordo con Sheldon, ogni individuo possiede componenti dei tre biotipi in diverse percentuali, dunque questi contribuiscono a delineare la specifica tipologia di un individuo. Ognuno dei modelli viene suddiviso in sette gradi così da permettere tale valutazione[17]. Il somatotipo individuale è caratterizzato dalla predominanza di una componente sulle altre. La scala di classificazione prevede tre numeri in sequenza da 1 a 7 nel seguente ordine: il primo numero denota il grado di endomorfismo, il secondo quello di mesomorfismo, e il terzo di ectomorfismo[2][33]. Il concetto di Sheldon delle tre componenti del fisico classificate su una scala da 1 a 7 fu un'innovazione rispetto ai canoni tradizionali che catalogavano i modelli all'interno di sole 2, 3 o 4 categorie. La classificazione a tre numeri permette invece il riconoscimento di una grande varietà di possibili modelli somatici ed una loro definizione molto precisa e individualizzata[1].
  • puro endomorfo: 7-1-1
  • puro mesomorfo: 1-7-1
  • puro ectomorfo: 1-1-7
Laddove il 7 e l'1 rappresentano rispettivamente la più alta e la più bassa intensità di appartenenza ai tre biotipi. Essenzialmente in termini prettamente fisico-costituzionali, l'endomorfismo delinea la tendenza all'adiposità, il mesomorfismo alla muscolarità e l'ectomorfia alla longilinearità. Ad esempio una scala di "2-4-7" indica una scarsa appartenenza al endomorfismo, una buona rappresentazione mesomorfica, e la massima espressione ectomorfica[2], mentre un somatotipo bilanciato si presenta con valori che variano da un punteggio tra il 3 e il 4 per tutte e tre le cifre. Molto più comuni sono infatti i somatotipi intermedi, che si collocano a metà strada tra il mesomorfismo e i suoi estremi. Si potrebbe parlare in questo caso di soggetti "meso-ectomorfi/ecto-mesomorfi" o "meso-endomorfi/endo-mesomorfi", quindi con una tendenza preponderante sull'uno o sull'altro a seconda delle caratteristiche individuali e rappresentate dal relativo grado di appartenenza sul numero a tre cifre.

Somatotipi e sport

I biotipi di Sheldon, più dibattuti nell'ambito psicologico, sono stati ampiamente valorizzati nel campo sportivo. Svariati studi hanno infatti analizzato questi connotati biotipologici[29][34][35][36][37]. Numerosi operatori del fitness, ad esempio, hanno avvalorato questi principi per poter riconoscere le caratteristiche individuali delle persone, permettendo il raggiungimento di risultati ottimali tramite la personalizzazione dei programmi di allenamento e del regime alimentare, sia in termini di sviluppo muscolare, che di riduzione del grasso corporeo.
Un'ulteriore prova scientifica è dimostrata dalla ricerca di Van Etten et al. (1994). Gli studiosi paragonarono i risultati di un allenamento con sovraccarichi (resistance training) su due gruppi di soggetti, rispettivamente di costituzione naturalmente più dotata di massa muscolare, oppure più esile e più carente di massa muscolare. Tali costituzioni, sebbene nello studio non fossero state menzionate, potevano trovare una correlazione con i modelli costituzionali di Sheldon. La costituzione muscolare corrisponde al mesomorfo, mentre la costituzione esile corrisponde all'ectomorfo. L'équipe di ricercatori riportò incrementi significativi della massa magra da parte della costituzione mesomorfa (tipo muscolare) dopo 12 settimane di esercizio coi pesi, mentre la costituzione ectomorfa (esile) non ottenne significativi guadagni di massa magra seguendo un analogo programma di allenamento[24]. Pertanto, sembra che i soggetti per costituzione e per natura magri e muscolosi (mesomorfi), possano ottenere guadagni di forza e ipetrofia in misura molto maggiore rispetto agli individui naturalmente magri e poco dotati di massa muscolare in partenza (ectomorfi).
Sembra inoltre che i tre biotipi abbiano delle predisposizioni per eccellere in determinati sport. L'ectomorfo può prestarsi meglio negli sport di fondo e nel salto in alto, negli sprint, nella pallacanestro, nel calcio[38], e la pallavolo[39], dove il ridotto peso corporeo rappresenta un importante vantaggio per la prestazione; il mesomorfo, oltre ad essere generalmente più capace nell'attività fisica[40], può essere meglio adatto gli sport di potenza[41](sollevamento pesi, bodybuilding[42]) e endurance[34]; mentre l'endomorfo sarebbe più propenso agli sport di contatto come il sumo, il rugby[43], ma anche il sollevamento pesi[35][42] e il wrestling[44] nelle rispettive categorie dei pesi massimi.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Dall'individuazione del tipo costituzionale, è stato di conseguenza analizzato un relativo regime alimentare[45][46], che trova delle notevoli differenze di impostazione in base all'appartenenza e alle caratteristiche individuali del somatotipo[47]. Tramite una manipolazione dietetica specifica, e con il contributo dell'attività fisica, è possibile modulare la composizione corporea per tendere ad un equilibrio costituzionale.
  • Endomorfo: data la facilità con cui incrementa di peso e accumula sostanze, è stato suggerito che questo somatotipo debba controllare l'introito calorico, in particolar modo quello apportato dai carboidrati. Quest'ultimo macronutriente è infatti il principale elemento che favorisce l'accumulo di peso. In quanto alla qualità dei carboidrati, andrebbero consumati quelli a basso indice glicemico calcolandone un relativo basso carico glicemico, così da promuovere rispettivamente un'assimilazione sostenuta, e livelli di insulina controllati. Si dovrebbe quindi provvedere a fornire un adeguato apporto proteico, leggermente superiore al fabbisogno, per favorire il processo di dimagrimento. I protidi, se comparati con gli altri macronutrienti, favoriscono una termogenesi alimentare e quindi un dispendio calorico di gran lunga superiore[48][49] accentuando la lipolisi; specie se assunti singolarmente non vengono accumulati come adipe; consentono invece lo smaltimento del grasso corporeo; migliorano la sensibilità insulinica; un maggiore sviluppo della massa muscolare, con conseguente aumento del metabolismo basale e della capacità lipolitica[50][51][52]. Tutto questo a vantaggio di un aumento del metabolismo e della capacità di smaltire grasso, proprio le caratteristiche carenti in questo biotipo.
  • Mesomorfo: questo soggetto presenta i maggiori vantaggi metabolici. È infatti predisposto naturalmente a costruire massa muscolare e smaltire grasso corporeo. Per tale motivo non si suggeriscono particolari restrizioni alimentari, ma un generoso apporto calorico.
  • Ectomorfo: viste le difficoltà nell'aumento di peso, si raccomanda un regime opposto a quello seguito dall'endomorfo, ovvero prevedendo un introito calorico superiore al fabbisogno, accentuando il consumo di carboidrati, il macronutriente che causa l'aumento del peso corporeo[53][54]. La sua necessità è quella di mantenere uno stato metabolico di anabolismo, una condizione che riesce ad essere realizzata con una frequente assunzione di cibo e un'assunzione dei pasti regolarmente ed equamente distribuita. In questo caso l'insulina, l'ormone anabolico per eccellenza, dev'essere maggiormente stimolato grazie alle frequenti assunzioni di glucidi e protidi, specie se assunti in accoppiamento[55][56]. L'introito proteico però deve essere più controllato rispetto agli altri somatotipi, per non causare un'eccessiva termogenesi alimentare, e quindi un'eccessiva accelerazione metabolica (già esagerata in questo biotipo), a favore del consumo di glucidi e lipidi.

