lunedì 2 ottobre 2017

Alfabeto sanscrito

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La lingua sanscrita (anche sanscrito da saṃskṛtam, संस्कृतम् in devanagari) è una lingua ufficiale dell'India appartenente alla famiglia delle lingue indoeuropee. Da essa derivano molte lingue moderne del paese (prima e più diffusa tra tutti l'hindi). Il termine sams-kr-ta significa, nell'antica lingua, "perfezionato" e può essere reso col latino con-fec-tus (la radice kṛ del sanscrito corrisponde alla radice fac, es. facio, del latino).
Il ruolo di questa lingua nella cultura indiana è simile a quello del latino e del greco antico in Europa. In sanscrito furono composti molti testi classici, ad esempio i Veda. Se ne hanno due versioni, poco divergenti: il sanscrito vedico ed il sanscrito classico, più tardo. È una delle 23 lingue ufficialmente riconosciute dall'allegato VIII della Costituzione dell'India.[1]

Storia


Manoscritto del Devimahatmya dell'XI secolo
Il primo testo in sanscrito sono i Rig-veda. La maggior parte dei testi sopravvissuti sono stati composti nell'India antica e medievale. In sanscrito vedico furono scritti i poemi epici Mahābhārata e Rāmāyaṇa.
La prima grammatica sanscrita stampata in Europa fu compilata alla fine del XVIII secolo per opera del missionario Paolino da San Bartolomeo[2]. Tuttavia già nel XVI secolo Filippo Sassetti, in alcune lettere dall'India indirizzate agli amici e alla famiglia, indicò una certa somiglianza di alcune parole sanscrite con l'italiano, ma l'affinità tra il sanscrito e le lingue europee più diffuse risultò evidente nel 1786, quando William Jones della East India Company presentò nella sede di Calcutta della Royal Asiatic Society un saggio in cui dimostrava come la lingua sanscrita fosse riconducibile al ceppo linguistico delle lingue germaniche e delle lingue classiche più conosciute. Di qui, l'interesse del sanscrito da parte degli studiosi europei nel XVIII secolo aprì la strada alla linguistica storica e comparata: in particolare furono comparati il sistema delle radici e il sistema delle declinazioni del sanscrito con quelli delle lingue europee classiche e moderne (es. sanscrito pitàr = greco patèr = latino pater = tedesco Vater = italiano padre). La declinazione del sanscrito comprendeva otto casi, tra i quali lo strumentale e il locativo (cfr. le lingue baltiche e slave).
Altri studiosi dell'età romantica furono Henry Thomas Colebrooke, autore della prima grammatica sanscrita filologicamente accurata, e Wilhelm August von Schlegel, al quale si deve l'avvio dello studio di questa lingua in Germania.

Classificazione

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Sanscrito vedico e Sanscrito classico.
Il sanscrito appartiene al ramo indoario del gruppo indoiranico, una delle famiglie linguistiche derivate dall'indoeuropeo.
Se ne hanno due versioni:

La grammatica

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Grammatica sanscrita.
Il sanscrito è con ogni probabilità la lingua indoeuropea più conservatrice: mantiene tutte le forme originali e ne presenta poche innovative. Il nome ha una declinazione complessa: i casi sono 8 (con ogni probabilità gli stessi dell'indoeuropeo): nominativogenitivodativoaccusativovocativostrumentaleablativo e locativo; uno in più rispetto al latino arcaico e al gallico, nei quali strumentale e ablativo non sono mai stati distinti; due in più rispetto al latino classico, dove è praticamente perso anche il locativo; tre in più rispetto al greco antico che assimila strumentale, ablativo e locativo negli altri cinque. I numeri sono tre, come in greco antico: singolare, duale e plurale; anche i generi sono tre: maschile, femminile e neutro, forse innovazione rispetto all'indoeuropeo, nel quale probabilmente maschile e femminile non si distinguevano. Il verbo, assai complesso e arcaicizzante, ha quattro modi finiti: indicativo, congiuntivo, ottativo, imperativo, come in greco antico; cinque tempi: presente, imperfetto, aoristo, perfetto e futuro (quest'ultimo non esisteva in indoeuropeo); a differenza di latino e greco non ha un piuccheperfetto e un futuro perfetto. Accanto all'attivo e al passivo il sanscrito sviluppa la forma media (unica tra le lingue indoeuropee, insieme al greco antico); le forme sono sintetiche e non perifrastiche, a differenza di quanto accade nella maggior parte delle lingue moderne.

Note

  1. ^ Germano Franceschini e Francesco Misuraca, 1.11. Le lingue del diritto indiano, in India: diritto commerciale, doganale e fiscale, Wolters Kluwer Italia, 2006, p. 16, ISBN 8821723569.
  2. ^ (LA) Paulinus a S. Bartholomaeo, Sidharubam seu Grammatica Samscrdamica. Siddarupam. Cui accedit Dissertatio historico-critica in linguam Samscrdamicam vulgo Samscret dictam, in qua huius linguae exsistentia, origo, praestantia, antiquitas, extensio, maternitas ostenditur, libri aliqui ea exarati critice recensentur, & simul aliquae antiquissimae gentilium orationes liturgicae paucis attinguntur, & explicantur auctore Fr. Paulino a S. Bartholomaeo, Romae, ex typographia Sacrae Congregationis de Propaganda Fide, 1790.

Bibliografia

  • Saverio Sani, Grammatica sanscrita, Giardini, Pisa, 1991
  • Carlo Della Casa, Corso di Sanscrito, Edizioni Unicopli, Milano, 1980 (1998, seconda edizione)
  • Massimo Morroni, Sanscrito semplice. Introduzione allo studio, Roma, Gruppo Editoriale L'Espresso, 2012, ISBN 978-88-910370-4-6
  • Ashok Aklujkar, Corso di sanscrito, Milano: Hoepli, 2012, ISBN 978-88-203-4818-2

Dizionari sanscrito–italiano]

  • Tiziana Pontillo, Sanscrito-italiano, italiano-sanscrito, Milano: A. Vallardi, 1993, ISBN 88-11-94152-0

Voci correlate