mercoledì 12 luglio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 80. La malattia di Ettore Ricci e le promesse di Riccardo Monterovere

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Dopo l'ictus che l'aveva colto al termine del suo memorabile discorso alla Corte, Ettore Ricci fu ricoverato all'ospedale Morgagni di Forlì.
La metà destra del corpo era semi-paralizzata, ma aveva conservato quasi intatta la capacità di parlare.
Dopo una settimana di degenza, il patriarca della famiglia Ricci-Orsini incominciò a protestare perché non lo lasciavano tornare a casa.
Nonostante mezza bocca fosse un po' storta, la voce di Ettore era ancora forte e la capacità di parlare era rimasta incredibilmente non pregiudicata:
<<Poche pugnette, dottore! Io ho del lavoro da fare! Lei non ha idea di quante cose ho lasciato a mezzo per colpa di quel maledetto processo. Mi hanno fatto venire un colpo, letteralmente, ma se credono di avermi messo fuori gioco si sbagliano di grosso!>>
Non andò meglio al prete che era giunto per impartirgli l'Unzione degli Infermi.
<<Ma quale Unzione? Quali Infermi? Io sto benissimo e non voglio beccamorti e altri avvoltoi che mi roteano attorno!>>
<<Figliolo, sei ancora in tempo per pentirti dei tuoi peccati. Rinunci a Satana?>>
Ettore sorrise a mezza bocca:
<<Non è il momento di farsi ulteriori nemici>>
Il prete non aveva intenzione di demordere:
<<La tua anima può ancora librarsi in Cielo. Nessuno sa veramente che cosa è in grado di fare, fino a quando non osa saltare>>
Ettore fece un cenno vago:
<<La finestra è lì. Salta pure...>>
Il reverendo si rabbuiò:
<<Sei almeno pentito per i tuoi peccati?>>
<<Certo che sono pentito. E il rimorso mi tormenta più di questo letto.
Ma ho già scontato la mia pena. Prima i processi e poi l'ictus. Ho già espiato>>
Il sacerdote parve comprendere:
<<Almeno prega con me!>>
Ettore sospirò:
<<Lo faccia lei per entrambi. 
Io ormai ho dimenticato le parole...>>
Il prete valutò quella risposta, poi, annuì e gli impartì la benedizione:
<<Ego te absolvo peccatis tuis...>>
I familiari si alternarono al capezzale del malato.
La moglie Diana Orsini parlò con lui più tempo in quei giorni che nei precedenti cinquantacinque anni di matrimonio.
Quello che si dissero appartiene soltanto a loro, e alla loro memoria.
Possiamo comunque testimoniare che la malattia li aveva riavvicinati a tal punto che sembravano essere la coppia più unita del mondo.
Talvolta il dolore unisce più della felicità.
Diversi furono i ruoli delle tre figlie e dei tre nipoti.
Margherita Spreti di Serachieda, per i suoi look ricercati e per i suoi modi da gran dama, era stata soprannominata da medici e infermieri "la Principessa di Galles".
Questo suo ascendente le consentì di ottenere per il padre un trattamento di riguardo.
Da quel momento fu incaricata di mantenere le pubbliche relazioni.
Silvia Monterovere, che era stata insegnante di almeno una dozzina di medici ospedalieri, più un'altra dozzina che erano stati studenti del marito, riuscì ad avere informazioni più precise sulla condizione del padre.
Le notizie purtroppo non erano incoraggianti.
Oltre alle conseguenze dell'ictus, erano stati riscontrati anche altri problemi che avrebbero richiesto un intervento chirurgico, una volta che le condizioni del paziente si fossero stabilizzate.
Comunicarlo al padre non fu facile.
Isabella Zanetti Protonotari Campi, che era sempre stata la più pragmatica delle tre figlie, fece subito chiamare il notaio per definire le questioni ereditarie e il commercialista per capire se era ancora possibile salvare il Feudo Orsini dalla bancarotta.
C'era ancora qualche speranza, ammesso che, naturalmente, i processi si fossero conclusi a buon fine.
I due nipoti maggiori, Fabrizio Spreti e Alessio Zanetti, all'epoca studenti universitari, si alternarono a fare compagnia al nonno, che predisse loro un avvenire luminoso in qualità di luminari della scienza.
Questo accadeva nelle ore diurne.
Quando però giungeva la sera, e ad Ettore Ricci sembrava che tutta la sua vita fosse sul punto di contrarsi e le pareti dell'ospedale gli si stringessero addosso, come le sbarre di una gabbia volte a imprigionare qualcosa di selvaggio, ecco che chiedeva la presenza del nipote più giovane, l'allora quindicenne Riccardo Monterovere.
In lui Ettore riponeva tutte le sue speranze di rivalsa contro coloro che l'avevano tradito e contro un'intera società che sembrava avergli voltato le spalle.
<<Ti ricordi quando ti ho portato a caccia? Quando ti ho detto che per intrappolare i lupi bisogna intingere il coltello nel miele? Ecco, il momento è arrivato. 
Come vedi, i lupi ci circondano, e presto o tardi, quando io non ci sarò più, attaccheranno la nostra famiglia per fare a brandelli tutto ciò che ne resta. Prenderanno di mira tua nonna, tua madre, le tue zie, forse anche i tuoi cugini, ma risparmieranno te, perché sei ancora minorenne. Ecco perché sarai tu a doverti fare carico della nostra rivincita>>
Quanto possono valere le promesse fatte ad un parente in condizioni così gravi?
Quanto possono condizionare la vita successiva di chi ha giurato di mantenere quegli impegni?
Anche se alcuni potranno addurre la giovane età di Riccardo, all'epoca, come un'attenuante, lui non riuscì mai a perdonare se stesso per non essere stato all'altezza di ciò che aveva promesso in una di quelle notti interminabili al capezzale del nonno.
<<Devi promettermi che mai e poi mai il Feudo Orsini o la Villa Orsini saranno venduti. Naturalmente finché vivrà tua nonna nessuno avrà il coraggio di cacciarla dalla casa dei suoi avi, ma dopo le cose potrebbero mettersi male. Confido però nel fatto che gli Orsini hanno una vita lunga e che tua nonna Diana vivrà almeno un'altra ventina d'anni. Nel frattempo tu ti laureerai in Economia Aziendale in un'università prestigiosa, a Milano o a Roma, e farai tutti i master che servono per conoscere il mondo degli affari. A quel punto sarai in grado di prendere in mano la situazione e di riportare il nostro patrimonio al valore di un tempo>>
La faccia di Riccardo non dovette apparire molto convinta agli occhi del nonno, il quale tese la mano buona verso di lui e gli intimò:
<<Prometti, Riccardo!>>
E il nipote promise, e le conseguenze di quella promessa lo perseguitarono per il resto dei suoi giorni.