Critiche e controversie[modifica | modifica wikitesto]

Fino a quando Sheldon sostenne che il somatotipo fosse un "morfogenotipo", cioè con delle caratteristiche permanenti, ci furono delle persistenti critiche del suo metodo. Studiosi della biologia umana preferivano vedere il somatotipo come "morfofenotipo", ovvero con la possibilità di cambiare la propria costituzione. Effettivamente, la scuola biotipologica tedesca, ampiamente rappresentata da Kretschmer, da cui Sheldon traeva parte dei suoi principi, supportava l'ipotesi che i tipi costituzionali rimanessero immutati per tutta la vita; ma la scuola italiana di De Giovanni, Pende, e Viola (anch'essa fonte d'ispirazione per Sheldon), sosteneva che il biotipo subisse delle modificazioni nel corso del tempo, dall'accrescimento fino all'espressione definitiva nell'età adulta[6]. In risposta alle critiche sul suo sistema, negli anni sessanta Sheldon sviluppò un nuovo metodo chiamato "Trunk Index method", traducibile come "metodo di indice del tronco"[57][58][59]. Questo consisteva in una planimetria delle aree del tronco segnate sulle fotografie del somatotipo, assieme a delle tabelle di massima e minima relative al peso e alla statura, e una tabella relativa al rapporto peso/altezza e al indice del tronco del somatotipo. Questo metodo non rispose alle principali critiche mosse sul suo metodo originale, e non venne molto utilizzato.
Le critiche espresse sui somatotipi tendono a mirare soprattutto all'aspetto sulla relazione tra costituzione e psicologia, infatti questi modelli trovano un largo utilizzo nel ambito medico, sportivo, e antropologico, e sono oggetto di molti studi clinici che ne analizzano le predisposizioni fisiche e patologiche, e la loro distribuzione sul territorio, più che sui fattori comportamentali. Per quanto riguarda invece l'ambito psicologico, secondo molti pareri autorevoli, come molte altre teorie psicologiche e della personalità, anche quelle di Sheldon mancano di effettivi riscontri scientifici. Egli aveva dimostrato empiricamente che poteva esserci una correlazione tra il fisico e il comportamento. Non seppe però scientificamente dimostrare se e come l'uno causasse l'altro aspetto, né spiegare i meccanismi attraverso il quale questi si manifestano e possono variare[10].
Nel primo 1995, 18 anni dopo la sua morte, il nome di Sheldon fu oggetto di alcune curiose controversie, quando venne reso noto che diversi personaggi pubblici erano stati tra gli studenti fotografati in intimo nello studio di Sheldon tra gli anni quaranta e sessanta, e che i negativi di queste fotografie erano ancora esistenti[60] e custodite nell'Università di Yale[61]. Tra questi spiccavano Hillary Rodham Clinton, moglie dell'allora Presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton, l'ex presidente George H. W. Bush, l'attrice Meryl Streep, e i giornalisti Diane Sawyer, e Robert Woodward[10]. Lo scandalo pubblico riguardante le foto imbarazzanti che coinvolgeva volti noti portò alla decisione della loro distruzione su iniziativa del Smithsonian Institutionmuseo amministrato e finanziato dal governo degli Stati Uniti. Sulla base di questa proposta, si sostenne che gli studenti all'epoca erano ignari del fatto che le loro fotografie sarebbero state adoperate ai fini scientifici dallo psicologo, e che in questo modo sarebbe stata protetta la loro privacy. Inoltre, secondo quanto dichiarato, la scienza biotipologica di Sheldon era stata screditata. Gli studenti provenivano da molti istituti del Ivy League, ma anche da WellesleyMount HolyokeVassar e Swarthmore[62].

Note[modifica | modifica wikitesto]

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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]


    Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]